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Veneto. Cimo Fesmed: “Senza dialogo fra mmg e Regione, ospedali e cittadini sempre più in affanno”

Se è vero che il sistema sanitario si fonda su ospedali e territorio, per Giovanni Leoni in entrambe le aree c’è affanno. Per scongiurare il peggio il presidente Cimo Fesmed Veneto auspica la “ripresa di dialogo fra Fimmg Veneto e Regione”, dopo lo strappo degli scorsi giorni. “Diversamente i cittadini si troveranno sempre più in difficoltà con le condizioni perfette per certe iniziative private a pagamento per l’assistenza primaria”.

di Endrius Salvalaggio 
16 FEB - Sulla rottura fra Fimmg e la Regione Veneto, con il sindacato che ha proclamato lo stato di agitazione, placabile soltanto se si troverà una linea comune, interviene anche Giovanni Leoni, presidente regionale Federazione Cimo Fesmed Veneto e presiedente Omceo di Venezia, che auspica e sollecita un ritorno al confronto tra le parti.

“È necessario un dialogo fra Regione e la medicina convenzionata – esordisce Leoni – con un sistema sanitario regionale che non funziona a compartimenti stagni. Al cittadino deve essere data una assistenza territoriale adeguata o appare pleonastico che il sistema ospedaliero, già in crisi di suo, ne subirà le ulteriori conseguenze”.

Quella di Leoni non è una presa di posizione contro la Regione, ma una constatazione e una conseguenza già ribadita a più riprese da Fimmg Veneto: “Al netto delle medicine integrate che prevede personale di segreteria ed infermieri, ferme da anni ad un 23 per cento, c’è un altro 40 per cento di medicina di gruppo con una assistenza di segreteria con meno di sette ore a settimana, l’equivalente di un’ora al giorno, con medici che hanno circa 1800 pazienti, talvolta anche 2000 grazie alle ricongiunzioni famigliari. Dobbiamo fare di più”.

Da qui le preoccupazione di Leoni: “Come medici ospedalieri siamo preoccupati perché i medici del territorio sono la prima linea per le richieste del cittadino, il medico più vicino la paziente, il professionista sanitario che più conosce il paziente e la sua famiglia, con una montagna davanti: una mancata riorganizzazione per poter lavorare meglio con un’elevata percentuale di giovani medici che non ritiene più attrattiva questa tipologia di lavoro, al pari del Pronto soccorso, della anestesia e rianimazione, della medicina interna, della chirurgia generale. E fanno fede le statistiche dei posti lasciati vuoti in specialità. Basta leggerli!”.

“Il sistema è uno solo fatto da ospedale e territorio spiega il segretario Cimo Fesmed Veneto – e l’ospedale mai come in questo periodo ha la necessità di una medicina territoriale forte in attesa di definire la reale efficacia e ruolo concreto della Case della salute che, ancor prima di essere edificate, nascono già con una prospettiva di enormi problemi di personale, non solo per i medici, ma anche per gli infermieri, personale sanitario ed amministrativo. Mentre i cittadini si trovano in difficoltà, e si creano le condizioni per certe iniziative private a pagamento anche per l’assistenza primaria”.

Cimo-Fesmed auspica ad una ripartenza del dialogo fra Regione e medicina convenzionata considerando in ultima istanza come il cittadino a volte si senta smarrito con una qualità percepita dell’assistenza sanitaria in Veneto in diminuzione.

“Non sono sufficienti i grandi interventi dei migliori medici resi possibili da competenza ed abnegazione nemmeno i pur fondamentali muri fatti dei migliori mattoni, per assolvere alle tante necessità quotidiane di una popolazione sempre più anziana e polipatologica. La sanità prima di tutto è un rapporto fra persone, con pazienti che devono poter contare su medici, infermieri e impiegati per un tempo adeguato alle loro necessità. Da questo si giudica le qualità di una società civile”. Conclude Leoni

Endrius Salvalaggio

16 febbraio 2024
© Riproduzione riservata

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