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Gli Amici di Maria. Asl Vicenza apre procedimento contro primario che aveva denunciato il caso

Vincenzo Riboni, che aveva denunciato il caso nel suo Pronto Soccorso e individuato otto responsabili, avrebbe rilasciato “dichiarazioni non veritiere nell’ambito di un procedimento interno ufficiale” e tenuto un comportamento “scorretto e lesivo”, spiega in una nota l’Ulss 6 Vicenza. Che sulla vicenda ribadisce: “Nessuna procedura inappropriata, solo un utilizzo inappropriato del cellulare durante l'orario di servizio”.


27 SET - L’Azienda Ulls 6 di Vicenza ha aperto un procedimento nei confronti del dott. Vincenzo Riboni, il primario del Pronto Soccorso dell’ospedale San Bortolo che alcuni mesi fa aveva lanciato l'allarme su una presunda “sfida” tra medici e infermieri sulle cannule inserite ai pazienti, individuando 8 responsabili che oltre a gareggiare avrebbero commentato i risultati, con battute e risate, in una chat telefonica. A riferirlo è una nota della Ulss, che precisa come il procedimento sia “senza alcun intento di tipo punitivo, ma come atto dovuto in seguito ad una denuncia ricevuta”. Da un’indagine interna si sarebbe infatti appurato che “effettivamente il dott. Vicenzo Riboni ha prodotto delle dichiarazioni non veritiere nell’ambito di un procedimento interno ufficiale, comportamento scorretto e lesivo che è stato sanzionato secondo il codice disciplinare aziendale”.
 
A maggio Riboni era stato querelato dal Nursind, che ipotizzava nei confronti del primario “il reato di falsità ideologica in atto pubblico, allorché dichiarò a verbale fatti che le prove hanno dimostrato essere stati non corrispondenti al vero” nel “palese intento di voler danneggiare e infangare la reputazione degli 8 dipendenti del Pronto Soccorso”, producendo anche “un sicuro danno all'intero reparto, al nosocomio e a tutta l'azienda sanitaria vicentina”, come riferito dal sindacato stesso nel suo notiziario online Infermieristicamente.

Per quanto riguarda invece l'esito del procedimento aperto nei confronti dei medici e infermieri coinvolti, l’Azienda torna a ribadire che “tutta la vicenda è stata gestita con grande attenzione e trasparenza, con un'indagine interna durata alcune settimane durante la quale sono stati incrociati date e orari di ogni messaggio con le cartelle cliniche dei pazienti, senza individuare alcun riscontro circa l'adozione di procedure mediche inappropriate, ma solo un utilizzo inappropriato del cellulare durante l'orario di servizio, motivo per il quale le 8 figure coinvolte (su uno staff di oltre 70 operatori sanitari) sono state sanzionate secondo quanto previsto dal regolamento interno e nei limiti delle normative di legge”.

L’Azienda ricorda inoltre che sulla vicenda anche il servizio ispettivo regionale ha già svolto un’approfondita verifica.

27 settembre 2016
© Riproduzione riservata

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