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Coronavirus. Operatori contagiati, Anaao Veneto presenta esposto ai Nas

“Il fatto che ci siano medici, infermieri e operatori sanitari che abbiano contratto il SARS-CoV-2 sul posto di lavoro per causa di servizio è la dimostrazione più evidente della fragilità dei modelli organizzativi e gestionali di molte strutture sanitarie del Veneto”, afferma il segretario regionale Adriano Benazzato. Nell’esposto si chiede l’avvio di indagini per accertare eventuali responsabilità. Negli ospedali della Regione si contano oltre 500 operatori contagiati. L’ESPOSTO

di Endrius Salvalaggio
15 APR - L’8 aprile, Anaao Assomed del Veneto ha inviato ai N.A.S. di Padova e di Treviso un esposto/segnalazione in merito ai rischi corsi dal personale sanitario che opera presso le strutture sanitarie della Regione connessi alla pandemia da SARS CoV-2, chiedendo che siano avviate le opportune indagini per accertare eventuali responsabilità amministrative e/o penali. Un’istruttoria scritta dal Segretario regionale Anaao Assomed Veneto, Adriano Benazzato, con precisione e ricca di considerazioni che affronta tutte le vicende sull’emergenza da Coronavirus.
 
“Il fatto che ci siano medici, infermieri e operatori sanitari – si legge nell’esposto - che abbiano contratto il SARS-CoV-2 sul posto di lavoro per causa di servizio, subendo in tal modo gravissimi pregiudizi alla salute, talvolta anche a costo della loro stessa vita, è la dimostrazione più evidente della fragilità dei modelli organizzativi e gestionali di molte strutture sanitarie del Veneto. La mancanza di DPI e/o le inefficienze organizzative qui evidenziate, anche in termini di sorveglianza sanitaria, non possono giustificare una diminuzione delle tutele, ratificata ex post mediante ricorso alla decretazione d’urgenza: medici, infermieri e operatori sanitari devono poter contare su un sistema effettivo ed efficace che protegga la loro salute e la loro sicurezza quando si trovano sul posto di lavoro, a prescindere dal fatto che ci si trovi in una situazione ordinaria o in un contesto di emergenza. Ogni giorno medici, infermieri e tutti i professionisti della sanità lavorano con grande competenza per garantire ai tantissimi malati della nostra società civile una possibilità di guarigione; lo hanno sempre fatto in passato e lo fanno ancora di più oggi, con grande spirito di sacrificio e altruismo. Negare ai medici e al personale sanitario la possibilità di difendersi da un nemico invisibile è qualcosa che contrasta con il diritto, lo si è visto, ma prima ancora è inaccettabile perché tradisce il senso di equità che è insito in ognuno di noi”.
 
Ma cosa è mancato in queste otto settimane per Anaao Assomed al punto di spingerla di inviare un esposto ai Carabinieri N.A.S. Nucleo Antisofisticazioni e Sanità? Una grave carenza (se non la totale assenza) di dispositivi di protezione individuale (DPI) – descrive Benazzato nell’esposto - una tardiva adozione e/o il tardivo aggiornamento da parte delle strutture sanitarie, di modelli organizzativi idonei a gestire la pandemia da SARS-CoV-2 sui luoghi di lavoro; l’esecuzione dei tamponi (naso-faringeo) diagnostici anche a distanza di 7 o 14 giorni dall’ultima esposizione ad un caso confermato COVID-19 anziché all’interno delle 48 ore prescritte dalla Regione Veneto ed un inesistente piano pandemico regionale che doveva essere aggiornato ed adeguato, ma invece fermo dal 2007.
 
Tutto questo, secondo il sindacato dei dirigenti medici, ha contribuito ai contagi come ad esempio nell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, Azienda ULSS 6 Euganea e nell’Istituto Oncologico Veneto, con complessivi 31 medici; Azienda Ulss 1 Dolomiti, con 14 medici (dati aggiornati a marzo).
 
L’esposto si conclude con la richiesta alle autorità competenti di avviare le opportune indagini per accertare eventuali responsabilità amministrative e/o penali a carico di datori di lavoro, ovvero in capo ai direttori generali delle Aziende sanitarie della Regione Veneto e di altri soggetti responsabili. Un’istruttoria che mette, secondo Anaao Assomed del Veneto, a nudo quelle che sono state le omissioni e mancanze della Regione in merito alla mancata adozione dei presidi di sicurezza che avrebbero dovuto e potuto, sempre secondo la scrivente organizzazione sindacale, evitare il diffondersi del contagio del Coronavirus presso il personale medico e ospedaliero della Regione e che conta ben oltre 500 persone tra medici, infermieri e operatori negli ospedali della regione contagiati.
 
Endrius Salvalaggio

15 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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