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Salute mentale. Dal distretto di Asolo Ulss 2 un lungometraggio per raccontare che si può guarire

Si intitola “Desiderie” e racconta la storia di tre pazienti e del loro percorso riabilitativo. “L'obiettivo è mettere in risalto quanto sia importante, per certe forme di disturbi psichici, intraprendere precocemente un percorso riabilitativo strutturato e multidisciplinare coordinato dal Centro di salute mentale, oltre a dire che dalle malattie mentali, anche da quelle forme gravi, si può guarire”, spiega il direttore dell’Uoc Psichiatria di Asolo, Giuseppe Salce.

di Endrius Salvalaggio
26 APR - Nel distretto di Asolo del Dipartimento Salute Mentale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana nasce “Desiderie”, il docu-fiml che, attraverso la storia di tre pazienti del Centro di Salute Mentale (CSM) lancia un messaggio di speranza sulla guarigione e di fiducia per le strutture che operano in questo ambito, rifuggendo lo stigma e i luoghi comuni che, spesso, mistificano e demonizzano questo ambito sanitario. Il film nasce da un’idea di Massimo Libero Michieletto, con la regia dello stesso e la co-regia di Samuele Schiavo.
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“Stiamo parlando di tre pazienti in carico al CSM di Asolo – spiega il direttore dell’UOC Psichiatria di Asolo, Giuseppe Salce – che hanno completato il loro percorso riabilitativo anche attraverso un’esperienza residenziale. Pazienti con disturbi psichici importanti che, dopo un intenso percorso riabilitativo, sono uscite in vari tempi dalla comunità per riprendere un individuale percorso di vita al di fuori delle strutture della Salute. Il film, che si intitola ‘Desider(i)e’, è nato dall’idea di un insegnante delle attività riabilitative presenti nel centro”.

Il messaggio che il lungometraggio vuole dare è che i disturbi psichici, anche se molto importanti e che prevedono impegnative riabilitazioni residenziali, si possono curare per poter condurre successivamente anche una vita sociale e affettiva normale. L’elemento significativo del lungometraggio sta nel fatto che, se non venisse esplicitato che il loro percorso si è sviluppato all’interno di una struttura che si occupa di salute mentale, quelle delle tre protagoniste potrebbero rappresentare le storie di tante altre donne che si sono trovate ad affrontare un periodo di difficoltà.

“Il focus del nostro messaggio è stato quello di mettere in risalto quanto sia importante – argomenta il direttore Salce – per certe forme di disturbi psichici, intraprendere precocemente un percorso riabilitativo strutturato e multidisciplinare coordinato dal CSM, oltre a dire che dalle malattie mentali, anche da quelle forme gravi, si può guarire arrivando ad avere una propria autonomia, un lavoro e una vita relazionale affettiva come tante altre persone”. 



Proprio in questi giorni
la Regione Veneto ha riorganizzato e potenziato i servizi attraverso una delibera regionale, su proposta dell’Assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, che mette nero su bianco un nuovo modello organizzativo e gestionale dell’area salute mentale. L’obiettivo è interpretare e dare risposta ai bisogni emergenti, alle specificità ed alle problematiche delle aree contermini.

“Può rappresentare un’ottima base di partenza per un confronto coordinato e propositivo tra gli stakeholder impegnati in quest’ambito - auspica Giuseppe Salce – In questo momento credo che la difficoltà predominante sia la carenza di specialisti in psichiatria, carenze che interessa tutte le specialità mediche ma con la differenza che la salute mentale ha uno strettissimo riferimento territoriale a prescindere dal numero di medici - operatori che ci lavorano. Quindi, se trattassimo la salute mentale come altri settori della salute sarebbe molto discriminante per i pazienti creando enormi problemi di approccio e continuità di presa in carico, essenziali per questo tipo di patologie”.  

“Drammaticamente emergente è il disagio giovanile – continua il direttore del Dipartimento di Asolo – evidente già da prima della pandemia ma che questa ha esasperato interrompendo quel fisiologico passaggio dall’ ambito familiare al confronto con i pari, a questo va associato. poi, l’uso sempre più diffuso delle sostanze di abuso che creano un forte mix di destabilizzazione della salute mentale. Nel nostro distretto ad esempio abbiamo avuto un aumento di oltre il 20% di pazienti in carico con un rilevante abbassamento della fascia di età, che riguarda soprattutto adolescenti e giovani adulti. Queste fasce di età sono particolarmente fragili e necessitano di interventi tempestivi e specifici per evitarne l’aggravamento” 

Per intercettare i primi segnali di malessere ed intervenire individualmente con strategie mirate è stato costituito il progetto interdisciplinare PRIMA, che ha come obbiettivo quello di offrire agli adolescenti in crisi uno spazio innanzitutto fisico ma anche educativo e di riflessione, mentre con la costituzione dell’ UFDA, Unità Funzionale Distrettuale Adolescenti, viene finalizzata la presa  in carico di questa utenza specifica.

“La storia delle protagoniste di ‘Desider(i)e’, quindi, deve essere un messaggio di ottimismo sulla possibilità di recuperare le proprie competenze e di fiducia per le strutture che operano in questo senso, rifuggendo lo stigma e i luoghi comuni che, spesso, mistificano e demonizzano questo ambito sanitario”, conclude Salce.

Endrius Salvalaggio

26 aprile 2022
© Riproduzione riservata

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