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Obbligo assicurazione. I chirurghi del Cic: “Bene proroga. Ora 12 mesi per trovare soluzione”


Il Collegio Italiano dei Chirurghi accoglie con favore l'emendamentio che proroga al 13 agosto 2014 dell’obbligo assicurativo per i medici. Occorre “definire i confini dell’atto medico, per ridistribuire in modo equo la responsabilità tra struttura sanitaria e singolo professionista, facendo attenzione a ‘scaricare’ le colpe in modo univoco sul medico”.

02 AGO - “Il Collegio italiano dei chirurghi  - si legge in una nota del Cic - apprende con favore la proroga di un anno (13 agosto 2014) per l’entrata in vigore dell’obbligo di assicurazione per i professionisti della sanità”.
 
Il Collegio Italiano dei Chirurghi, che si era posto subito dei dubbi sullo scenario che si era venuto a delineare, oggi più che mai si dichiara “fortemente sensibile a queste tematiche e consapevole di quanto l’esercizio professionale possa risentire negativamente delle problematiche e delle incertezze che attanagliano il rischio clinico intende affiancare le Istituzioni e le Associazioni competenti” (come la Fnomceo, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli odontoiatri) nel definire le migliori iniziative in materia di Responsabilità professionale:
 
-          Garantendo la sicurezza nelle cure;
-          Ridefinendo i diversi profili di Responsabilità Penale e Civile;
-          Affrontando la questione delle Assicurazioni e dell’obbligo assicurativo.

Entro il 13 agosto 2014  le Camere dovrebbero approvare un’apposita legge sul cosiddetto rischio clinico “ed è entro questo lasso – si legge nella nota del Cic -  di tempo che insieme si deve lavorare per trovare le giuste soluzioni a tutela di tutti.  Occorre prevenire il rischio connesso alle attività medico– sanitarie, investire in una ‘cultura della sicurezza’, costruire  una ‘mappatura dei rischi’ ma anche contrastare gli ingiusti fenomeni tesi alla frode e alla speculazione. Tutto questo accompagnato da un intervento che riformi e riequilibri per via legislativa l’intero sistema della responsabilità medico – sanitaria”.
 
“Diversi – prosegue il comunicato - sono, infatti, i punti da analizzare in una materia che andrebbe rivista in toto. Basti pensare, tra l’altro, che il paziente può rivalersi nei confronti del medico in un arco temporale di 10 anni dal momento in cui prende coscienza di un eventuale danno subito da un trattamento medico”.
 
Premi assicurativi altissimi per i medici scaturiscono dall’aumento dei contenziosi (del   31.5 % dal 2005 al 2010) e quindi dei risarcimenti in particolare per ostetrici – ginecologi, ortopedici, chirurghi generali e di specialità. Meglio sarebbe definire i confini dell’atto medico, per ridistribuire in modo equo la responsabilità tra struttura sanitaria e singolo professionista, facendo attenzione a ‘scaricare’ le colpe in modo univoco sul medico e sarebbe utile in ogni caso  stabilire un tetto massimo per gli stessi risarcimenti.
 
Sul fronte polizze per il medico si parla di un esborso medio di 14 mila euro annui per l’attività privata con un massimale di 1.5 mln. Una cifra eccessivamente alta che verrà applicata a tutti a prescindere dal guadagno del professionista. Occorre dunque cambiare le condizioni per un accesso equo e sostenibile alle coperture e così anche evitare la ‘medicina difensiva’(reiterazione di misure terapeutiche come garanzia delle responsabilità medico legali) che potrebbe essere l’effetto negativo della denuncia facile dei pazienti, dell’alto costo delle polizze e delle cause civili/penali per risarcimento danni. Una medicina difensiva che può voler dire alti costi per il Servizio Sanitario Nazionale.
 
“È importante - sostiene il CIC - che gli interlocutori coinvolti si confrontino con il Governo affinché si possa dare vita ad una normativa utile a regolamentare il tema nel totale rispetto dei diritti sia dei medici che dei pazienti”.
 
 
 

02 agosto 2013
© Riproduzione riservata

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