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Veneto. Sindacati dei pensionati: “Case di riposo con liste d'attesa sempre più lunghe e rette in aumento”

La crisi delle case di riposo nella Regione, emersa in tutta la sua drammaticità a partire dal periodo Covid, fa crescere la preoccupazione di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil del Veneto. “Siamo in presenza di carenza di posti letto sostenuti da dei correttivi regionali una tantum, rette che aumentano e che gravano sull’anziano e sulle famiglie, con una prospettiva senza un piano regionale specifico per chi soffre di Sla e Alzheimer”. LE SLIDE

di Endrius Salvalaggio 
12 MAR - Rette in aumento con le impegnative di residenzialità regionali non sufficienti che hanno contato nel 2023 circa 4mila persone escluse dal contributo regionale e una carenza di oltre 1200 posti letto che provocano liste di attesa sempre più lunghe. È ciò che è emerso da un report dei centri servizi per anziani redatto e presentato nei giorni scorsi dai sindacati dei pensionati di Cgil Cisl e Uil.

Ecco i dati raccolti dalle tre sigle sindacali. Le stime parlano di circa 330mila ultra 65enni non autosufficienti residenti in Veneto. In pratica il 28% degli anziani, per lo più over 80, rientra in questa condizione, mentre nelle case di riposo i posti letto residenziali sono poco più di 34 mila, i posti semiresidenziali non arrivano a 1.800.

Le rette, secondo il monitoraggio di Spi, Fnp e Uilp del Veneto realizzato su 216 centri servizi pubblici e sui 286 privati presenti in regione (fermo restando che nell’anno, secondo le tre sigle sindacali, ci saranno degli ulteriori aumenti) variano dalla più bassa con l’impegnativa da 44 euro al giorno, una media di 62 euro fino ad arrivare ad una massima registrata di 146 euro al giorno. Per le rette senza impegnativa si va dai 42 euro ai 168 euro, con una media di 85,54 euro.

All’appello, secondo i sindacati, mancherebbero circa 17mila posti letto, mentre la Regione dall’estate 2022 ha rivisto il fabbisogno di posti letto per anziani non autosufficienti, fissandoli a una quota di 32.676 contro i 31.431 esistenti al 1° gennaio 2022 affidando a dei piani di zona straordinari la possibilità di attivarne altri 3.921. Ma il risultato sarebbe ancora negativo, con province a causa di zone più scoperte di altre.

Mentre i tempi dedicati all’assistenza sono diminuiti di 23 minuti a settimana. Se rapportato a un qualsiasi centro servizi di 120 posti letto, ciò significa una riduzione complessiva di 46 ore settimanali, e un indubbio risparmio di personale per i centri servizi.

“Le proposte delle tre sigle sindacali vanno nella direzione di una richiesta di un aumento del numero delle impegnative di residenzialità - commentano le segretarie generali dei sindacati dei pensionati, Nicoletta Biancardi (Spi Cgil), Tina Cupani (Fnp Cisl) e Debora Rocco (Uilp) – e dei posti letto, oltre che a rivedere anche il valore di unica impegnativa ferma a 52 euro, ma anche aumentare i posti letto per chi soffre di Sla, Alzheimer che sono in progressivo aumento con una programmazione ancora ferma. Oltre a questo, ci sarebbe bisogno anche di un aumento dei centri diurni per anziani”.

“L’aggiornamento realizzato con questo gruppo di lavoro – concludono le tre OoSs dei pensionati – ci offre l’occasione per riprendere i contenuti dell’analisi sulla gestione della non autosufficienza che avevamo presentato alla Regione nel 2022, per portare alla sua attenzione nuovi spunti e nuove proposte. Del resto la Regione continua a dimostrare di mancare di un pensiero sistemico e, quindi, di faticare a rispondere alle esigenze di una di una popolazione che invecchia, con patologie sempre più impattanti sul sistema sanitario”.

Endrius Salvalaggio

12 marzo 2024
© Riproduzione riservata

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