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Decreto appropriatezza. Oscure paure, fondati timori. Ma gli scioperi non servono a nulla

di Claudio Cricelli

26 SET - Per chi non conosca tecnicamente il problema, il Decreto cosiddetto Appropriatezza può apparire dotato di luci e ombre.
Punire i medici infedeli, traditori del sistema, iperprescrittori, ignoranti e sperperatori del denaro pubblico, in un epoca giustizialista come la nostra affascina molti.
 
Gli stessi che intravedono trame oscure ed interessi sospetti. Il ministro annuncia tredici miliardi di risparmi, attraverso incomprensibili alchimie di calcolo, lasciando capire che sia stato sperperato per ignoranza, incuria e menefreghismo, circa il 15% della dotazione sanitaria.
 
Altri temono invece una illecita ingerenza nella discrezionalità prescrittiva dei medici, lesiva della salute del paziente e affidata alla burocratica incompetenza di elenchi di prestazioni simili a liste di proscrizione e gestite dai soliti implacabili burocratici che, incapaci di pagare meno e risparmiare su inutili sprechi, infieriscono sulle cose più semplici da tagliare da sempre: farmaci e prestazioni inappropriate.
 
Sopra a tutti sta il governo e il MEF: il loro compito è trovare risorse a qualunque costo e senza guardare in faccia nessuno. Chiedono ad ogni ministero di suggerire i risparmi. Non importa approfondire i problemi: semplicemente è un problema delegato alle Regioni ed alle Asl. Al massimo il governo detterà le linee di armonizzazione che sono comunque strategicamente evidenti. Garantiamo quello che possiamo permetterci. Tutto il resto lo pagheranno i cittadini. Con l’eccezione dei meno abbienti, che però verranno selezionati non solo sulla base del reddito ma anche del patrimonio. Il rischio è che ormai molti non abbienti sono diventati quasi ricchi in virtù di una catapecchia di proprietà.
 
Diciamolo francamente: occorre una pausa di serena riflessione che suggerisca una soluzione equilibrata e soprattutto garantisca la tutela della salute, della qualità dei professionisti nel rispetto delle risorse disponibili.
Coniugare queste esigenze è impossibile per l’economia macro, quella che fa i conti sintetici e non ha tempo e strumenti per intervenire sui processi di dettaglio come le cure di ciascun cittadino e di ciascun medico.
Abbiamo provato a suggerire che ormai pesare i risultati della cura di ciascun processo clinico e dei relativi costi, non solo è possibile ma è anche semplice. Queste soluzioni che migliaia di medici utilizzano tutti i giorni non interessano al politico e all’amministratore. Troppo difficile e complicato valutare caso per caso, intensità per intensità complessità per complessità. L’economista è atterrito da milioni di incomprensibili decisioni cliniche, prescrizioni di farmaci ed esami.
 
L’economia politica si occupa di impatti macro. Del reto non si occupa più. Si chiede agli “esperti” la maggior parte dei quali non ha mai visto un paziente dal vivo, di indicare, pro veritate, lo spreco, il superfluo, l’inutile, lo sperpero, il dissipato. Chi non si adegua paga. In questo caso – forse – i medici.
 
Dalla medicina difensiva alla medicina astensiva. Il medico si difenderà astenendosi, esprimendo la più sbagliata delle reazioni. Nessuna delle due soluzioni è propria della buona medicina. Non prescrivo troppo per paura della reazione del paziente, e non nego le prestazioni solo per paura della sanzione.
Io medico vero ho una sola altra strada obbligata da percorrere. Me la indica la scienza, la ricerca l’epidemiologia, lo studio e l’analisi dei miei comportamenti.
La strada della qualità fondata sulle conoscenze e sull’analisi dei comportamenti e dei risultati ottenuti è l’unica via, quella maestra che non ammette scorciatoie.
E’ una strada che tutela tutti, medici cittadini e politici, dalla sempliciotta protervia della falsa economia politica.
 
Non ci sono altre vie percorribili. Gli scioperi non servono a nulla, soprattutto non scacciano paure e timori. Le minacce non scuotono l’economista abituato ai cinismi della politica. Quest’ultima ricca di argomentazioni contro i medici che hanno facile presa sul giustizialismo imperante dei cittadini.
Solo uno strumento possiamo usare tutti noi, medici, cittadini, associazioni, politici di qualità, la Fnomceo, i sindacati, le Società Scientifiche: la strada forzata, starei per dire forsennata della qualità della accontabilità, della verifica dei risultati clinici ottenuti euro per euro, paziente per paziente.
 
E ancora mostrare le mani pulite, smontare le tesi complottistiche di chi vede i medici collusi con chi vende farmaci e prestazioni.
Contestare il CSS e il Ministro? Ci vuol poco. Ma spiegare, tentare di essere ascoltati, riproporre per l’ennesima volta percorsi e strumenti di verifica della qualità delle prestazioni, questo sì che è difficile.
Dire alla professione tutta che un tempo è concluso e che da ora in poi il rispetto va guadagnato, con l’onestà il lavoro e la trasparenza dei comportamenti è l’unica opzione che rimane a tutti i noi, facendola finita con le dichiarazioni roboanti, con i proclami e le minacce. Dette dai medici, suscitano reazioni infastidite e sollevamento di spalle.
 
Tuttavia, se tanto mi dà tanto non ci riusciremo neanche questa volta. Timoroso della citazione, oserei dire parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. Il cuore di questo popolosi è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi.
 
Allora vorrà dire che si salvi chi può. Chiameremo a raccolta chi accetta questa logica di alto profilo professionale. Blinderemo la professione entro un fortino di evidenze, dati, outcomes, evidenze di appropriatezza e qualità pesabile.
 
Non conosco e non conosciamo altre ricette.Chiamiamo a raccolta e lanciamo un appello alla Comunità Scientifica di questo Paese perché raccolga questa sfida senza proclami con una straordinaria capacità di dimostrare che questo Paese può essere cambiato con la forza non opponibile della scienza e della buona professione.
 
Claudio Cricelli
Presidente Simg
 
Lettera inviata alle Istituzioni sanitarie italiane

26 settembre 2015
© Riproduzione riservata
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