Quanto vale, in termini economici, ridurre un rischio di morte? Una domanda che può sembrare provocatoria ma che, nelle valutazioni delle politiche pubbliche, è cruciale. L’OCSE ha appena pubblicato un rapporto che aggiorna il cosiddetto Valore della Vita Statistica (VSL), parametro utilizzato per misurare i benefici delle misure di prevenzione e sicurezza. Secondo lo studio, condotto su un’ampia meta-analisi di 277 studi internazionali e oltre 4.000 stime, il valore medio è pari a 6,2 milioni di dollari.
Il documento, intitolato “Mortality Risk Valuation in Policy Assessment”, è destinato a diventare un riferimento globale per analisi costi-benefici in diversi ambiti: sanità, ambiente, sicurezza stradale, energia e alimentazione. L’obiettivo è fornire linee guida omogenee, trasparenti e comparabili, superando le forti differenze metodologiche che hanno caratterizzato finora le valutazioni economiche della mortalità.
Il rapporto sottolinea come l’adozione di valori coerenti del VSL possa migliorare la qualità delle decisioni pubbliche, evitando sottostime o sovrastime dei benefici di politiche che, ad esempio, riducono l’inquinamento atmosferico, aumentano la sicurezza dei trasporti o introducono standard più rigorosi in campo sanitario.
Le implicazioni per la sanità
Per il settore sanitario, le nuove stime OCSE assumono una rilevanza particolare. L’applicazione del VSL permette di quantificare in termini monetari i benefici legati alla prevenzione delle morti premature, dall’introduzione di programmi vaccinali alla lotta contro il tabagismo e l’alcol, fino alla riduzione dell’inquinamento urbano, che ha effetti diretti sulla salute respiratoria e cardiovascolare.
Lo studio evidenzia anche la possibilità di applicare le valutazioni retrospettivamente: analizzare, cioè, i benefici economici di politiche già introdotte. È il caso, per esempio, delle misure anti-smog adottate in diverse capitali europee o della regolazione sulla qualità delle acque.
Per l’Italia, l’adozione delle linee guida OCSE può rappresentare un passaggio importante verso una valutazione più sistematica delle politiche sanitarie e ambientali. Il nostro Paese sconta ritardi nell’utilizzo di strumenti economici avanzati nelle analisi di impatto, spesso limitandosi a valutazioni parziali o settoriali.
Applicare un valore medio di 6,2 milioni di dollari per vita statistica potrebbe avere conseguenze significative in più campi:
- Inquinamento atmosferico: l’Italia registra ogni anno circa 50mila morti premature legate allo smog. Valutate economicamente, queste perdite si tradurrebbero in centinaia di miliardi di euro di costi sociali.
- Prevenzione sanitaria: programmi di screening oncologici o campagne vaccinali potrebbero essere rafforzati dimostrando, anche in termini economici, i benefici della riduzione della mortalità.
- Sicurezza sul lavoro e stradale: applicare criteri VSL permetterebbe di valutare con maggiore precisione il ritorno economico di investimenti in prevenzione degli incidenti.
Secondo gli autori, l’uso del VSL non significa “mettere un prezzo alla vita umana”, ma offrire ai governi un criterio condiviso per comparare costi e benefici delle politiche pubbliche. Per l’Italia, alle prese con le sfide della sanità territoriale, dell’invecchiamento della popolazione e della transizione ecologica, si tratta di uno strumento che potrebbe rendere più solide e trasparenti le scelte strategiche.