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Elezioni in Veneto. Gli infermieri interrogano Moretti, Berti e Tosi

I tre sfidanti di Zaia (che non ha voluto partecipare al confronto) hanno seguito strade abbastanza concordi nel disegnare il futuro del sistema sanitario veneto. Per gli infermieri ci sono i servizi sul territorio, l’assistenza domiciliare e gli ospedali di comunità. E se se tutti convengono sulla necessità di ridurre le Ulss, diverse sono le ricette per farlo. Ecco le loro risposte.

di Marzia Caposio
27 MAG - I tre antagonisti di Luca Zaia alla presidenza della Regione Veneto – la renziana Alessandra Moretti (Pd), il grillino Jacopo Berti (M5S) e Flavio Tosi, ex segretario della Liga Veneta che concorre con una lista autonoma - sono d’accordo: meno Ulss (ma con modalità differenti), più territorio e Ssr assolutamente pubblico e universalistico, senza fughe verso il privato.

Interrogati sugli stessi temi “sanitari” dal coordinamento dei Collegi infermieri Ipasvi del Veneto, i tre candidati hanno seguito strade abbastanza concordi nel disegnare il futuro del sistema sanitario veneto. Con poche differenze, concentrate soprattutto sui meccanismi di riduzione delle Ulss. Per Berti va bene l’“Azienda Zero”, un’unica entità che ha come scopo quello di ottimizzare i costi, idea respinta da Moretti che preferisce 8 Ulss per aree omogenee e da Tosi che invece fa riferimento al piano socio-sanitario regionale: 2 Ulss per provincia, salvando la specificità di Belluno.

Sintonia piena invece sulla riorganizzazione del territorio, rispetto alla quale tutti e tre i candidati sono pronti a rinegoziare il “ricco” accordo con i medici di medicina generale, per i quali nessuno nega l’utilità di un passaggio alla dipendenza, anche se con modalità che vanno da una strutturazione diretta dei Mmg nel sistema a un possibile passaggio graduale alla dipendenza, ma a partire secondo il modello catalano dai nuovi Mmg.

E per gli infermieri, ferma restando la loro valorizzazione soprattutto nei servizi sul territorio, la strada indicata è quella degli ospedali di comunità, dei servizi di domiciliarità anche studiando meccanismi a livello regionale o di Stato-Regioni di defiscalizzazione delle prestazioni per evitare l’utilizzo “improprio” di personale non specializzato e dell’integrazione degli organici, fino ad arrivare (Moretti) alla previsione di utilizzare le risorse risparmiate con la riduzione delle Ulss per assumerne almeno altri 1800.

“I candidati, seppur con diversi livelli di attenzione, hanno mostrato interesse verso i problemi legati alla assistenza”, afferma Luigino Schiavon Presidente del coordinamento regionale dei collegi infermieri. “Spiace rilevare come il solo Luca Zaia si sia sottratto all’incontro con chi rappresenta istituzionalmente i 34.000 infermieri veneti”.

Ecco, nel dettaglio, le risposte di Moretti, Berti e Tosi:

1) IL VENETO SI È DOTATO DEL NUOVO PSSR CHE DETERMINA ALCUNI CAMBIAMENTI DI PARADIGMA E CHE È, AD OGGI, IN GRAN PARTE INAPPLICATO. QUALI POTREBBERO ESSERE LE LEVE DA UTILIZZARE DA SUBITO PER DARE CORSO AL CAMBIAMENTO?
Berti Togliere la politica dal sistema; preferibile una linea tecnica.
Moretti Applicazione della riduzione numero ulss a 8, conseguente risparmio di almeno 59 milioni di euro da investire servizi legati alla prossimità (330 gruppi di medicina integrata 1/15000 abitanti con l’assunzione di circa 1800 infermieri, sblocco del turnover, aumento dei servizi legati alla domiciliarietà, tecnologia, innovazione e ricerca)
Tosi Chi ha la responsabilità di decidere (la Regione) deve porre i vincoli necessari ai Direttori Generali per dare pieno corso al PSSR.

2) SI DISCUTE DA TEMPO E A PIÙ LIVELLI SULLA RIDUZIONE DELLE ULSS. SI IPOTIZZA UNA:
- RIDUZIONE SU BASE PROVINCIALE
- RIDUZIONE PER AREE OMOGENE
- ATTIVAZIONE DI UNA HOLDING REGIONALE (O AZIENDA 0)
QUAL È IL SUO PENSIERO IN MERITO ?

Berti Concordo sull’idea dell’Azienda Zero per ottimizzare i costi; aggregamento per aree omogenee nella riduzione delle asl.
Moretti Riduzione del numero delle ulss a 8 per aree omogenee; l’holding non rientra nel programma.
Tosi Dare corso al PSSR, quindi tarare gli standard sulla base della popolazione (2 ulss per provincia, salvando la specificità di Belluno); ottimizzare tutta la parte logistica, organizzativa e burocratica per ottimizzare la spesa.

3) SONO IN MOLTI A PENSARE CHE LE IPOTESI DI ASSICURAZIONI INTEGRATIVE O DI "VAUCHERIZZAZIONE" SEGNINO LA FINE, IN VENETO, DEL SSN. QUAL È LA SUA POSIZIONE ?
Berti Assolutamente contrari: SSR pubblico, universale, equo.
Moretti Assolutamente no: potenziare e valorizzare il pubblico, aumentare il servizio di prossimità e valorizzare le eccellenze degli ospedali.
Tosi Il percorso rischia di portare verso modelli di Sistema Sanitario privati che, alla fine, può anche aumentare i costi. Il modello italiano con salute pubblica ed universale è il migliore.

4) IL SERVIZIO TERRITORIALE DELLA REGIONE VENETO HA NOTEVOLI AMBITI DI MIGLIORAMENTO. SU QUALI INTERVERREBBE PRIORITARIAMENTE ?
Berti La medicina di base deve diventare il punto di riferimento del cittadino in caso di bisogno. Puntare all’aggregazione dei medici e prolungamento dell’orario di presenza. Intensificazione dell’assistenza domiciliare. L’attività di primo livello deve essere fatta sul territorio. Deve scomparire la guardia medica, tutti i codici bianchi non devono andar in Pronto Soccorso
Moretti Sulla medicina integrata (di prossimità) e sulla domiciliarietà.
Tosi E’ già stato disegnato cosa serve al territorio (ospedali di comunità, medicine di gruppo, ecc.), questo deve essere standardizzato ed applicato in tempi certi e determinati su tutto il territorio regionale.

5)IN UNA RECENTE INDAGINE CENSIS È EMERSO CHE CI SONO MOLTE PERSONE CHE PER L'ASSISTENZA A DOMICILIO SI RIVOLGE A PERSONE PRIVE DI QUALSIASI QUALIFICA PROFESSIONALE CON IL RISCHIO DI DANNI PER LA SALUTE. SECONDO LEI È POSSIBILE DEFISCALIZZARE IN MANIERA SIGNIFICATIVA L’ASSISTENZA DOMICILIARE SE EFFETTUATA DA PROFESSIONISTI (INFERMIERI FISIOTERAPISTI ECC...) CERTIFICATI O ISCRITTI AI RELATIVI ALBI PROFESSIONALI?
Berti Idea appropriata, non è chiaro se è compatibile con il livello regionale.
Moretti Idea interessante, da valutare; garantire la professionalità per servizi qualificati.
Tosi La competenza sulla decisione è della Conferenza Stato-Regioni in materia fiscale, ma che la Regione si faccia capofila in questo senso va bene.

6) LA GIUNTA STA APPROVANDO L’ACCORDO CON I SINDACATI MEDICI DELLA MEDICINA CONVENZIONATA, ESCLUDENDO QUALSIASI INTERLOCUZIONE CON ALTRI PROFESSIONISTI SANITARI. SE LEI RISULTASSE ELETTO/A SAREBBE DISPONIBILE A RINEGOZIARE L’ACCORDO COINVOLGENDO TUTTI GLI ATTORI DEL SISTEMA?
Berti Si
Moretti Si, l’accordo è stato un errore; rinegozieremo tutto insieme a tutti i professionisti della sanità
Tosi Si, mai preso una decisione senza il confronto con tutti gli attori.

7. È OPINIONE DIFFUSA A LIVELLO INTERNAZIONALE CHE L'ASSISTENZA PRIMARIA DEBBA ESSERE DI INIZIATIVA E NON DI ATTESA. NE CONSEGUE CHE SAREBBE NECESSARIA NON SOLO L'AGGREGAZIONE DEI MEDICI DI MEDICINA GENERALE, MA LA COSTITUZIONE DI TEAM MULTI PROFESSIONALI. VISTO IL FINANZIAMENTO DI 25 MILIONI L’ANNO PER LA PARTE DOVUTA AI MEDICI DI MEDICINA GENERALE, DOVE POTRANNO ESSERE TROVATE ALTRE RISORSE PER INSERIRE STRUTTURALMENTE NELL'ASSISTENZA PRIMARIA UNA FIGURA INDISPENSABILE COME QUELLA DELL'INFERMIERE?
Berti L’infermiere deve essere strutturato. (non risponde sul reperimento delle risorse)
Moretti Attraverso la riduzione delle ulss, e canalizzando bene le risorse che arrivano dallo Stato; il risparmio dal taglio dei costi della politica (59 mil. in 5 anni) verranno destinati per l’assunzione di 1.800 infermieri ed al sociale.
Tosi Il modello di riferimento sulla medicina territoriale è il modello catalano: casa della salute dove tutto quello che non è ospedaliero viene concentrato lì. Nella medicina di base, in questo modello, il medico di base è dipendente. Questo modello non costa di più: più concentri i servizi, meno costi si generano.

8) SECONDO LEI È POSSIBILE OVVERO È UTILE SUPERARE PER LA MEDICINA TERRITORIALE IL SISTEMA DELLE "CONVENZIONI" A FAVORE DELLA STRUTTURAZIONE IN REGIME DI DIPENDENZA?
Berti SI, anche il medico di medicina generale dovrebbe essere strutturato
Moretti Lo valuteremo sula base della normativa regionale sulla base della compatibilità con la normativa nazionale
Tosi Strutturare la dipendenza per i medici di base è una battaglia persa. I nuovi medici che entrano nel sistema potrebbero essere strutturati in dipendenza, sul modello catalano.

Marzia Caposio

27 maggio 2015
© Riproduzione riservata

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