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Catricalà: “A gennaio una nuova legge sulle liberalizzazioni. Farmacie comprese”


Lo promette in un’intervista a Repubblica il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà. “A gennaio, nella legge per la concorrenza, interverremo sulle farmacie e sul commercio”. "Sui farmaci anche il presidente del Consiglio mi è sembrato piuttosto seccato".

16 DIC - Il Governo conferma di non aver digerito le modifiche alle liberalizzazioni apportate dal Parlamento. Il primo a manifestare pubblicamente il disappunto era stato lo stesso premier Mario Monti che ieri, in una conferenza stampa dopo l’incontro con le Regioni sui fondi strutturali europei, a proposito delle liberalizzazioni ha detto: “Vorrei registrare le resistenze che si incontrano, che per me personalmente non sono una novità in Italia e in Europa, quando si vogliono dispiegare le forze delle liberalizzazioni e della concorrenza”.

“Sono resistenze - ha continuato Monti - che spesso vengono superate non al primo colpo ma con una determinazione tenace vengono superate e questo è molto importante soprattutto per l'Italia e quindi ciò che abbiamo nel decreto in via di approvazione non sarà la fine del processo”.
 
E che il decreto legge, oggi al voto finale della Camera, non sarà la fine del processo lo conferma stamattina Antonio Catricalà, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, fino a poche settimane fa a capo dell’Antitrust, in un’intervista a Repubblica dove annuncia una legge sulla concorrenza a gennaio, nella quale “faremo tutto quello che ci sarà consentito” su farmacie e commercio.

Ecco alcuni stralci dell’intervista di Claudio Tito al sottosegretario Antonio Catricalà pubblicata su La Repubblica di oggi:

Lei era presidente dell'Antitrust, Monti commissario europeo alla concorrenza, e siete stati battuti proprio nel vostro campo.
"Ed è una cosa che ci fa star male. Però alcune liberalizzazioni le abbiamo fatte. I servizi pubblici locali, ad esempio. L'Antitrust potrà impugnare i cosiddetti servizi "in house" (gestiti direttamente dagli enti locali). Ma abbiamo proceduto pure per i porti, gli aeroporti e le autostrade. Per le banche e le assicurazioni cadrà quel flusso informativo che non permetteva la concorrenza. Per gli ordini professionali abbiamo facilitato l'accesso bloccando l'abilitazione a 18 mesi e sei si possono compiere nell'ultimo periodo di laurea. Insomma ci sono stati passi avanti importanti".

Però anche dei passi indietro su questioni che venivano considerate da molti una bandiera.
"Sono stati oscurati dall'insuccesso sui farmaci di fascia C. È vero, si tratta di un vulnus alla coerenza del nostro intervento. Non c'è dubbio. Sono le famiglie ad essere danneggiate, il prezzo dei medicinali così non potrà calare. Ma questo vulnus, che ci fa star male, non sarà permanente. Noi abbiamo il dovere di fare una legge annuale sulla concorrenza e tutto ciò che non è stato possibile approvare ora, lo porremo presto all'attenzione dei partiti e dell'opinione pubblica".

Eppure il vostro è un esecutivo di tecnici. Avete il vantaggio di non dovervi candidare alle elezioni. Non potevate fare di più?
"Siamo tecnici ma vogliamo rispettare il Parlamento. Sappiamo che non avendo il vincolo elettorale, possiamo fare più di altri. Non rispondiamo alle lobby e siamo svincolati dai partiti, ma non dalle Camere. Le brutte figure, però, non vogliamo farle più".

Ma lei si aspettava tanta resistenza?
"Sì, so che è difficile ammorbidire le lobby. Per le farmacie si sono dimostrare molto forti. Ho dovuto cedere qualche centimetro al perimetro chilometrico delle loro esclusive. Ma so che nessun privilegio cade al primo colpo. Certe cose, poi, sono radicate nella convinzione politica di molti parlamentari".

Scusi, la soluzione l'altro ieri poteva essere semplice: il governo avrebbe potuto esprimere parere contrario a quell'emendamento?
"Lo stavamo per fare ma nella concitazione del momento non ci siamo riusciti. Anche nella maggioranza, molti si sono accorti dell'emendamento all'ultimo momento. Comunque, probabilmente anche con il nostro parere contrario, sarebbe passato ugualmente".

Quella modifica è stata opera del Pdl.
"So solo che Monti e io ci siamo resi conto di quell'emendamento in una fase avanzata e mentre si discuteva sulla remunerazione dei manager pubblici. Una norma, quello dello stipendio aumentato del 25% che - vorrei precisare per evitare spiacevoli equivoci - si applica solo ai manager e ai dirigenti, non ai ministri e ai sottosegretari. I quali continuano a percepire lo stipendio fissato dalla legge e che fa riferimento all'indennità dei parlamentari. Insomma, nessuno di noi si è alzato lo stipendio. Sui farmaci, comunque, anche il presidente del consiglio che solitamente non mostra i suoi sentimenti, mi è sembrato piuttosto seccato".

Non teme che i centri di pressione vi possano bloccare ancora?
"La forza delle lobby dipende dalla vicinanza ai portatori di privilegi e non dalla tutela fornita dall'intero Parlamento. Alla fine prevarrà la logica di togliere le rendite di posizione per favorire tutti i cittadini. Il difficile è convincere che un sacrificio di pochi può diventare un beneficio di tutti".

E il governo quando riproporrà concretamente le questioni non risolte?
"A gennaio, nella legge per la concorrenza faremo tutto quello che ci sarà consentito. Interverremo sulle farmacie e sul commercio. I taxi verranno liberalizzati dall'Authority per i Trasporti che, sempre gennaio, attende solo il varo di un regolamento per ufficializzare la nascita. Il punto è che troppi lacci e troppe leggi bloccano il mercato".

Interverrete anche sugli ordini professionali?
"Se ne sta occupando il ministro Severino. Farà un tavolo per tutti. Il problema lì resta la tariffa minima. Esistono ancora dei riferimenti legali e vanno tolti".
 
(I passaggi dell'intervista al sottosegretario Catricalà sono tratti da La Repubblica del 16 dicembre 2011)

 

16 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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