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Giornata mondiale Aids. Zaia: “Malattia dimenticata ma non dalla Regione”. In Veneto nel 2016 registrati 40 nuovi casi di Aids e 207 di Hiv

La Regione presenta il Report 2016 sull’Hiv e il Report 2016 sull’Aids. “La terapia – evidenzia - non è in grado di eradicare completamente il virus dell’Hiv. Tuttavia consente di tenere sotto controllo la replicazione del virus” assicurando ai malati “una qualità di vita abbastanza buona”. Per questo, evidenzia la Regione, “la diagnosi precoce è molto importante”, anche “per evitare la diffusione dell’infezione ad altre persone”.


01 DIC - Dal 1984 a dicembre 2016 i casi di Aids residenti in Veneto sono stati 3.915, di cui 3.490 segnalati nel Veneto e 306 segnalati da altre Regioni a carico di persone residenti in Veneto. Attualmente in Veneto i casi di Aids assistiti, tecnicamente definiti “prevalenti”, sono 1.256. I nuovi casi registrati nel 2016 sono stati 40. Dal 1988  sono state invece 13.176 le nuove diagnosi per il virus dell’immunodeficienza umana Hiv. Dal 1996, anno dell’introduzione della terapia Highly Active Antiretroviral, è progressivamente calato il numero dei decessi. Questi e molti altri dati compongono i Report Annuali sull’Hiv e l’Aids della Regione del Veneto, realizzati a cura della Direzione Prevenzione, che da anni ha attivato un sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di Hiv e Aids. I dati aggiornati al 31 dicembre 2016 sono stati diffusi dall’Assessore alla Sanità Luca Coletto, in occasione della Giornata Mondiale dell’Aids. Il Rapporto analizza l’andamento della malattia conclamata ma anche la situazione legata alla diffusione del virus dell’Hiv.

Per quanto riguarda l’infezione da Hiv, dal 1988 (anno in cui la Regione del Veneto, prima in Italia, istituì un sistema di sorveglianza) ad oggi in Veneto sono state segnalate 13.176 nuove diagnosi. A queste si dovrebbero aggiungere le persone che potrebbero aver contratto la malattia ma che non ne sono ancora a conoscenza (perché non hanno effettuato il test). Possiamo quindi stimare, sottraendo i casi deceduti, che nel 2016 in Veneto siano circa 10.636 le persone con infezione da Hiv (sia residenti che non residenti) che gravano sui servizi sanitari regionali. Dal biennio 2009-2010 il numero di nuove infezioni si è stabilizzato tra i 250 casi e i 300 casi all’anno, mentre risultano essere 207 i casi Hiv segnalati nel corso del 2016.

La diffusione anche in Italia della terapia HAART ha certamente influito sulla speranza di vita dei malati di Aids. La probabilità di sopravvivere per coloro che si sono ammalati nel periodo compreso tra il 1996 e il 2000, a due anni dalla diagnosi, è infatti di molto superiore rispetto ai casi diagnosticati prima del 1996 e si attesta attorno al 68%. A cinque anni dalla diagnosi, l’incremento della probabilità di sopravvivenza risulta essere ancora maggiore: si passa infatti dal meno del 20% per coloro che si sono ammalati prima dell’introduzione della terapia HAART, al 77% per i casi diagnosticati dal 2006.

La terapia, è stato evidenziato, “non è in grado di eradicare completamente il virus dell’Hiv dall’organismo. Tuttavia, i farmaci attualmente disponibili consentono di tenere sotto controllo la replicazione del virus, preservando intatta la funzionalità del sistema immunitario. Questo consente di assicurare ai malati una qualità di vita abbastanza buona. Per garantire la massima efficacia dei farmaci a disposizione, è fondamentale intervenire in una fase precoce dell’infezione: le diagnosi tardive sono infatti gravate da un notevole eccesso di mortalità e morbilità. Purtroppo, molte persone che hanno avuto comportamenti a rischio (ad es., rapporti sessuali non protetti) sottostimano la probabilità di essersi infettate e quindi non si sottopongono al test, giungendo in ritardo alla diagnosi, talvolta solo in presenza di sintomi severi, che compaiono quando le difese immunitarie sono già compromesse”.

La diagnosi precoce dell’infezione da Hiv è, dunque, molto importante, e “non solo per garantire cure tempestive ed efficaci alla persona affetta ma anche per evitare la diffusione dell’infezione ad altre persone”, sottolinea la Regione. Spiegando che “Una volta instaurata una terapia appropriata, invece, la contagiosità della malattia si riduce drasticamente, rendendo minimo il rischio di diffusione  dell’infezione”.
 
“L’assistenza ai malati di Aids e alle persone positive all’Hiv in Veneto – ha commentato l’assessore Coletto - è composta da una rete efficiente e qualificata. La malattia c’è, il pericolo di contrarla non è assolutamente svanito. Di conseguenza nulla è lasciato al caso e al fronte ci sono le nostre migliori professionalità specifiche”.

“L’assistenza ai pazienti in Veneto – dice Coletto descrivendo la Rete -  è affidata alle U.O.C.  di Malattie Infettive, dislocate nei capoluoghi di provincia (Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia-Mestre, Verona, Vicenza) e in tre altri centri locali (Santorso in provincia di Vicenza, Legnago e Negrar in provincia di Verona).  In queste strutture ed in altre dislocate a livello territoriale è possibile sottoporsi al test per HIV in modo anonimo e gratuito e senza impegnativa del Medico di Medicina Generale, e, le persone con infezione possono ricevere le cure appropriate”.

“La privacy dei pazienti – garantisce l’Assessore - è assicurata secondo quanto previsto dalla normativa nazionale (legge 135/90) e regionale e una volta documentata l’infezione, è prevista una esenzione della quota di partecipazione (ticket) che rende completamente gratuite le procedure diagnostiche e terapeutiche”.


Sul tema è intervenuto anche il presidente della Regione, Luca Zaia. “Da circa metà degli anni ’80 ad oggi l’Aids – ha detto - è diventata una patologia un po’ dimenticata, anche grazie ai progressi della medicina, che via via l’hanno avvicinata a caratteristiche di cronicità, con un notevole calo della mortalità. Ciò nonostante il Rapporto della nostra Direzione Prevenzione ci segnala una malattia ancora presente e pericolosa. Per questo la Regione del Veneto non l’ha né dimenticata né sottovalutata: la studia, la previene e la cura con tutta l’attenzione che merita da un sistema sanitario d’eccellenza come il nostro”.

“Siamo protagonisti a tutti i livelli – fa notare Zaia –e proprio Il 27 ottobre scorso abbiamo sancito l’intesa in Conferenza Stato-Regioni del Piano nazionale di interventi contro HIV e AIDS - (PNAIDS) che prevede, tra l’altro campagne di informazione e formazione, l’impiego degli strumenti di prevenzione e di interventi finalizzati alla modifica dei comportamenti, la lotta contro la stigmatizzazione, l’estensione dell’uso di terapie efficaci, anche nella prevenzione, con conseguente ricaduta sulla riduzione delle nuove infezioni da HIV e il rispetto dei diritti delle popolazioni maggiormente esposte. Tutte attività che il Veneto ha in essere o in cantiere e che sono riconducibili anche al vigente Piano Regionale di prevenzione 2014-2018, dove ci occupiamo in particolare del problema dei ‘late presenter’, le persone che si accorgono troppo tardi di essere malate e vanno incontro a cure più lunghe e difficili che si potrebbero evitare, alti costi compresi, con l’attenzione preventiva garantita dal sistema sanitario veneto”.

“Chi sa di aver tenuto comportamenti a rischio – conclude il Governatore - fa del bene a sé stesso e agli altri rivolgendosi alla sanità pubblica per i controlli, che sono assolutamente protetti dalla privacy”.

01 dicembre 2017
© Riproduzione riservata

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