Coronavirus. Nursind Toscana: “Mancano le mascherine, intervengano i Nas”
“Per mancanza di dispositivi gli Infermieri sono costretti a utilizzare una sola mascherina per turno e a riutilizzarla almeno tre volte: si chiede esplicitamente al personale di lasciare le mascherine usate, che dovrebbero essere monouso - in un apposito sacchetto, per inviarle a sterilizzare. O addirittura si invitano gli infermieri a lavarle a casa”, la grave denuncia del Nursind Toscana
16 MAR - “Mancano le mascherine, a Careggi si chiede agli Infermieri di riutilizzare i dispositivi monouso e in altre parti della Toscana si invitano addirittura a fabbricarle con la carta da forno. Chiediamo l’intervento dei Nas per far rispettare le prescrizioni di legge negli ospedali toscani”. Così
Giampaolo Giannoni, responsabile regionale del Sindacato autonomo degli infermieri Nursind che aggiunge: “Oggi [ieri
ndr] registriamo il primo caso di contagio da Covid-19 tra le nostre fila ma era solo questione di tempo, considerato il fatto che siamo in prima linea da settimane senza che ci abbiano dotati delle necessarie precauzioni”.
Secondo quanto riferisce Giannoni “in diversi presidi ospedalieri toscani per mancanza di dispositivi gli Infermieri sono costretti a utilizzare una sola mascherina per turno e a riutilizzarla almeno tre volte: si chiede esplicitamente al personale di lasciare le mascherine usate, che dovrebbero essere monouso - in un apposito sacchetto, per inviarle a sterilizzare. O addirittura si invitano gli infermieri a lavarle a casa con acqua calda e sapone”: succede “nell'Azienda ospedaliera universitaria di Careggi così come in altre strutture dell’Asl Toscana Centro”.
“Nell’area di competenza dell’Asl Toscana Nord Ovest si arriva addirittura a raccomandare l’uso di mascherine artigianali realizzate con carta da forno” e anche il personale del 118 “viene inviato con la sola mascherina chirurgica, assolutamente insufficiente”, quando “si riscontrano sospetti casi positivi”.
Tutto ciò sarebbe, sostengono dal Sindacato, in violazione dell’art. 34 del protocollo firmato sabato 14 marzo secondo il quale “i dispositivi sanitari devono essere validati dal Consiglio Superiore di Sanità”. “Ulteriore aggravante: per il personale sanitario non è previsto il tampone” né “è prevista la quarantena finche' non manifesta i sintomi della malattia”.
16 marzo 2020
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