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Le donne? Devono stare a casa per 1 italiano su 5. La realtà è che tra lavoro di cura e impegno professionale le donne lavorano molto di più degli uomini


È quanto emerge dal sondaggio realizzato da Tecnè su “Donne e media: la sottile linea rossa della discriminazione di genere” presentato nel corso del confronto al Senato ‘Buone notizie Più voce alle donne’ promosso su iniziativa della vicepresidente del Senato Rossomando e dalla Sottosegretaria alla Salute Zampa che sottolinea: “Usiamo la specificità del pensiero femminile per cambiare le cose che non vanno”

06 DIC - Donne ancora assorbite dal lavoro familiare e che per un italiano su cinque, ben oltre 8 milioni, dovrebbero restare a casa per prendersi cura dei figli senza lavorare fuori casa. Nella realtà le donne lavorano molto più degli uomini se si somma all’impegno professionale anche la cura della casa e dei figli che occupa un tempo pari a 6 ore e 15 minuti al giorno. Nell’81,9% dei casi, infatti, è la madre a farsi carico del lavoro familiare, mentre il padre ‘casa e famiglia’ rappresenta uno sparuto 6,8%.

Questo è solo uno dei fenomeni esplorati dal sondaggio commissionato dall’Agenzia Dire a Tecnè su ‘Donne e media: la sottile linea rossa della discriminazione di genere’, condotto su un campione di 2mila italiani, dai 18 anni in su, che conferma un senso diffuso di discriminazione e un’affermazione ancora inadeguata delle pari opportunità.
 
Il sondaggio è stato presentato ieri a Roma al Senato della Repubblica, in occasione dell’evento dedicato al primo anno di DireDonne, canale dell’Agenzia Dire dedicato al pensiero di genere e alle pari opportunità. ‘Buone notizie Più voce alle donne’ è il titolo dell’appuntamento, promosso su iniziativa della vicepresidente del Senato Anna Rossomando e dell’onorevole Sandra Zampa, Sottosegretaria alla Salute ideatrice di DireDonne.
 
“Il progetto DireDonne – ha spiegato Zampa – è nato per valorizzare le competenze e perché esiste una specificità del pensiero femminile, come conferma proprio il sondaggio Tecnè; e usare questa specificità può essere una buona opportunità per provare a cambiare le cose che non vanno”.
 
Cosa è emerso dal sondaggio? Le donne lavorano molto più degli uomini se si somma all’impegno professionale anche la cura della casa e dei figli che occupa un tempo pari a 6 ore e 15 minuti al giorno. Nell’81,9% dei casi, infatti, è la madre a farsi carico del lavoro familiare, mentre il padre ‘casa e famiglia’ rappresenta uno sparuto 6,8%. La percentuale cresce all’aumentare della fascia di età, passando dal 73,3% delle 18-34enni al 90,6% delle ultrasessantacinquenni. Condizione che non cambia di molto anche nei casi di coppie con figli in cui entrambi i genitori sono lavoratori full time. Il tempo dedicato al lavoro familiare è, infatti, per il 65,1% a carico delle donne e solo per il 34,9% agli uomini. Quasi un italiano su cinque (19,1%) pensa che le donne dovrebbero stare a casa per prendersi cura della famiglia, un dato piuttosto omogeneo da Nord a Sud, che cresce però all’aumentare dell’età (28,5% degli ultrasessantacinquenni) e diminuisce tra chi ha titoli di studio più elevati (8,6%).
 
Donne e retribuzioni. Dal punto di vista del ‘gender pay gap’ (divario retributivo di genere) le donne, a parità di ruolo, guadagnano meno per il 39,7% degli intervistati, convinzione radicata soprattutto nel campione femminile (54,6%). Per il 56%, invece, hanno più o meno lo stesso guadagno dei colleghi, opinione diffusa, ancora una volta, soprattutto tra gli uomini (69,9%).
 
Donne nei media. Per il 31,8% degli italiani le donne continuano ad essere meno valorizzate nel mondo dell’informazione, nonostante il 68% ritenga che abbiano una capacità specifica e una lettura interpretativa della realtà diversa dagli uomini. Nel campione maschile è dominante la convinzione che siano adeguatamente presenti nei media, ma questo dato si conferma solo nella metà di quello femminile (51,5%). Il 63,1% ritiene che giornaliste, conduttrici e professioniste dell’informazione abbiano ruoli analoghi a quelli dei loro colleghi, ma solo il 51,2% delle donne ritiene che sia così contro il 76,1% degli uomini. Il 51,8% degli italiani, poi, crede che non cambierebbe nulla se le donne avessero ruoli importanti nel mondo dell’informazione, tesi sostenuta dal 63,3% degli uomini. Solo il 36,5% degli intervistati crede che sarebbe migliore e a pensarla così sono soprattutto le donne (51,3%). Per qualcuno (6,8%) sarebbe addirittura peggiore. Il 68%, però, crede che le donne abbiano una specifica capacità di pensare e leggere la realtà diversa rispetto agli uomini. A pensarla così sono il 75,7% delle donne contro il 59,6% degli uomini.
 
Le donne in politica. Oltre i 16 milioni di italiani sono convinti che le donne siano penalizzate in politica e sono 4 italiani su 10 a pensare che le cose andrebbero meglio se ci fossero più donne con ruoli importanti. Un dato che sostengono gli uomini per un 20%, contro il 58,3% delle donne. Per ben 24 milioni di italiani non cambierebbe nulla e anche questa volta la convinzione è più radicata tra gli uomini (64,2%) che tra donne (36,1%).
 
“È importantissimo il tema del linguaggio sui temi della violenza – ha sottolineato la vicepresidente del Senato, Anna Rossomando – ma non c’è solo questo. L’informazione non può essere neutrale o indifferente ai ruoli delle donne nella società. Oggi registriamo un avanzamento, ma siamo ancora lontani da una parità di forma e sostanza sia perché nelle testate giornalistiche le donne non hanno ancora sufficienti ruoli apicali, sia per la rappresentazione delle donne sui temi importanti. Il ruolo delle donne – ha ribadito – spesso non viene riconosciuto anche perché non viene rappresentato e c’è una battaglia di valori che deve esser fatta attraverso l’informazione. C’è stato l’impegno di alcuni uomini qui presenti a non prender parte ad appuntamenti in cui non ci sia rappresentanza femminile e questo mi sembra importante perché è un tema che non riguarda solo le donne, ma la democrazia”.
 
E allora quali le buone notizie che bisogna ancora scrivere? “Che il protagonismo e l’intelligenza delle donne siano davvero rispecchiati nell’informazione e che la loro voce arrivi alla società sempre più forte” ha concluso la Sottosegretaria Sandra Zampa.

06 dicembre 2019
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