Allora il Governo si è autorimandato a settembre sul ddl riguardante le professioni sanitarie, provvedimento più volte annunciato negli ultimi anni e anche per questo motivo era stata realizzata una vasta e partecipata consultazione a mo’ di inchiesta dalla Commissione Affari Sociali della Camera, a cui sono stato invitato ad intervenire in qualità di esperto.
La Commissione parlamentare a tal fine produsse un documento finale approvato con il contributo anche dall’opposizione, che si aspettava divenisse la traccia partecipata e condivisa perché l’Esecutivo producesse una proposta di legge per intervenire sulla crisi e l’emergenza delle professioni della salute, tutte non solo quelle mediche ed infermieristiche.
La bozza di ddl governativo non solo, a mio giudizio, è, ancora, carente su una delle scelte dirimente da fare per uscire dalla suddetta crisi, cioè la giusta soluzione per lo scudo penale, ma soprattutto di quelle scelte realmente innovative e riformatrici in grado di incidere ed invertire la tendenza, proposte e condivise da più parti sindacali e politiche e di cui più volte ho scritto su questa autorevole testata e cioè far divenire l’insieme delle professioni della salute una categoria speciale al pari della magistratura, dell’esercito, dell’università, della sicurezza, portando la contrattazione al Ministero della Salute uscendo dai canoni ordinari della contrattazione degli altri comparti pubblici.
Dai giornali di oggi leggo che almeno il Ministro Schillaci questa riflessione l’abbia fatta e ne stia parlando con il Ministro Giorgetti è augurabile che questo rinvio a settembre almeno per questo sia produttivo e si giunga a questa svolta clamorosa e sicuramente positiva.
Il ddl governativo presenta anche altre carenze quali la mancata valorizzazione alla partecipazione e al diretto protagonismo delle professioni della salute in tutte le fasi di programmazione, monitoraggio, verifica e correzione delle scelte di politica per la salute a livello nazionale, regionale e aziendale, conditio sine qua non per renderle realmente il soggetto propositivo e promotore di una corretta programmazione sanitaria e sociosanitaria.
Così come è incompleta la parte riguardante la riforma delle specializzazioni mediche e sanitarie, tra l’altro in discussione già al Senato sui vari testi presentati, salvo alcuni accenni parziali; si propongono forme di lavoro flessibili per gli specializzandi, alcuni non tutti, invece del vero contratto di formazione lavoro per gli specializzandi medici e sanitari all’interno del CCNL della dirigenza medica e sanitaria, dai più proposto, non c’è traccia.
Certo le deleghe proposte sono certo condivisibili ma forse un po’ generiche, non lasciano intravedere quali scelte strategiche siano da perseguire; l’unica chiara quella della riforma della formazione in medicina generale da regionale ad accademica non si capisce perché non stia già nel ddl nelle esatte modalità attuative come indicato al Parlamento dalla proposta di legge in materia votata all’unanimità dal Consiglio della Regione del Veneto e dall’analoga proposta alla Camera prima firmataria l’onorevole Ilenia Malavasi; sull’emergenza infermieristica, che, poi è la più grave e che richiederà un enorme impegno politico ed economico per provare a risolvere, mi sarei aspettato delle indicazioni più precise ed articolate…e poi il solito maligno insinuerebbe che la si voglia risolvere solo con l’assistente infermiere o con qualche laurea magistrale in forma ridotta rispetto alle esperienze più avanzate degli altri Stati.
Il rimando a settembre potrebbe, pertanto, ad un Esecutivo che voglia realmente avere un ruolo da statista, rivedere il testo del ddl ed implementarlo, una proposta di legge completa e complessiva in materia l’ho delineata in più articoli su questo quotidiano e, se si ritiene, può essere saccheggiata in più parti, ne sarei onorato. Buon lavoro estivo!
Saverio Proia