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Contenzioso medico-legale. Dal 2001 al 2011 crescita media del 7,3%. Gli ortopedici i più coinvolti


Se ne discute a Bentivoglio (BO) in un incontro focalizzato non solo sugli interventi chirurgici ma anche sull’aspetto clinico e i trattamenti farmacologici. Le prescrizioni, infatti, vedono il medico responsabile non solo dal punto di vista professionale ma anche di danno erariale nei confronti del Ssn. Fondamentale una migliore comunicazione medico-paziente.

31 MAR - Il contenzioso medico-legale non conosce crisi. Secondo gli ultimi dati disponibili, la somma dei premi pagati da strutture sanitarie e professionisti alle compagnie assicurative italiane in un anno è pari a oltre 520 milioni di euro, con un tasso annuo di crescita media nel periodo 2001-2011 pari al 7,3%. Gli ortopedici, dopo i medici dei Pronto Soccorso, sono gli specialisti più coinvolti dal fenomeno. Se al centro dell’attenzione vi sono gli interventi chirurgici, anche la clinica è un ambito in cui questi professionisti hanno precise responsabilità. In particolare, dovendo spesso gestire pazienti che soffrono di dolore osteoarticolare e post-operatorio, sono chiamati a confrontarsi con l'obbligo di trattare il dolore in virtù dei principi sanciti dalla Legge 38, evitando prescrizioni inappropriate e molto abusate, come Fans a lungo termine, del tutto al di fuori dalle indicazioni dall'Ente regolatorio Aifa (nota 66).

Questi i temi emersi oggi, a Bentivoglio (BO), in occasione dell’incontro “Legge sul dolore, responsabilità medica e business del danno”, che ha coinvolto ortopedici, neurologi, avvocati, magistrati, medici legali e terapisti del dolore. L’evento ha avuto il patrocinio del Comune di Bologna, dalla Siot (Società italiana di ortopedia e traumatologia) e dell’Ordine dei Medici di Bologna e un grant incondizionato di Mundipharma.

“Le denunce per malpractice medica negli ultimi anni stanno registrando un trend in forte crescita, con conseguenze che spesso si ripercuotono sulla serenità con cui clinici e chirurghi svolgono la loro professione - ha dichiarato Paolo Cherubino, Presidente Siot -. Obiettivo del convegno di oggi è sensibilizzare opinione pubblica e colleghi sulla preoccupante crescita degli atti di contenzioso medico nei confronti degli ortopedici, che in più del 95% dei casi li vede poi assolti. L’Italia, insieme a Polonia e Messico, non ha ancora un riconoscimento giuridico dell’atto sanitario inteso a migliorare e guarire il paziente e non a invalidarne l’integrità fisica. Come SIOT rinnoviamo il nostro appello alle Istituzioni, affinché si ponga rimedio a questa grave lacuna”.

“La preoccupazione per un contenzioso sempre più alto si lega a un aumento della medicina difensiva: esami, visite e trattamenti spesso inutili e rifiuto da parte di molti professionisti di eseguire interventi chirurgici considerati a rischio - ha illustrato l’avvocato Ernesto Macrì, consulente legale Siot -. Una medicina difensiva che, secondo alcune stime, ha un impatto di oltre 10 miliardi di euro. Se a tutto questo si aggiunge l’eccessiva dilatazione dei tempi legali che appesantiscono l’iter burocratico delle controversie, si comprende perché appare più che mai necessaria una riforma organica e di sistema in materia di responsabilità sanitaria, che si snodi attraverso tre principali linee direttrici: gestione e monitoraggio del rischio, risoluzioni alternative delle controversie, struttura sanitaria come protagonista”.

Ma la responsabilità medica non riguarda solo gli interventi chirurgici. Altro importante aspetto approfondito nell’incontro di Bentivoglio è, infatti, quello della responsabilità in campo clinico e farmacologico, con un focus specifico sulla gestione del dolore, patologia che molto spesso affligge i pazienti in cura dall’ortopedico. “La Legge 38 garantisce l’accesso di tutti i cittadini alla terapia del dolore e alle cure palliative con precisi obblighi di legge per Regioni, aziende sanitarie e professionisti - ha evidenziato Stefania Taddei, Presidente Comitato Ospedale-Territorio senza Dolore Ausl Bologna - questi ultimi sono tenuti a rilevare e registrare il dolore in cartella clinica, in ogni ambito assistenziale. Rispetto all’appropriatezza prescrittiva a esprimersi sono gli enti regolatori: Aifa e le Commissioni regionali del farmaco (Cfr), che definiscono la rimborsabilità e quindi le condizioni cliniche per le quali il Ssn erogherà gratuitamente il farmaco. La prescrizione inappropriata, pertanto, al di fuori delle indicazioni degli enti regolatori, vedrà il medico responsabile dal punto di vista professionale, in caso di danno conseguente alla terapia somministrata (come è sempre per la responsabilità professionale), ma anche responsabile di un danno erariale nei confronti del Ssn”.

Quello delle prescrizioni non appropriate di farmaci analgesici è ancora una questione irrisolta non solo per gli ortopedici, ma anche per molti altri specialisti e per i medici di famiglia. Secondo il rapporto Osmed, il6% dei soggetti ad alto rischio gastrointestinale e il 3,7% di quelli con malattie cardiovascolari è risultato esposto a Fans per più di 90 giorni, nonostante la letteratura scientifica e le più recenti indicazioni delle Autorità regolatorie abbiano dato indicazioni circa un impiego di questi farmaci limitato al dosaggio minimo efficace e al più breve tempo possibile. Secondo la nota n. 66 dell’Aifa, Fans e Coxib sono controindicati nei pazienti interessati da scompenso cardiaco moderato e grave, cardiopatia ischemica, patologie cerebrovascolari e arteriose periferiche. L’Aifa ha inoltre recentemente rivisto la scheda tecnica di diversi farmaci che associano paracetamolo e codeina, indicando in 3 giorni (72 ore) la durata massima del trattamento, a causa dell’elevato rischio di epatotossicità legato al sovradosaggio di paracetamolo.
“Fans e paracetamolo non sono quindi indicati nei trattamenti a lungo termine per il dolore cronico – ha concluso Taddei –. La Legge 38 interviene in questo ambito in maniera molto trasversale, facilitando enormemente la prescrizione su ricettario dei farmaci oppioidi, la loro gestione all’interno delle strutture ospedaliere e residenziali e l’erogazione diretta dalle farmacie ospedaliere. Verso questi farmaci permangono ancora pregiudizi ingiustificati e diffidenza, talora anche tra gli stessi clinici. Occorre un ulteriore sforzo da parte di noi medici per spiegare ai pazienti, con assoluta trasparenza, l’utilità di impiego degli oppioidi. La comunicazione medico-paziente, volta a rafforzare l’alleanza terapeutica, rimane uno degli strumenti fondamentali per prevenire, in ogni ambito, il fenomeno del contenzioso medico-legale”.

31 marzo 2014
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