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Sanità montana. Cisl Belluno-Treviso lancia l’allarme, raccolta firme fra lavoratori, pensionati e cittadini

Se nel territorio Veneto la sanità è alle prese con molti problemi, in montagna tutto si complica perché sono ancora di meno gli operatori sanitari disposti a lavorare in contesti come questi. La Cisl, assieme alle federazioni dei pensionati, pubblico impiego e servizi, lanciare l’allarme. “È necessario un new deal per la provincia di Belluno e lo chiediamo proprio iniziando da lavoratori, pensionati e cittadini a sostenerci con le loro firme”.

di Endrius Salvalaggio 
18 APR - L’organizzazione sindacale Cisl Belluno Treviso, con le federazioni dei pensionati (Fnp), pubblico impiego (Fp) e servizi (Fisascat), lanciano un SOS per salvare la sanità di montagna. I sindacati chiedono di attivare un tavolo territoriale con le istituzioni che passi attraverso delle proposte e dei provvedimenti partendo dalla carenza di organico di 250 professionisti sanitari e sociosanitari, 150 caregiver e una cinquantina di infermieri per garantire la sostenibilità sociale di base. Occorre anche tenere conto che le pensioni e redditi fermi da molti anni e aggrediti dall’inflazione, stanno creando sempre più difficoltà alle famiglie a sostenere le spese per la casa di riposo, ma anche per il pagamento dei servizi domiciliari.

A prendere l’iniziativa è stato Massimiliano Paglini, segretario generale Cisl Belluno Treviso, che ha lanciato questa riflessione partendo dallo strumento della raccolta firme tra lavoratori, pensionati e la cittadinanza della provincia di Belluno. “Chiediamo di avere più medici, infermieri, personale sanitario e assistenziale adeguatamente formato e valorizzato – spiega Paglini - riconoscendone il ruolo strategico e adeguando salari, diritti e progressioni di carriera. Chiediamo anche di rafforzare l’assistenza territoriale per dare concretezza alla presa in cura delle persone, dare sostegno ai caregiver, favorire l’integrazione sociale e sanitaria per garantire la domiciliarità e la creazione di centri di erogazione accessibili, riconoscibili, aperti almeno nelle 12 ore diurne”.

Ma anche rivedere l’organizzazione della medicina generale e pediatrica, assicurare i team multiprofessionali con i livelli assistenziali; prevedere minimi obbligatori per tutti i medici che assicurino orari di apertura diffusi per gli assistiti, in particolare se associati in studi medici, mettere in sicurezza gli ospedali a partire dai pronto soccorso e dall’emergenza-urgenza. Queste, alcune delle proposte, che le varie OO.SS. Cisl avanzano alla Regione del Veneto e alla Ulss 1 Dolomiti.

“Sarà fondamentale – affermano i referenti sindacali – ricondurre sotto un’unica regia e un unico coordinamento le diverse e frastagliate azioni che vedono molti soggetti andare in ordine sparso. È necessario un new deal per la provincia di Belluno, che sia capace di intercettare e pianificare le risorse del PNRr unitamente ai fondi di confine e ai fondi per la montagna e le aree interne. Di frammentazione e scollegamento si muore, siamo convinti che sia giunto il tempo di far sentire il peso e la voce della comunità bellunese, per questo invitiamo tutti i cittadini a firmare per sostenere l’appello”.

Endrius Salvalaggio

18 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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