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Delega lavoro in sanità. FederSpecializzandi: “Biennio finale con tempo determinato non difende la qualità della formazione. Ecco le nostre proposte”

di Ufficio Presidenza Federspecializzandi

Anche la Federazione si esprime negativamente rispetto alla proposta sull’art. 22 del Patto per la Salute relativa all’introduzione di contratti a tempo determinato nelle aziende sanitarie della rete formativa per gli specializzandi all'ultimo biennio di corso. Raccolte in un documento le motivazioni del no alla proposta della dirigenza medica e sanitaria ed elenca 12 proposte della Federazione per la formazione del futuro.

08 APR - Federspecializzandi si esprime negativamente rispetto alla proposta sull’art. 22 del Patto per la Salute relativa all’introduzione di contratti a tempo determinato nelle aziende sanitarie della rete formativa per gli specializzandi all'ultimo biennio di corso
Le motivazioni dietro a questa posizione sono elencate di seguito.
 
- Perdita di omogeneità dei percorsi formativi: Creare un percorso nel SSN per gli specializzandi all’ultimo biennio di corso implicherebbe l’instaurarsi di disparità e disomogeneità nella formazione, anche all’interno della stessa tipologia di scuola, con il risultato che il titolo del diploma di specializzazione potrebbe corrispondere a una professionalità molto variabile da specialista a specialista, dipendente dalle diverse esperienze non standardizzate né definite univocamente.
 
- Mancanza di garanzie didattiche e valutative: Durante il biennio sul SSN, così come indicato, verrebbero a mancare garanzie qualitative e quantitative in termini didattici. Tra gli standard e i requisiti per le strutture in rete formativa, infatti, non esistono solo indicatori di prestazioni assistenziali, ma anche cruciali indicatori del livello di insegnamento. Precisiamo inoltre come non sia sufficiente omologare la valutazione finale e l’aspetto delle lezioni, lasciandole appannaggio della Scuola di Specializzazione, poichè la didattica post-lauream è composta da molti altri aspetti, quali la tutorship di qualità, le valutazioni continue, la ricerca e aggiornamento o i momenti di condivisione clinica e scientifica che caratterizzano il percorso formativo.
 
- Sbilanciamento della figura dello specializzando verso l’aspetto lavorativo: La separazione del percorso formativo agli ultimi due anni comporta, poi, un’alterazione dell’equilibrio delicato che vede attualmente nello specializzando coesistere le due figure del medico in formazione, che acquisisce competenze, e del medico lavoratore che eroga un servizio assistenziale, proporzionale alle competenze già acquisite e con progressiva assunzione di responsabilità e raggiungimento dell’autonomia. Un contratto di natura lavorativa rischia dunque di legittimare la dequalificazione del momento formativo, vincolando gli specializzandi a concentrare le loro energie alle attività di gestione del reparto senza curarsi del livello del loro apprendimento.
 
- Blocco ulteriore del turnover e delle assunzioni per i neospecialisti: Anche dal punto di vista dell’accesso al mondo del lavoro la proposta dell’Intersindacale risulta essere tutt’altro che vantaggiosa poiché andando a “coprire” i bisogni delle strutture del SSN mediante gli specializzandi agli ultimi anni, in costante ricambio, si ridurrà ulteriormente il turnover di assunzione di neospecialisti, certamente dal “costo” maggiore.
 
- Specializzandi per sopperire alle carenze di organico del SSN: Appare piuttosto chiaro che il razionale del punto b trovi origine dalla necessità di “tappare i buchi” presenti nell’organico delle aziende sanitarie con personale, ormai formato, a buon mercato. Ad aggravare ulteriormente la carenza di risorse umane nelle strutture assistenziali ha contribuito l’entrata in vigore nella Direttiva Europea sull’orario di lavoro che definisce il tetto massimo delle 48 ore settimanali e impone riposi specifici. La conseguente assenza di adeguamento del numero di professionisti, attraverso opportune assunzioni, sta mettendo in ginocchio l’organizzazione di molte Unità Operative.
 
- Nuovo sconvolgimento organizzativo del percorso formativo, a poco più di un anno dall’entrata in vigore del Decreto Interministeriale n° 68 del 2015 sul riordino delle Scuole di Specializzazione. Appare del tutto inadeguato rivedere ulteriormente gli ordinamenti didattici delle scuole di specializzazione sulla base della compatibilità con questo momento finale nel SSN per gli specializzandi all’ultimo biennio. Serve ancora un grande sforzo per applicare uniformemente le direttive presenti del Decreto Interministeriale n° 68 del 2015 e non è auspicabile un nuovo sconvolgimento organizzativo del percorso formativo. È assolutamente necessario invece lavorare sugli ordinamenti dal punto di vista didattico, sulla definizione delle competenze da acquisire nei vari percorsi formativi e sulla loro valutazione e certificazione.
 
Riteniamo non accettabile tale proposta poiché paventa la possibilità di utilizzare lo specializzando agli ultimi anni per rispondere alle carenze di organico delle strutture assistenziali, esacerbate dalla recente entrata in vigore delle limitazioni sull’orario di lavoro, creando così mano d'opera e a basso costo.
 
Ancora una volta, come poco più di un anno fa, si propongono scenari in cui il medico in formazione si trova a intraprendere un percorso non pensato per raggiungere una graduale acquisizione di competenze e quindi assunzione di responsabilità, bensì una esperienza lavorativa estemporanea che non fornisce garanzie né formative né lavorative.
 
Le considerazioni fin qui riportate sono inserite in un documento più ampio e approfondito realizzato da FederSpecializzandi come strumento di divulgazione tra i colleghi e tra l’opinione pubblica riguardo alle proposte avanzate sull’art. 22 del Patto per la Salute. Al suo interno è possibile reperire un’apposita sezione di cronistoria dei fatti di questi giorni con link ai testi e agli articoli in merito e l’insieme delle motivazioni per le quali la nostra Confederazione ha preso la propria posizione.
 
Nella seconda parte del documento proponiamo la nostra riflessione relativa alla necessità di un cambiamento radicale di paradigma del sistema formativo medico.
 
Occorre andare verso un sistema basato sulle competenze, che devono essere ben definite per ogni percorso formativo, insegnate, valutate e certificate all’interno delle attività didattiche e professionalizzanti.
 
Ponendo al centro l’acquisizione di competenze, si viene a creare un sistema formativo in cui la progressiva assunzione di responsabilità professionale e di autonomia sono proporzionate al grado di competenza raggiunta.
 
Questo nostro documento contiene considerazioni anche sulla rete formativa, sulla valutazione, sugli standard e requisiti delle strutture didattiche, sul ruolo lavorativo dello specializzando, sulle responsabilità istituzionali della formazione medica e su molti altri aspetti.
Sulla base di esse, sono elencate in conclusione le richieste formali che FederSpecializzandi avanza alle istituzioni relativamente al sistema formativo medico.


Ufficio di Presidenza Confederale Federspescializzandi 2015-2016

08 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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