“Come Ordine dei Medici e Odontoiatri della Provincia di Padova desideriamo esprimere – sottolinea il presidente, Paolo Simioni - la nostra vicinanza ai colleghi vittime di violenza nell'esercizio della professione medica e non possiamo non esternare la nostra indignazione. Come Medici e Odontoiatri, consapevoli delle ricadute anche in termini sanitari, sappiamo che questo però non basta. E' importante la sinergia di tutte le Istituzioni per intervenire innanzitutto a livello culturale”.
I presidi sanitari in genere e ancor più quelli di guardia medica sono tra i luoghi più a rischio perché spesso i medici lavorano isolati e in ore notturne. Ma la violenza è agita anche in ambulatori, nei poli di pronto soccorso in cui spesso non viene garantita neanche nelle ore notturne, per problemi di costi, la presenza delle forze dell'ordine.
“Il nostro Ordine ha sostenuto in questi anni un impegno culturale con convegni e corsi per la prevenzione in particolare della violenza di genere. I medici – continua Simioni - sono chiamati ad essere “sentinelle” contro la violenza cercando di leggere i segnali anche nascosti, in rispetto di quanto il nostro Codice deontologico nella sua ultima versione ha voluto sottolineare all'art. 32 “Doveri del Medico nei confronti dei soggetti fragili”, includendo le vittime di qualsiasi abuso e violenza. Ora sempre più frequentemente la violenza è agita in modo più o meno palese fino a vere aggressioni sui medici e sul personale sanitario. Ad oggi emergono solo gli episodi eclatanti, ma quotidianamente i colleghi è verosimile che siano vittime silenziose di questa violenza”.
L’Ordine di Padova invita tutti i suoi iscritti alla compilazione del questionario anonimo, messo a punto a livello nazionale da una commissione della Fnomceo. Attraverso 37 domande l’indagine mira a capire quanti colleghi vivono questa realtà e quali siano gli elementi predisponenti. “I dati che emergeranno saranno utili a individuare – conclude il presidente dell'Omceo padovano - gli ambiti di azione per il contenimento del fenomeno e favorire il ritorno ad una medicina che vuole “prendersi cura”, attraverso la tutela dei cittadini e della professione che sotto quest'aspetto è diventata essa stessa sempre più fragile”.
14 settembre 2018
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