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Il fabbisogno formativo della professione sanitaria di Assistente sanitario

di Maria Cavallo

L'esperienza della pandemia ha evidenziato la carenza, all'interno del S.S.N. di Assistenti sanitari, dedicati alla prevenzione ed è impensabile non farne tesoro per poter programmare in maniera razionale il futuro, mettendo a frutto questa esperienza emergenziale, per promuovere la nostra storica professione e tutelare e garantire la popolazione e i bisogni di salute attraverso attività e prestazioni adeguate 

23 FEB - Come noto, il processo di definizione del fabbisogno di professionisti sanitari, introdotto con l’articolo 6-ter del D.lgs. 502 del 1992, viene definito attraverso il contributo delle rappresentanze istituzionali delle professioni sanitarie, quali privilegiati attori coinvolti dal Ministero della Salute, avvalendosi dei Modelli previsionali elaborati dal Ministero della Salute alle Federazioni nazionali e alle Regioni/P.A.
 
Tali modelli, per ogni singola professione, si basano su importanti parametri e banche dati, con statistiche aggiornate delle differenti variabili - popolazione di riferimento, domanda di professionisti ogni 100.000 abitanti, numero di professionisti attivi, parametri di pensionamento, ingressi all'università, tasso di successo scolastico, tasso di professionisti attivabili etc. - permettendo di individuare una stima di quanti professionisti è necessario formare, nel medio-lungo periodo, per garantire alla popolazione le attività e le prestazioni specifiche di ogni professione sanitaria.
 
In altri termini, con la definizione del fabbisogno formativo di professionisti sanitari si rileva ciò che consentirà di garantire al S.S.N. le adeguate risorse per risposte ai bisogni di salute della popolazione.
 
Nel corso dell’emergenza sanitaria di questi anni, le problematiche legate al fabbisogno di professionisti sanitari sono emerse in maniera ancora più concreta e determinante, richiedendo in maniera quasi totale il necessario potenziamento delle dotazioni organiche delle Aziende del SSN, da sempre sottostimate.
 
Tra le diverse professioni, questo tema è sicuramente molto sentito tra gli Assistenti sanitari, per i quali si segnalano regioni virtuose, con una presenza importante di questa figura nei servizi sanitari pubblici, ed altre in cui i numeri si attestano a poche decine di unità. Eppure è evidente a tutti, il loro grande apporto durante l’emergenza sanitaria. Tale squilibrio, frutto nei decenni scorsi di una errata programmazione, ha di fatto inciso notevolmente sugli interventi di prevenzione della salute di cui l’Assistente sanitario, come precisa il D.M. 69/1997, ne è figura privilegiata.
 
Si legge infatti che l’Assistente sanitario “…è l’operatore sanitario addetto alla prevenzione, alla promozione ed alla educazione alla salute”, a partire dall'analisi dei bisogni di salute della persona, della famiglia, della collettività, individuando quali strumenti utilizzare e rivolgendosi alla popolazione sana per attuare politiche di prevenzione primaria, oltreché intervenire nella prevenzione secondaria e terziaria per promuovere stili di vita salutari e puntando sulla qualità della vita.
 
L'esperienza della pandemia ha evidenziato la carenza, all'interno del S.S.N. di Assistenti sanitari, dedicati alla prevenzione ed è impensabile non farne tesoro per poter programmare in maniera razionale il futuro, mettendo a frutto questa esperienza emergenziale, per promuovere la nostra storica professione e tutelare e garantire la popolazione e i bisogni di salute attraverso attività e prestazioni adeguate.
 
Per garantire nel medio e lungo periodo questi obiettivi e questa indispensabile presenza all’interno dei servizi sanitari è assicurare la presenza costante di Corsi di laurea in Assistenza sanitaria (L-SNT/4) all’interno dei territori regionali, secondo un approccio razionale. Secondo la logica di una migliore presenza della formazione universitaria su base regionale, l’impegno si è orientato verso la riapertura di alcuni Corsi, come avvenuto in Liguria (Genova, con 20 posti) in Emilia Romagna (con un Corso di laurea interateneo Modena Reggio Emilia con 45 posti disponibili) e a Trento (con 40 posti disponibili).
 
Nonostante questo, le carenze sono ancora importanti, in particolare in Campania ed in Piemonte, in cui è auspicabile, in tempi brevi, ottenere lo stesso risultato, per il quale sarà indispensabile la sinergia con gli Ordini territoriali, le istituzioni universitarie e le Regioni. Infatti, in queste regioni, la presenza di Assistenti sanitari nel passato è stata garantita dalla “migrazione” di professionisti da altre regioni.
 
Siamo convinti che gli strumenti messi in atto dallo Stato, attraverso il Ministero della Salute e il tavolo di lavoro della nostra Federazione, con il pieno coinvolgimento delle Commissioni di albo, siano in grado di poter realizzare, anche questo ulteriore obiettivo affinchè possa essere mantenuto costante il binomio: garantire il fabbisogno formativo per assicurare alla popolazione le adeguate e specifiche risposte ai bisogni di salute.
 
Maria Cavallo
Presidente della Commissione di albo nazionale degli Assistenti sanitari


23 febbraio 2022
© Riproduzione riservata

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