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Linee guida pratiche radiologiche. Per i Tsrm “abili manine” hanno cambiato le carte in tavola. “Lorenzin intervenga”

di Comitato centrale della Federazione Tsrm

Dopo l'on. Amato, anche la Federazione Tsrm interviene per sollecitare il ministro affinché “l'attuale versione delle linee guida non venga pubblicata, consentendone la revisione necessaria a renderle ciò che avrebbero dovuto essere: un qualificato ed efficace contributo alla radioprotezione, aumentando l'appropriatezza prescrittiva e, conseguentemente, riducendo la dose alla popolazione”

30 OTT - Con la lettera al Ministro Lorenzin, l'On. Amato è riuscita ad accendere i riflettori sulle “Linee guida per le pratiche radiologiche clinicamente sperimentate (art. 6 D.Lgs. 187/2000)”, fortunatamente non ancora pubblicate in Gazzetta Ufficiale.
 
Vogliamo da subito evidenziare come quello che potrebbe apparire un documento per addetti ai lavori è, invece, un atto d'interesse generale. Per comprenderlo basta pensare ai 100 milioni di indagini radiologiche effettuate ogni anno nel nostro Paese, quindi alla probabilità che ognuno di noi - o un nostro caro - ha di essere sottoposto ad un'indagine che espone alle radiazioni ionizzanti: radiografie, TC, densitometrie ossee, angiografie, coronarografie, esami di medicina nucleare, etc...
 
Le linee guida avrebbero dovuto immettere nel sistema sanitario un elenco di prestazioni clinicamente sperimentate, cioè un elenco di indagini radiologiche appropriate (correlazione di provata efficacia tra l'indagine proposta e il quesito clinico per il quale viene proposta), in linea con le più recenti indicazioni ministeriali.
 
Nel 2004 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, sancì un accordo che portò alla pubblicazione delle Linee guida nazionali di riferimento per la diagnostica per immagini.
 
Come da noi suggerito in data 29 maggio 2015, quel documento, ormai datato, sarebbe dovuto essere la base di partenza delle attuali linee guida. Di quel documento si sarebbe dovuta recuperare l'impostazione e, per le sole indagini che espongono a radiazioni ionizzanti, sulla base delle prove di efficacia nel frattempo pubblicate, definire l'elenco delle procedure clinicamente sperimentate, indicando sia le indagini (non solo la radiologia convenzionale, ma anche le TC, etc...) sia i quesiti clinici ai quali ognuna di esse si è dimostrata in grado di rispondere.
 
Oltre a non fornire ciò che ci saremmo aspettati, nella parte relativa all'organizzazione del lavoro, l'attuale versione delle linee guida contiene elementi antitetici rispetto a ciò di cui il sistema sanitario e i cittadini hanno bisogno: aumento dell'appropriatezza (nella fattispecie prescrittiva), adozione diffusa dei sistemi di telemedicina (nella fattispecie di teleradiologia) e valorizzazione delle professioni sanitarie (nella fattispecie i tecnici di radiologia).
 
Relativamente a quest'ultima, la scrivente ha nel tempo contrastato le fisiologiche pulsioni corporative e rivendicative del gruppo professionale, ponendo la formazione al centro del ragionamento relativo alla crescita dell'autorevolezza nel sistema; ciò non può, però, tradursi in un percorso infinito e nel mancato riconoscimento di quel che è già consolidato nella pratica quotidiana.
 
Ad onor del vero, va ricordato che pur dovendo essere un documento prevalentemente clinico, nelle condivise intenzioni iniziali le linee guida avrebbero anche dovuto essere il mezzo attraverso il quale fornire alcuni elementi organizzativi di minima per mettere in protezione il sistema (operatori compresi) a seguito delle criticità rese evidenti dai processi di Marlia e Barga. Tale condivisa intenzione iniziale è stata abusata, snaturando il documento, nel quale non ci riconosciamo, sin dal 2 ottobre 2014.
 
Sempre relativamente alla componente organizzativa, a dimostrazione di come anche questa volta abili manine abbiamo lavorato in modo efficace a favore di interessi corporativi, traendo in inganno il Ministero, è sufficiente raffrontare quanto contenuto nel condiviso documento “Management della erogazione delle prestazioni di diagnostica per immagini” (La conduzione tecnica dell'esame è svolta dal TSRM, secondo le linee guida, nazionali o della struttura, in relazione a quanto preventivamente concordato con il Medico radiologo) con quanto presente nelle linee guida (La conduzione tecnica dell'esame è svolta dal TSRM, in relazione a quanto preventivamente concordato con il Medico radiologo, che in ogni caso può direttamente effettuare l’esame o modificarne il protocollo di esecuzione in relazione alle esigenze cliniche del paziente).
 
Le intenzioni di chi ha approfittato della fiducia del Ministero sono evidenti. Quel che spiace, e che non è in alcun modo giustificabile, è la mancata attenzione che il Ministero ha sinora riconosciuto ai nostri contributi. Quanto sopra riportato gli è stato formalmente comunicato in data 29 maggio 2015 (successivamente ribadito in data 7 luglio), anche fornendo una tabella di comparazione tra il testo di partenza e quello da noi proposto, affinché fosse possibile una più facile identificazione delle criticità. Il Ministero dovrebbe verificare meglio l'obiettività e, soprattutto, l'assenza di conflitti d'interesse in capo a coloro che coinvolge in qualità di consulenti/esperti e, nell'individuarli, garantirsi il contributo di tutte le componenti professionali.
 
Infine, l'attuale versione delle linee guida contiene numerosi elementi che si configurano come propedeutici a problematiche di tipo medico-legale. Anche da questo importante punto di vista, in questa forma, creerebbero più problemi di quanti ne andrebbero a risolverebbero.
 
Questa Federazione ha sempre manifestato senso di responsabilità e dell'Istituzione, ponendosi costantemente al servizio del sistema sanitario e delle persone assistite. Anche questa battaglia ha la stessa impostazione.
 
Confidiamo, quindi, che il Ministro, ora informato, intervenga affinché l'attuale versione delle linee guida non venga pubblicata, consentendone la revisione necessaria a renderle ciò che avrebbero dovuto essere: un qualificato ed efficace contributo alla radioprotezione, aumentando l'appropriatezza prescrittiva e, conseguentemente, riducendo la dose alla popolazione. 
 
Il Comitato centrale della Federazione Tsrm

30 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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