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Monti e la Sanità. Dal "Cresci Italia" al "Decreto Balduzzi". Ma per il Ssn è stato un salasso


La sanità ha pagato anch'essa il suo pegno alla crisi economica. E con il governo Monti assommano a 9,4 miliardi i tagli o risparmi, a seconda del punto di vista, ascritti al Fondo sanitario dal 2012 al 2015. Ma non sono mancati interventi normativi e regolatori su molti settori della sanità.

10 DIC - Il 16 novembre 2011, s’insediava il Governo ‘tecnico’ guidato da Mario Monti. Da allora, fino all'annuncio di ieri delle dimissioni anticipate del premier, sono passati 13 mesi caratterizzati per la sanità da tre provvedimenti già approvati a cui si aggiungerà la legge di stabilità di ormai prossima approvazione e il decreto sviluppo anch'esso al rush finale che chiuderanno di fatto l'attività parlamentare. 
 
Il primo è il Decreto ‘Cresci Italia’ del ministro per lo Sviluppo Corrado Passera (convertito in legge il 23 marzo 2012) che è ha messo mano, in salsa ‘liberal’, al settore delle farmacie. In seconda battuta, è arrivata in estate la ‘Spending review’, con i suoi tagli lineari e soprattutto una riduzione di risorse fino al 2015 da 6,8 miliardi di euro. Terzo intervento, dopo l’estate, il decretone Sanità fortemente voluto dal Ministro della Salute, Renato Balduzzi; un provvedimento che mira a riorganizzare il Ssn ma senza un euro in più da spendere.
 
Insomma, un anno e poco più molto caldo per il Ssn. E che non ha lasciato indifferenti le imprese del farmaco, che si sono a lungo battute contro la norma che introduce l'obbligo di prescrizione per principio attivo, e tanto meno gli operatori della salute (medici e farmacisti in primis), scesi più di una volta in piazza per protestare contro le misure del Governo Monti. Una protesta che ha trovato il suo culmine nella manifestazione unitaria convocata la scorso 27 ottobre dalla Dirigenza del Ssn e che ha visto riunirsi a Roma oltre 20 mila persone. Accanto ai medici c'erano gli altri operatori della salute, nonché cittadini e rappresentanti politici. Tutti uniti contro i tagli alla sanità.
 
Ma quali sono gli interventi che hanno "scosso" il mondo della sanità in questi 13 mesi?

Iniziamo dalle farmacie, le prime in ordine cronologico ad essere state ‘colpite’ dalle norme dei tecnici. Il tentativo del ministro dello Sviluppo Passera con il ‘suo’ Decreto Cresci Italia è stato quello di liberalizzare il settore con l'abbassamento quorum farmacie/abitanti; nuovi concorsi, la libertà di apertura oltre i turni e gli orari stabiliti dalla legge, gli sconti su tutti i prodotti e farmaci, l'incentivazione all'uso di farmaci generici, solo per citare le principali misure (vai allo Speciale).
Se le misure daranno i risultati, ancora è presto per saperlo, anche se le norme sembrano aver creato un’incompiuta. Da un lato la pulsione liberal è stata un po’ frenata e dall’altro non si è nemmeno spinto per rendere la farmacia ancora di più un presidio sempre più ancorato al Ssn, ad esempio rendendo realtà la farmacia dei servizi, un progetto dal largo consenso e dalla piena base legislativa e che tuttavia sembra abbandonato. 
 
A parte le farmacie, la sanità fino alla scorsa estate sembrava essere immune, almeno in forma diretta, ai tagli che il Governo Monti stava attuando in altri comparti. “Già ci sono i tagli di Tremonti, non si può tagliare ancora” era il ‘mantra’ ripetuto dagli addetti ai lavori e dalle Regioni in primis.
Sembrava, appunto, perché in estate come una doccia calda a ferragosto è arrivato il Decreto sulla ‘Spending review’ (vai allo Speciale), in cui ancora una volta erano altri membri dell’Esecutivo a incidere sul settore: il ministro per i Rapporti col Parlamento Piero Giarda e il super commissario Enrico Bondi. Le leggende narrano di duri faccia a faccia tra Giarda e Balduzzi. Ma, a conti fatti, nonostante il titolare della Salute abbia limitato l’impatto delle norme, la mazzata, batosta o che dir si voglia, c’è stata: meno posti letto (circa 7.000 che portano così i tagli totali di posti letto dal 2000 ad oggi a quota 72.000, vedi le stime di QS), più sconti per farmacie e aziende, meno beni e servizi e meno spesa farmaceutica, modifiche per la remunerazione del farmacista, spinta per una maggiore integrazione tra pubblico e privato e aumenti addizionali regionali Irpef dal 2013. Il tutto per un ammontare di tagli da 6,8 miliardi di euro tra il 2012 e il 2015. Da registrare poi la polemica, dai toni molto accesi, per la norma sull’obbligo di prescrizione del principio attivo che ha creato una sorta di tutti contro tutti che ha coinvolto, medici, farmacisti e imprese, al loro interno divise tra Farmindustria e Assogenerici.
 
Nemmeno il tempo di digerire la Spending Review che subito dopo l’estate ha fatto la sua comparsa il Decretone Sanità del ministro Balduzzi (vai allo Speciale). Il testo, al di là dei toni più cauti del ministro che ha sempre parlato di un'attività di "manutenzione" per il Ssn, si è di fatto presentato come una vera e propria riforma, come non se ne vedevano da qujella del ’99 (alla quale anche Balduzzi partecipò attivamente come capo legislativo dell’allora ministero della Sanità a guida Rosy Bindi). Ma il decreto Balduzzi è stata anche una risposta ‘tecnico-riorganizzativa’ ai tagli lineari della Spending. E in effetti la legge ha affrontato alcuni nodi (riforma delle cure primarie; intramoenia; responsabilità professionale e rischio clinico; dirigenza sanitaria e governo clinico; fumo, alcol, ludopatia e certificati sportivi, norme in materia di sicurezza alimentare e di bevande) ma il punto è che, a prescindere dalle misure, la Legge Balduzzi deve fare comunque i conti con la limitatezza delle risorse e con la resistenza delle Regioni ad "intrusioni" nel suo campo di competenze.
 
Infine dalle pieghe applicative della spending review è arrivato uno degli ultimi atti del ministro Balduzzi, la messa a punto di un Regolamento che rinnova gli standard ospedalieri e sul quale è atteso un parere importante delle Regioni ilo 13 dicembre. E il 31 dicembre, ma a questo punto vedremo se vedranno effettivamente la luce, dovrebbero poi arrivare i nuovi Livelli essenziali di assistenza secondo quanto stabilito dallo stesso decreto Balduzzi.

E, buoni ultimi il ddl stabilità e il decreto sviluppo ormai in dirittura d'arrivo. Il primo decurta il Fondo sanitario di 600 milioni nel 2013 e di un miliardo a decorrere dal 2014, che sommati ai 6,8 miliardi della spending review portano il conto dei "risparmi" per il Ssn deliberati da Monti a 9,4 miliardi nel periodo dal 2012 al 2015. Il secondo prevede una serie di norme sulle prescrizioni farmaceutiche di generici, il fascicolo elettronico sanitario ed altre norme di interesse sanitario.

Grande assente di questo anno di lavoro del Governo sul fronte sanitario è stato però il Patto per la Salute 2013-2015, atteso fin dal mese di aprile e poi via via slittato fino alla data ultimativa dello scorso 15 novembre. Adesso in teoria si potrebbe ancora siglare se Governo e Regioni fossero d'accordo ma vista la ormai vicina scadenza elettorale e le distanze ancora ampie tra i due firmatari è molto più probabile che il Patto passi nella mano del prossimo Governo.

10 dicembre 2012
© Riproduzione riservata

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