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Università. Anaao Giovani: “Modificare l’accesso al corso di laurea? Meglio programmare prima”


Non convince la possibilità, prospettata dal Ministro dell’Istruzione Giannini, di abolire l’attuale sistema di accesso a numero programmato al corso di laurea e sostituirlo con una selezione “sul campo”, da svolgere durante il primo anno di studi, basata sul modello attualmente in vigore in Francia

05 MAG - L’Italia, oggi più di ieri, ha bisogno di una programmazione “chirurgica” dei medici da formare per il futuro impiego nel Ssn. Una programmazione che consideri le corrette “proporzioni” riguardo ai pensionamenti, evitando ciò che è accaduto in Francia in questi mesi alla spasmodica ricerca di medici italiani e non. Ed occorre pensare da subito ad una alternativa certa per gli studenti che non riusciranno ad accedere al secondo anno di Corso che non li costringa a “buttare alle ortiche” un intero anno della propria vita.
 
È questa la posizione espressa da Anaao Giovani in merito alle dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini sulla volontà di abolire l’attuale sistema di accesso a numero programmato al corso di laurea in Medicina e Chirurgia per sostituirlo con una selezione “sul campo”, da svolgere durante il primo anno di studi, basata sul modello attualmente in vigore in Francia.
 
“L’Università Italiana – si legge in un nota del sindacato –  non riuscendo con gli attuali finanziamenti a garantire la formazione e i servizi per il primo anno di medicina ad una platea di oltre 60 mila aspiranti medici, correrebbe il rischio di abbassare sensibilmente la qualità formativa dell’iter di studi. Non vorremmo che la ragione per passare dal sistema attuale, certo migliorabile, al modello francese consistesse nella volontà di trovare un pretesto per aumentare il fondo di finanziamento ordinario universitario (Ffo) e dare respiro alle casse ormai vuote degli atenei italiani”.
 
 Anaao Giovani ritiene che il numero chiuso per l’accesso alla professione possa offrire concrete possibilità di lavoro ai giovani medici neolaureati, oggi costretti per anni al precariato senza poter avere accesso alla specializzazione. A condizione, però, di una puntuale programmazione del fabbisogno di medici e di specialisti, affinché non si verifichi più la vergognosa attuale disoccupazione di migliaia di colleghi, figlia di calcoli senza rigor di logica, attuati con la pretesa di avere circa 10mila nuovi medici ogni anno e di fornire solo a meno della metà la possibilità di accedere a un corso di formazione post-laurea. E di un vero cambio di paradigma che chiami il Ssn a svolgere pienamente quel ruolo professionalizzante che la legge gli assegna e regioni e facoltà nei fatti gli negano.

05 maggio 2014
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