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Scontro tra medici di famiglia e Regione Veneto. Crisarà (Fimmg): “Lanzarin parla di accordi che non esistono. E Coletto sa bene che i problemi della sanità territoriale del Veneto dipendono dalla Regione e non dal Governo”

Dura replica del segretario regionale della Fimmg a due recenti note diramate dall'assessore alla Salute e dall'assessore al Sociale. “Sono mesi che cerchiamo il confronto con la Regione, ma finora abbiamo solo ricevuto come risposta il silenzio o le minacce. La Regione si assuma la responsabilità di ciò che sta facendo alla medicina territoriale”. Domani la prima giornata di sciopero telematico indetto da Fimmg, Snami, Smi e Intesa sindacale

di Lucia Conti
18 SET - “Siamo sempre disponibili al dialogo, ma allo stato attuale è chiaro che i medici di famiglia e i rappresentati della Regione non parlano la stessa lingua. Perché noi ci preoccupiamo di garantire un sistema di assistenza efficiente, loro di affossarlo e dare la colpa a Roma”. E' dura la replica di Domenico Crisarà, segretario regionale della Fimmg, alle recenti dichiarazioni dell’assessore alla Salute, Luca Coletto, e dell’assessore al Sociale Manuela Lanzarin, sullo stato dell’arte dell’assistenza territoriale regionale.

Dottor Crisarà, l'assessore Coletto è intervenuto sulla vostra protesta sostenendo che sulle strategie di rafforzamento della sanità territoriale Regione e sindacati parlano esattamente la stessa lingua. Dunque, siete voi medici che avete frainteso?
Hanno deciso a Roma di subordinare la guardia medica alle COT? hanno deciso a Roma di trasformare gli ospedali di comunità in strutture sanitarie totalmente affidate a privati? hanno deciso a Roma di bloccare il processo di costruzione del Fascicolo Sanitario Elettronico già in fase di strutturazione avanzata attraverso la volontarietà dei medici di famiglia? hanno deciso a Roma di bloccare il processo di attivazione delle medicine di gruppo integrate, già finanziati a bilancio vincolato con 150 milioni di euro in tre anni? Secondo lei possiamo accettare che la guardia medica venga posta sotto le centrali operative territoriali gestite dagli infermieri solo per poter compensare le dimissioni selvagge dagli ospedali nel fine settimana? Cosa c’entra Roma con tutto questo?
 
No, caro assessore Coletto, non parliamo la stessa lingua. Ed è assurdo scaricare su Roma  responsabilità che sono totalmente della Regione.
 
Vogliamo parlare anche del recente annuncio dell’assessore Lanzarin sulla “modifica” degli accordi contrattuali che regolano i rapporti tra Regione, Ulss e case di riposo?

Cosa contesta all’assessore Lanzarin?
La verità è che non c’è stata alcuna modifica degli accordi contrattuali. Quella che è stata pubblicata è una delibera che, in modo monocratico e autoreferenziale, la Giunta ha approvato sulla base di una semplice bozza di discussione che doveva ancora essere approfondita. Invece a quella riunione, che risale al 13 maggio, non ha fatto seguito nessun altro incontro. L'unica convocazione dei medici di medicina generale è arrivata in Comitato Regionale a fine luglio - tre giorni dopo che avevamo proclamato lo sciopero - e in quell'occasione la Regione ci ha messo di fronte a un aut aut: “O partecipate o ce l’approviamo da soli”.

E la Regione è andata per la sua strada?
Ha deliberato la modifica di contratti in essere da 17 anni senza concordarli con tutte le parti. Non è solo una questione di metodo, è anche una questione di merito.

Contestate anche i contenuti della delibera?
Quella bozza non era pronta per essere trasformata in una delibera. E che si tratti di un lavoro incompiuto è evidente anche dalla confusione con cui è stata illustrata. Nella nota inviata ai presidente dei Centri servizi, ad esempio, Lanzarin sostiene che potranno essere i legali rappresentanti dei Centri di Servizi ad affidare l’incarico di medici curante a un medico di medicina generale o a un medico dipendente dell’Ausl o autorizzando il Centro servizi ad incaricare un medico di propria fiducia. Ma non è quello che si legge nella delibera! Dove si legge che “presso le strutture residenziali (Centri di Servizio) l’assistenza medica verrà assicurata in via prioritaria dal Medico di Assistenza Primaria. In subordine, ai fini dell’individuazione del medico si procederà con il seguente ordine: a. Medico di Continuità Assistenziale (con contratto diurno) b. Medico con attestato di scuola di formazione specifica in medicina generale (con contratto libero professionale) c. Medico dipendente della struttura (qualora non siano disponibili i precedenti)”.

Non solo nella delibera c’è un ordine preciso di cui Lanzarin non parla, ma manca completamente la figura del medico dipendente presente nelle indicazioni che l’assessore ha fornito ai responsabili dei Centri Servizi.

L’assessore dovrebbe poi spiegarci secondo quale criterio potrebbe un privato scegliere di incaricare un medico pagato dall’Ausl.
Ci chiediamo come si possibile approvare una delibera con tali contenuti. E comunque questo è il contesto istituzionale con siano costretti a confrontarci.

Peraltro quello che ho citato è solo un punto di una delibera che, tra le altre cose, si apre con la seguente frase: “L’Assessore Manuela Lanzarin, di concerto con l'Assessore Manuela Lanzarin, riferisce quanto segue...”…farebbe sorridere, se non fosse un indicatore della mancanza di attenzione con cui è stata approvata la delibera.

Chiederete l’annullamento della delibera?
Stiamo già lavorando per le opposizioni legali a questa e a un’altra delibera sulla continuità assistenziale approvata secondo lo stesso sistema. Stiamo inoltre per diffidare i direttori generali e i presidente dei Centri Servizi dall’adozione di questi provvedimenti.

La tensione è alle stelle, come sarà possibile tornare al dialogo?
Sono mesi che cerchiamo il confronto con la Regione e non abbiamo ricevuto risposta. Intanto abbiamo ricevuto il sostegno del Gruppo consiliare del Pd, che ha chiesto un Consiglio regionale urgente sulla questione. Una proposta appoggiata anche dai 5 Stelle.
Noi siamo sempre disponibili al dialogo, ma la Regione manifesti altrettanta volontà. Finora abbiamo solo sentito silenzio o minacce, come nel caso dello sciopero telematico. Abbiamo scelto una forma di protesta che non comporterà alcun disagio ai cittadini, perché abbiamo a cuore i nostri pazienti. Invece la Regione, che sempre si vanta della qualità di assistenza che offre, ci minaccia, parla di forme di sciopero non legittima e vorrebbe imporci di chiudere gli ambulatori. Quindi per la Regione meglio negare l’assistenza ai cittadini? Siamo disponibili al dialogo, ma allo stato attuale direi proprio che non parliamo la stessa lingua.
 
Lucia Conti

18 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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