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Tutti contro i Pronto Soccorso. E il Simeu insorge: “I pazienti sono in attesa, non abbandonati, mai”


La presidente della Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza stavolta non ci sta. E all’ennesimo attacco contro i Pronto Soccorso, con la stampa che parla di pazienti abbandonati a morire, prende carta e penna e scrive: “Se succede che fra un intervento medico e l’altro (…) i pazienti attendano (…) non si sospende mai il monitoraggio sanitario e anche in quel frangente vengono somministrate le cure del caso”. E lancia la campagna #iononabbandono

01 GIU - “Il Pronto Soccorso non è più quello di 20 anni fa, in cui chi si presentava veniva o ricoverato o veniva rimandato a casa. Oggi il pronto soccorso è sede di indagini, di esami, di diagnosi, di terapia e di cura, non deve quindi stupire che chi si reca al Pronto Soccorso sia trattenuto per del tempo. In una situazione di sovraffollamento endemico come quello che vivono i nostri Pronto Soccorso, è inoltre normale che vi siano tempi di attesa. E se succede che fra un intervento medico e l’altro, durante il percorso di cura, i pazienti attendano, questo non vuol dire che gli operatori sospendano il monitoraggio sanitario di quei pazienti o la somministrazione delle cure del caso. Nei Pronto Soccorso nessuno viene mai abbandonato”.
 
Da questa premessa inizia la nostra conversazione con Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale Simeu (Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza), che dopo l’ennesimo attacco ai pronto soccorso, con la stampa che parla di pazienti abbandonati a morire, prende carta e penna per difendere i Pronto Soccorso e chi vi opera.  

La lettera di Ruggieri è in risposta a un commento di Massimo Gramellini (Corriere della Sera) dal titolo Lento abbandono”, “ma non c’è nulla di personale contro Gramllini, che anzi, in tante altre occasioni ha elogiato il nostro operato”, spiega la presidente del Simeu. Gramellini è piuttosto preso ad esempio di un modo di parlare dei Pronto Soccorso che è ben più diffuso, nonché fonte di ispirazione per la campagna lanciata oggi dal Simeu #iononabbandono.

“Abbiamo scelto l’hashtag #iononabbandono per avviare una campagna di comunicazione in difesa del Pronto Soccorso e della capacità del pronto soccorso di accogliere chi soffre e chiede aiuto”, spiega Ruggiero. Che evidenzia come questa sia solo l’ultima delle iniziative che la Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza ha messo in campo per comunicare ai cittadini il valore del pronto soccorso. “Molte delle iniziative, peraltro, sono state promosse insieme ai cittadini. Con Cittadinanzattiva – ricorda Ruggieri – abbiamo promosso la Carta dei diritti del pronto soccorso, una guida rivolta a cittadini e operatori per ottenere cure più efficaci e migliori condizioni di lavoro. Insieme a Cittadinanzattiva abbiamo promosso anche la Settimana del Pronto Soccorso, giunta quest’anno alla IV edizione”.

Per Ruggieri “il Pronto Soccorso è un bene che dovremmo trattare meglio un po’ tutti, perché è l’ultimo baluardo del sistema sanitario nazionale che accoglie razze diverse, età diverse, stati sociali diversi, h24 per 365 giorni all’anno. Nei Pronto Soccorso nessuno viene abbandonato”.

Ecco lettera di Maria Pia Ruggieri in risposta a “Lento abbandono” di Massimo Gramellini, Corriere.it, mercoledì 31 maggio 2017

Gentile Massimo Gramellini
Le scrivo a nome della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, che rappresenta circa tremila fra medici e infermieri del pronto soccorso e del 118, dopo aver letto “Lento Abbandono” il suo commento di mercoledì 31 maggio su Corriere.it.

La storia della signora Isabella è terribile, e lo è come tutte le storie dei pazienti con gravi richieste di salute, a cui i medici e gli infermieri in pronto soccorso e in ambulanza non riescono a trovare una soluzione, pur facendo tutto il possibile come professionisti e come persone. L’inchiesta in corso da parte della magistratura farà luce sulla dinamica di questa vicenda, accertando come realmente si sono svolti i fatti e, nel caso, le responsabilità dell’accaduto.

Insieme al profondo cordoglio per i familiari della signora sento però di dover sottolineare con forza che il pronto soccorso è esattamente il contrario di quello che lei descrive nel suo commento: non è il luogo dell’abbandono, ma il luogo dell’accoglienza e dell’ascolto, per tuttti, spesso con fatica e frustrazione di chi ci lavora, ogni giorno dell’anno a qualsiasi ora, anche oltre i limiti dei turni, come lei stesso ha raccontato il 3 febbraio 2016 nella risposta alla lettera “Mia madre al pronto soccorso, e quel bacio” sul settimanale Vanity Fair.

Il nostro Servizio sanitario nazionale dell’emergenza è prezioso, perché aperto a tutti, gratis e sempre accessibile, pur con tutti i suoi difetti, tra cui però l’abbandono nella sofferenza non figura. Se succede che fra un intervento medico e l’altro durante il percorso di cura, i pazienti attendano, per un sovraffollamento endemico che è sempre più necessario risolvere, non si sospende mai il monitoraggio sanitario e anche in quel frangente vengono somministrate le cure del caso; se mancano le barelle, i pazienti vengono curati ugualmente, magari a terra, ma vengono soccorsi.

Il personale fa di tutto, e ancora di più, per alleviare le sofferenze i pazienti, ma talvolta viene sconfitto, altre volte sbaglia, come umanamente accade, altre volte si spaventa e soffre, ma sempre cura e soccorre. E talvolta, sempre più spesso, viene attaccato, verbalmente e fisicamente dai pazienti e dai familiari, per attese che spesso non c’è neppure il tempo di spiegare e a volte anche per l’ineluttabilità di un esito per il quale si deve comunque trovare un colpevole.


01 giugno 2017
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