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La riforma della sanità toscana. Tra referendum e consultazioni

Le consultazioni di cui parla l’assessore Saccardi non sono però per migliorare la legge (che la stessa assessore conferma nelle sue “linee guida”), ma per disinnescare la bomba del referendum

16 OTT - La Toscana sta avviando delle consultazioni per “migliorare” la legge 28 cioè una legge di riordino imposta ai propri cittadini dal presidente Enrico Rossi e grazie alla quale l’attuale sistema sanitario toscano viene stravolto (Qs 13 0ttobre 2015). A tutta prima sembrerebbe una buona notizia, consultare gli altri è sempre meglio che ignorare gli altri, ma le cose sono differenti da quello che l’assessore Saccardi vuole farci credere. La legge 28 è il tentativo di imporre ai cittadini toscani un sistema sanitario ripensato tutto e unicamente all’insegna delle compatibilità finanziarie. Su questo progetto la maggior parte dei sindacati e delle associazioni hanno già espresso le loro perplessità e le loro contrarietà. Solo che la Regione ha tirato dritto per la sua strada ignorando il dissenso.

Questa legge è stupida e presuntuosa perché parte dal principio di chi pensa che un sistema pubblico non possa essere riformato ma solo demolito. Cioè pensa come uno sfascia carrozze. Rossi è uno sfascia carrozze che crede che l’unico modo per garantire la compatibilità tra diritti e limiti finanziari sia quello di sacrificare il diritto sull’altare dei limiti economici spingendo la gente in braccia al privato. Pur avendo studiato Leibniz (si dice che il nostro presidente abbia una formazione filosofica), non conosce le virtù della compossibilità cioè non conosce i tanti modi attraverso i quali, rimuovendo le contraddizioni che sono nel suo sistema sanitario, è possibile far convivere tanto i diritti dei malati che la parità di bilancio.
 
Quindi la legge 28 è stupida perché stupido è il suo presupposto: siccome per risparmiare non ho altre idee se non quelle di sfasciare il sistema sanitario della Toscana la legge 28 che sfascia il sistema è vera perché lo dico io e siccome lo dico io essa deve valere come verità dogmatica per tutta la Toscana. Questo è un esempio di come ragiona uno sfascia carrozze.

Se, proprio, caro Rossi, volessi garantire sostenibilità al sistema sanitario della Toscana, di idee e soluzioni possibili ve ne sono tante altre a condizione di essere riformatori sul serio. Le verità non vere come la legge 28 sono semplicemente false. E di questo se ne sono accorti i cittadini toscani che hanno cominciato a organizzare comitati su comitati fino a mettere in piedi un coordinamento regionale per promuovere un referendum abrogativo e che non solo ha riunito tutto lo schieramento politico extra PD, ma sta procedendo come un treno ad alta velocità raccogliendo migliaia e migliaia di firme.

Le consultazioni di cui parla l’assessore Saccardi non sono per migliorare la legge(che lo stesso assessore conferma nelle sue “linee guida”), ma per disinnescare la bomba del referendum. Questa è la vera ragione che spiega questa tardiva e fasulla resipiscenza democratica. Ma se le consultazioni già fatte sono state ignorate e le linee guida della legge sono confermate alla prevaricazione rischia di aggiungersi la presa in giro di una finta e tardiva democrazia.
 
Ma quali sono i postulati invarianti che la Saccardi definisce linee guida? Sono quelli che io stesso in un articolo su questo giornale (QS 22 gennaio 2015) avevo definito “horribilis” vale a dire:

- tagliare sul sistema anziché riformarlo bonificandolo dalle tante diseconomia che contiene;

- ridurre il management a pura amministrazione dei costi quindi addio alla governance;

- ridiscutere una organizzazione sanitaria decentrata a favore di una organizzazione decisamente centralizzata (i tre cantoni detti aree vaste);

- dare luogo ad una sorta di gestione panottica per perseguire un risparmio lineare a scala di sistema;

- ridiscutere i principi di prossimità territoriale tra cittadini e servizi quindi negando la territorialità;

- risparmiare sui diritti riducendo i diritti.

Rossi oggi riapre le consultazioni perché cerca di evitare il referendum ma lui, a giudicare da quello che egli stesso asserisce pubblicamente, non crede nell’uomo sanitario, cioè non crede che sia possibile coinvolgere i cittadini e gli operatori in un progetto di cambiamento perché non ha alcuna idea di che cosa sia un cambiamento riformatore e perché alla fine gli uomini sanitari con i loro problemi per lui sono solo complicazioni di bilancio e soprattutto perché non crede più nel welfare sanitario.

Rossi, che pur presidente non ha mai smesso di fare l’assessore alla sanità, giocando con gli assessori come un burattinaio, non è un riformatore ma un contro riformatore cioè uno sfascia carrozze. Egli come Renzi è convinto, come ci ricorda testualmente e puntualmente Gavino Macciocco (QS 14 ottobre 2015) che il welfare sanitario oggi sia insostenibile e per questo esso va semplicemente ridimensionato. "Non possiamo ragionare sulla sanità come se le risorse fossero infinite” dice l’assessore Saccardi “il ruolo, la scommessa di chi governa è organizzare le migliori risposte possibili in base alle risorse disponibili(.....) Non abbiamo la presunzione di avere la verità, ma l'umiltà di chi ogni giorno si confronta. L'obiettivo è dare ai toscani la migliore sanità possibile".

Belle parole... belle davvero, ma veniamo al punto: supponiamo che i cittadini toscani ,insieme agli operatori, ai sindacati ,alle associazioni, ritengano attraverso il referendum che la sua legge sia per loro “la peggior sanità possibile” come la mettiamo? Se davvero non avete la presunzione di avere la verità in tasca perché insistete con finta umiltà nel confermare le linee guida della vostra legge? Perché vi fa tanto paura il referendum? Perché invece di fare la manfrina delle finte consultazioni non vi confrontate direttamente con le ragioni del coordinamento regionale per il referendum? Perché non azzerate tutto e non ripartite da capo?

Vede assessore Saccardi, il coordinamento per il referendum che recentemente, bontà sua, mi ha coinvolto in uno dei tanti affollatissimi dibattiti pubblici (Empoli, 7 Ottobre “per una sanità vicina e per tutti”) ,sa benissimo che esistono dei limiti finanziari ma a differenza vostra crede che un limite non debba necessariamente essere trasformato in una limitazione dei diritti ma può essere una possibilità di cambiamento formidabile per l’intero sistema. Si può ripensare l’offerta di servizi, l’idea tradizionale di tutela, ridurre le malattie, ripensare l’organizzazione dei servizi, riorganizzare il distretto , la medicina di famiglia . Cioè il coordinamento crede che il limite da vincolo possa diventare possibilità. Per voi invece un limite vale solo come impossibilità. Questa è la differenza di fondo tra un riformatore e uno sfascia carrozze.

Personalmente devo molto alle “regioni rosse” e tra queste la Toscana perché questa quando ero ragazzo con i suoi operatori, con i suoi piani, le sue leggi, i suoi servizi, mi ha insegnato cosa fosse il riformismo sanitario. Oggi la Toscana si sta rimangiando una storia riformatrice esemplare. Per cui avanzo una proposta: rimettiamo su questa scuola, mettiamo insieme idee di riforma vere, apriamo un nuovo ciclo riformatore. Dimostriamo che è possibile tenere insieme diritti e limiti.

Per quello che ho visto ed ho sentito, penso assessore Saccardi che se in sanità non cambierete strada perderete la battaglia politica e il Pd pagherà pegno. Se ciò dovesse accadere, nonostante il debito culturale che ho verso la sua Regione, non sarò certo io a dolermene.

Ivan Cavicchi

16 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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