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Dopo l'intervento di De Filippo/4. Nursind: “Prima di sedersi per discutere il contratto, necessario fare i nuovi comparti”

di Andrea Bottega

Il segretario nazionale del sindacato degli infermieri traccia il proprio modello di riferimento: un comparto per la sanità con la rispettiva area dirigenziale sanitaria e lo scorporo dell’apparato amministrativo e tecnico, sempre più organizzativamente coinvolto in ristrutturazioni di aree vaste. 

18 AGO - Pur se Ferragosto, non è passato inosservato l’intervento del sottosegretario De Filippo sulla contrattazione. A essere sincero mi sarebbe piaciuto incontrarlo lo scorso 5 agosto nell’incontro presso il Ministero del Lavoro durante il tentativo di conciliazione. Lo scorso anno, nell’identica procedura, il Ministero della Salute era riuscito a far sospendere lo stato di agitazione e a coinvolgere anche il Comitato di Settore nella trattativa che, visto la riapertura della contrattazione, sarebbe stato ancor più oggi un interlocutore fondamentale per condividere gli orientamenti in merito ai comparti di contrattazione e al contenuto dell’atto di indirizzo per il contratto di lavoro. Così non è stato e ci dobbiamo accontentare delle dichiarazioni festive.

Mi è parsa un’interessante apertura, quella del sottosegretario, sui temi caldi dell’autunno. Stessi temi in parte alla base dello stato di agitazione del comparto dichiarato da Nursind a inizio mese, anche se enunciati dal Sottosegretario come desiderata piuttosto che di impegno politico per una concreta realizzazione. Andiamo per punti e partiamo dai comparti. Prima di sedersi per discutere il contratto è necessario fare i nuovi comparti come previsto dalla riforma Brunetta. Un comparto per la sanità con la rispettiva area dirigenziale sanitaria e lo scorporo dell’apparato amministrativo e tecnico, sempre più organizzativamente coinvolto in ristrutturazioni di aree vaste (l’ESTAR in Toscana, la istituenda Azienda Zero in Veneto, per citare due esempi), andrebbe nella direzione più volte auspicata da Nursind.

Un comparto e un’area core che sempre più si sviluppa nel suo ambito ospedaliero e territoriale e nella sua valenza clinico-assistenziale e gestionale. Ma la di là dei desiderata che possibilità ci sono per realizzare questo progetto? I medici hanno ottenuto un’autonoma area contrattuale ma il comparto è ancora nell’indistinta moltitudine del resto del mondo definita per via negativa come “paramedica”. Una riunione più ampia possibile delle realtà a valenza sanitaria sarebbe un segnale di appropriatezza e giustizia organizzativa. Si potrebbero superare, per esempio, i problemi di mobilità e inquadramento tra enti sanitari del comparto SSN e quelli del comparto Enti Locali: nel primo l’infermiere è inquadrato nella categoria D nel secondo in C. Poi ci sono le aziende universitarie che hanno parte del personale infermieristico dipendente SSN e parte universitario ed entrambi impiegati nell’assistenza diretta. Discorso più complesso per le varie forme di contratto di lavoro nella sanità privata ma arrivare a un comune denominatore sarebbe auspicabile (almeno nel suo impianto e nella valenza dei diritti). Possibilità di realizzazione? Poche.

La cabina di regia. È certamente il luogo e l’occasione per una condivisione dei problemi delle professioni e delle categorie che possono trovare una soluzione unitaria e una visione di sistema nell’organizzazione dei servizi. Nutro qualche dubbio sulla possibilità di incidere nei confronti delle regioni quali datrici di lavoro e indicanti l’atto di indirizzo, cioè la traduzione in una base di discussione contrattuale delle questioni affrontate e ritenute rilevanti per il sistema. Che il contratto fosse il luogo naturale dove discutere di valorizzazione delle professioni, di implementazione delle competenze, di strategie per effettuare risparmi di spesa, di organizzazione del lavoro lo abbiamo sempre sostenuto ma che la cabina di regia sia in grado di incidere sulle linee di indirizzo contrattuale ho qualche perplessità. Provarci tuttavia non costa nulla e se non altro vedremo se anche il comparto avrà spazio nel DDL di attuazione dell’art. 22 del Patto per la Salute visto che nella bozza si parla completamente della dirigenza.

Il metodo concertativo. È certamente un modo positivo per dare un ruolo attivo alle varie rappresentanze istituzionali dei lavoratori-professionisti. Penso sia altresì un utile momento quello del confronto per una coevoluzione delle professioni. Pur nella difficoltà di gestire un’assemblea ampia nella cabina di regia, confrontarsi e chiarire la proprie posizioni gli uni di fronte agli altri e lo sforzarsi di trovare un accordo che come tale è sempre un punto di mediazione della posizioni presenti e mai un punto assoluto di una parte, è quanto mai necessario per ricomporre il conflitto interprofessionale. Possibilità di realizzazione? Molte, se veramente voluto dal Ministero della Salute.

Organizzazione del Ssn. Gli ospedali per intensità di cure e l’implementazione della competenze avanzate sono, a mio parere, i punti dolenti che meritano un chiarimento a livello centrale. Sono punti critici per la categoria infermieristica in particolare - ma anche medica – perché hanno a che fare con la dotazione organiche del personale (numero di infermieri presenti nelle UO), con lo sviluppo di una carriera clinica e assistenziale e con una fungibilità interna ed esterna alla stessa professione. Ritengo che su tali temi sia necessaria una analisi in termini di maggiori e migliori esiti di salute. L’impressione, tutta da provare, è che siano modelli organizzativi utili alle dirigenze manageriali che hanno particolarmente a cuore i valori economici più che gli esiti di salute. I professionisti della salute che ne pensano? Come riescono a esercitare la loro professione in questi contesti?

I risparmi della sanità rimangono nella sanità. È ormai un mantra che si ripete nella speranza che a forza di ripeterlo qualcuno ci creda. Fosse vero si potrebbe aprire un discorso anche nel versante contrattuale: i lavoratori che si impegnano a produrre risparmi dove ritengono ci siano delle inefficienze potranno godere di parte di tali risparmi attraverso il loro salario di produttività o di risultato. Possibilità di realizzazione? Scarsa, conoscendo la posizione del PD sulla sanità e visto quanto finora concretamente attuato. Come al solito il riassunto più efficace l’ha fatto un recente titolo de Il manifesto dopo il taglio del FSN di 2,3 mld: “privati della sanità”.

Se il lavoro in sanità tornerà protagonista lo capiremo presto visto che settembre è già domani. Capiremo anche se la volontà politica sarà sufficientemente forte per arrivare fino in fondo ai vari progetti-obiettivi. Proposte sui temi indicati Nursind le ha fatte e le farà con spirito collaborativo e nella consapevolezza di aver ricevuto un mandato importante dalla categoria anche per l’avvio della contrattazione che speriamo arrivi anche questa al più presto. Possibilità di realizzazione? Alta, perché siamo determinati a non abdicare al nostro ruolo e in ogni caso arriveremo fino in fondo.
 
Andrea Bottega
Segretario Nazionale Nursind

18 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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