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La sanità è delle donne ma a comandare sono sempre gli uomini. È ora di cambiare

di Donatella Noventa e Isa Maggi

In vista delle future elezioni ordinistiche che porteranno al rinnovo degli Ordini Provinciali, Regionali e Nazionali di tutte le professioni sanitarie, chiediamo che si lavori per realizzare una vera rappresentanza di genere al loro interno e promuovere donne nel rispetto delle quote a livello di gestione, dando un segno concreto di discontinuità. la mancanza di leadership femminile sia prima di tutto un fatto culturale, alimentato dalla errata convinzione che le donne non siano interessate o capaci di ricoprire incarichi politici alla pari degli uomini

02 SET - Gentile Direttore,
le imminenti elezioni ordinistiche portano in primo piano il problema della rappresentanza di genere all’interno degli organi della governance delle professioni sanitarie.
 
Ancora oggi, nel 2020, la presenza esigua di donne ai vertici delle organizzazioni politiche, economiche e sociali della società contemporanea è una realtà in tutti i settori della società ed è nell’ambito delle professioni sanitarie, ed in particolare nel mondo medico, che questa realtà assume delle connotozioni veramente preoccupanti.
 
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 7 operatori sanitari su 10 sono donne, ma di queste meno di 3 su 10 occupano una posizione di leadership.
 
Alle donne, che pur rappresentano i 2/3 degli operatori sanitari, continua ad essere negata una adeguata rappresentanza all’interno degli organi di governance della professione (Ordini professionali, Casse previdenziali, sindacati, società scientifiche), ai vertici delle aziende sanitarie pubbliche (Asl e Aziende Ospedaliere) e delle aziende sanitarie private (Case di cura, società farmaceutiche) cioè in tutti gli organismi che controllano il comparto produttivo e quello formativo (Università , Corsi di laurea e di specializzazione).
 
Il mondo della sanità rappresenta dunque uno dei settori dove è più evidente l’asimmetria di leadearship tra i generi. Se ne è parlato in un webinar organizzato dagli Stati Generali delle Donne, un coordinamento nazionale, permanente di donne che in questi anni è diventato un interlocutore autorevole per le Istituzioni che operano nell’ambito delle politiche del lavoro, dell’economia, della finanza, del femminile, dei diritti, della cultura, della scuola,della formazione, della pace e del dialogo, del ben vivere, dello sviluppo.
 
Nell’ambito di questo incontro sono stati portati alcuni dati e altrettante immagini che evidenziano come nel mondo della sanità la donna sia ancora ai margini dei processi decisionali.
 
Alcuni esempi qui di seguito:
- Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo): nessuna donna nel Comitato centrale
- Presidenti degli Ordini dei Medici Provinciali: solo 11 presidenti donne su un totale di 106 Presidenti
- Comitato centrale della FOFI (ordine dei farmacisti): nessuna donna
- Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e tecnici della prevenzione e riabilitazione (TSRM-PSTRP): solo 2 donne
- Federazione nazionale degli Ordini delle Professioni Infermeristiche (FNOPI): unico caso dove 3 donne rivestono la carica di Presidente, vice Presidente e Segretaria Nazionale
 
Le cose non sono diverse all’interno di vari sindacati, specie in quelli medici.
Nel Consiglio Nazionale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), il maggior sindacato dei medici di famiglia: nessuna donna.
Nel direttivo nazionale ANPO (Associazione nazionale Primari Ospedalieri): 1 donna.
Nel consiglio direttivo CIMO, il sindacato dei medici: nessuna donna.
Nell'esecutivo nazionale dell’ANAAO ASSOMED (Associazione medici dirigenti: 3 donne, ma senza cariche specifiche).
 
La stessa cosa si evidenzia ai vertici degli Enti di previdenza. Ad esempio, all’interno del CDA dell’ENPAM, il più grande ente pensionistico del mondo medico: 1 sola donna.
 
Lo stesso dicasi per i Direttori Generali delle Aziende sanitarie locali, ospedaliere e Territoriali: rarissime donne in tutto il territorio nazionale.
 
Vogliamo sottolineare come la mancanza e/o forte carenza di donne ai vertici delle varie istituzioni ed Organismi rappresentativi del mondo sanitario produca, a cascata, la loro assenza ai tavoli decisionali. Questo comporta una “non vera presa in carico” dei problemi del mondo sanitario femminile e della collettività in genere.
 
Ancora peggio, l’esclusione dell’esperienza e della conoscenza del mondo sanitario che le donne hanno maturato negli anni, è una grave perdita che influisce nella programmazione ed organizzazione dei servizi sanitari che oggi non riescono a rispondere in pieno ai bisogni della cittadinanza, in termini di cura, prevenzione e riabilitazione soprattutto delle patologie croniche.
 
L’attuale governance politica delle professioni sanitarie tende ancora oggi, in maniera univoca, a preferire l’universo maschile e continua ad ignorare di fatto che la professione sanitaria, oggi, sta volgendo al rosa.
 
In vista delle future elezioni ordinistiche che si terranno a partire da settembre e che porteranno al rinnovo degli Ordini Provinciali, Regionali e Nazionali di tutte le professioni sanitarie, chiediamo che si lavori per realizzare una vera rappresentanza di genere al loro interno e promuovere donne nel rispetto delle quote a livello di gestione, dando un segno concreto di discontinuità. Ci appare evidente come la mancanza di leadership femminile sia prima di tutto un fatto culturale, alimentato dalla errata convinzione che le donne non siano interessate o capaci di ricoprire incarichi politici alla pari degli uomini.
 
Questa posizione è offensiva nei confronti dei tanti medici, infermieri, tecnici donne che ogni giorno , specie in questo tempo di Covid, lavorano con impegno e passione almeno quanto i loro colleghi maschi.
 
Chiediamo con forza che nelle prossime elezioni Ordinistiche vengano rispettate ed attuate le indicazioni contenute nel nuovo ordinamento per le elezioni che invitano a favorire l’equilibrio di genere all’interno dei diversi Direttivi.
La parità tra donne e uomini deve essere garantita a tutti i livelli di leadership!
Non è pensabile infatti che si possa arrivare ad una vera parità di genere senza una presenza adeguata delle donne nei luoghi dove si prendono le decisioni destinate ad avere un impatto sulla collettività.

Dottoressa Donatella Noventa
Già Direttrice della U.O.C. di Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico e del Dipartimento di Fisiopatologia Cardiovascolare della Ulss 13 Mirano (VE), Stati Generali delle Donne del Veneto

Dottoressa Isa Maggi
Presidentessa Nazionale degli Stati Generali delle Donne
 


02 settembre 2020
© Riproduzione riservata

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