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Elezioni. I chirurghi scrivono ai candidati: “Serve un tavolo per la chirurgia ospedaliera”

Un documento con analisi e proposte sottoscritto dal coordinatore regionale Acoi, Sandro Giannessi, dal consigliere nazionale Marco Scatizzi e dal Presidente nazionale Pierlugi Marini. Dai piccoli presidi in difficoltà e da potenziare alla formazione dei giovani chirurghi, alle liste d'attesa chirurgiche. Timori per la completa ripresa dell'attività operatoria in numerosi ospedali. LA LETTERA APERTA

01 SET - I chirurghi generali della sezione Toscana dell’Acoi (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani), in vista delle elezioni regionali hanno inviato un documento ai candidati alla presidenza della Regione per esprimere le loro preoccupazioni e chiedere l’apertura di un tavolo sulla chirurgia regionale.

“Accanto ai tanti elementi di eccellenza del sistema sanitario della Toscana – certamente uno dei migliori del nostro Paese - che anche in occasione della recente drammatica pandemia Covid ha dimostrato una notevole capacità di risposta grazie allo strenuo impegno e allo spirito di abnegazione di tutti i professionisti ma anche alla tempestiva riorganizzazione, ci sentiamo in dovere di condividere alcune riflessioni e istanze nate da questo e da precedenti incontri tra colleghi , in cui abbiamo evidenziato anche le difficoltà e le criticità che interessano, e tanto più potranno interessare a breve, il nostro Sistema Sanitario Nazionale e Regionale, che tutti noi cerchiamo di rappresentare degnamente e di promuovere giornalmente”, si legge nel documento.
 
Si va dalla limitatezza delle risorse a disposizione, alla loro disomogenea assegnazione, al problema delle liste d’attesa per gli interventi chirurgici, con spazi operatori non ancora sufficienti per rispondere in tempi rapidi alla domanda. C’è poi la questione di una formazione non sempre adeguata per i giovani chirurghi, con una rete formativa ospedaliera disomogenea nelle 3 aree vaste. Tutto questo complicato dalla necessità di garantire nuovi percorsi ospedalieri in sicurezza per cittadini e operatori.

Ma la criticità maggiore è rappresentata dalla progressiva carenza di specialisti ospedalieri, in particolare proprio di chirurghi generali: “Nell’ultimo concorso di ammissione alle scuole di specializzazione sono risultati pochissimi coloro che hanno chiesto di fare il chirurgo generale e molti lo faranno solo per ripiego con ovvie conseguenze sulla vocazione”, spiegano i rappresentanti dell’Acoi.

Nel documento vengono analizzate le motivazioni: le condizioni di lavoro, le prospettive incerte, la formazione, i rischi e i contenziosi e non solo.
Gli ospedali più piccoli o periferici (Piombino, Portoferraio, Castelnuovo Garfagnana, Pontremoli, Cecina, Pescia, Borgo San Lorenzo, Montevarchi, Massa Marittima, Montepulciano, etc.) hanno più o meno importanti disagi legati alla riduzione degli organici e al turn-over continuo di giovani che preferiscono investire il proprio futuro professionale su strutture più attrattive, non certo per problemi di competenze professionali ma di volumi di attività, tecnologie disponibili e difficoltà logistiche.

Da qui la richiesta di lavorare a soluzioni “difficili ma ancora percorribili, purché siano affrontate subito e insieme ai professionisti: reintegrando le piante organiche dove necessario; implementando ulteriori progetti specifici per l’abbattimento delle liste d’attesa chirurgiche; uniformando i percorsi e l’offerta chirurgica nelle 3 zone; valorizzando le competenze, anche periferiche e riorganizzando la rete ospedaliera, anche dell’urgenza; integrando nella rete ospedaliera ASL e AOU; incentivando economicamente e dando il via a progetti di integrazione e formazione per i giovani chirurghi che iniziano la loro attività negli ospedali periferici; revisionando i percorsi e i criteri di sicurezza intraospedalieri (Covid e non), riprendendo in sicurezza l’attività chirurgica a 360 gradi”.
 Sono questi alcuni dei punti che Acoi propone di affrontare insieme aprendo un tavolo di lavoro con le istituzioni regionali.


01 settembre 2020
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