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Numero chiuso a Medicina. Giovani medici: “Un valore da preservare, ma necessarie correzioni”


Il Sigm chiede l’istituzione di un tavolo Salute-Miur che individui gli strumenti per effettuare un’adeguata programmazione del fabbisogno di medici. “Oltre agli aspetti quantitativi si valutino quelli qualitativi, che dipendono anche da un ottimale rapporto docente/studenti e sulla disponibilità di casistica clinica”.

04 FEB - “Il numero programmato per l’accesso a medicina è un valore e come tale va preservato. Ma i recenti pronunciamenti dei TAR, unitamente alla sanatoria adottata dal Parlamento sul ‘bonus maturità’, impongono una riflessione circa una riconfigurazione tanto del contingente quanto delle modalità che regolamentano gli accessi ai corsi di laurea in medicina”. E’ questa la posizione dell’Associazione Italiana Giovani Medici (Sigm) che, “pur rispettando le sentenze dei tribunali amministrativi e le iniziative assunte dal legislatore”, esprime “viva preoccupazione per la messa in discussione dell’intero impianto dell’accesso programmato a medicina, per le sue ricadute sia sulla salute dei cittadini che sulle prospettive formative ed occupazionali dei futuri medici”.

Secondo il Sigm quello della formazione medica pre e post lauream “rappresenta l’unico ambito in cui il diritto allo studio dello studente deve trovare un punto di equilibrio con la tutela del diritto alla salute del cittadino. L’addestramento professionale del medico, che è garanzia della tutela della salute del paziente, si fonda su un percorso formativo caratterizzato da un ottimale rapporto docente/studenti e sulla disponibilità di un’adeguata casistica clinica, reperibile all’interno delle strutture assistenziali. E tale casista non è illimitata, per quanto presenti potenzialità di ampliamento attraverso l’effettiva implementazione di reti formative integrate tra Università, Territorio ed Ospedale”.

Per il Sigm “il sistema dell’accesso programmato in linea di principio garantisce tali condizioni e, pertanto, va salvaguardato”. Peraltro, l’Associazione ricorda che secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità l’Italia è uno dei Paesi con il rapporto medici/assistiti più alto nell’EU (3,9:10.000, con una media EU che si attesta a 3,2:10.000, per l’anno 2010). “Dato che richiama ulteriormente l’attenzione sul tema della programmazione delle risorse umane del settore sanitario, a maggior ragione perché ai giorni nostri si deve tenere in debito conto anche il tema della  compartecipazione di competenze professionali coi profili non medici”.

Per questo per il Sigm “è necessario avere un approccio di sistema per effettuare un’adeguata programmazione del fabbisogno di professionalità mediche, non limitandosi agli aspetti quantitativi, ma avendo almeno pari attenzione per quelli qualitativi”.

A questo scopo il Sigm sottolinea però la necessità che “il decisore, sia a livello centrale che, primariamente, a livello regionale, si doti di adeguati strumenti e metodologie per orientare le politiche programmatorie a partire dal dato epidemiologico, tanto sul versante dell’organizzazione di ciascun Ssr, quanto su quello della definizione del fabbisogno di risorse umane. Si dovrebbero innanzitutto mettere a sistema i vari flussi informativi esistenti, che a vario livello esplorano dimensioni diverse del contingente di professionalità mediche in attività, ma senza incrociarsi tra loro e perdendo quindi la visione di insieme”, continuano i Giovani Medici (SIGM).

I Giovani Medici chiedono dunque che “Ministero della Salute e MIUR istituiscano con urgenza un tavolo di lavoro interministeriale, incaricato di rivisitare sia il sistema di accesso a medicina che le modalità di programmazione del fabbisogno di professionalità mediche. In tal senso, si potrebbe guardare al modello francese di sistema di accesso a medicina, corretto mantenendo una selezione a graduatoria nazionale nel passaggio tra il primo ed il secondo anno di corso”, suggerisce il Sigm. Secondo il quale, inoltre, “appare inevitabile provvedere ad una diminuzione controllata del contingente di accessi a medicina, intervenendo al contempo nel post laurea con una rimodulazione quali-quantitativa del fabbisogno di professionalità medico specialistiche a favore dei profili generalisti, come ci insegnano le esperienze più lungimiranti di altri Paesi”.

04 febbraio 2014
© Riproduzione riservata

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