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Lazio. Bissoni: “Programmi operativi 2016-18 garantiranno definitivo sblocco del turn over”

Lo ha annunciato il subcommissario per l’attuazione del Piano di rientro, durante la Conferenza dei servizi del San Camillo. Il direttore della cabina di regia della sanità, Alessio D'Amato, ha sottolineato che “stiamo andando verso uscita deficit, garantendo risarcimento fiscale a imprese e cittadini". Il dg dell'A.O, Antonio D'Urso, ha garantito che “i 20 posti letto di rianimazione sono operativi”. Amarezza e insoddisfazione sul fronte sindacale.

11 MAR - I Programmi operativi della sanità laziale, che riguarderanno il triennio 2016-18, consentiranno “di uscire dal meccanismo che ha determinato il blocco del turn over che spesso si è tradotto in tagli lineari e permetteranno di abbandonare le dinamiche dei vincoli a priori, ripristinando una politica ordinaria di gestione del personale”. Lo ha garantito il subcommissario per l’attuazione del Piano di rientro, Giovanni Bissoni, nel corso della Conferenza dei servizi dell’Azienda ospedaliera San Camillo che ha registrato un’importante novità. I nuovi piano di riordino ospedaliero, inseriti nell’ultima Legge di stabilità, “prevedono il raggiungimento del pareggio di bilancio nel triennio – ha ricordato Bissoni – Tuttavia il perseguimento dell’equilibrio dei conti necessita di tempi fisiologici, soprattutto per quanto riguarda strutture della portata del San Camillo, quindi il termine dei tre anni potrà essere rimodulato, anche perché in caso contrario si rischierebbe di uccidere l’azienda”.

Allo stato attuale il buco di bilancio dell’Azienda ospedaliera ammonta a circa 158 milioni ma, ha spiegato il subcommissario del Lazio, “criteri e parametri di valutazione potrebbero essere rivisti, comportando un abbassamento del deficit pari al 30%. Nel caso del San Camillo si scenderebbe così a circa 90 mln”. Nel complesso l’azione di riordino ospedaliero “regge soltanto se in parallelo si attua il riordino territoriale. Allo stesso tempo “occorre rinsaldare le procedure di accreditamento, che non possono consistere esclusivamente in un’autorizzazione rafforzata, ma che devono implicare anche una valutazione dei processi assistenziali”.

Il Lazio ha comunque avviato un percorso che, in tempi stretti, dovrebbe finalmente condurlo all’uscita da un Piano di rientro in atto dal febbraio del 2007. “Allora il buco era di 1,3 mld, mentre oggi siamo riusciti a scremarlo sino a 0,3 milioni – sottolinea Alessio D’Amato, direttore della cabina di regia della sanità nel Lazio – E allo stato attuale possiamo evidenziare il margine operativo con il segno meno più tenue degli ultimi anni”. Tutto ciò significa “poter garantire un autentico risarcimento fiscale a cittadini e imprese, che hanno pagato il maxi deficit in sanità con un aumento enorme delle addizionali e degli oneri. Stiamo rimettendo a posto i conti, ma contestualmente riportiamo i Lea del Lazio sopra la soglia di criticità, un’autentica novità per la regione: abbiamo superato la quota minima di 160, raggiungendo la cifra di 168”. Per questo, chiarisce D’Amato, “anche la nuova normativa sui Piani di rientro delle aziende ospedaliere non potrà non tener conto del percorso che abbiamo già intrapreso”.

Il direttore generale del San Camillo, Antonio D’Urso, ha radiografato nel dettaglio le ultime novità in seno all’azienda, ricordando che “la struttura è enorme e misura quanto 40 campi da calcio”. In particolare ha evidenziato “la realizzazione di 20 posti letto di rianimazione che stanno iniziando ad essere operativi in questi giorni; il finanziamento della Regione sul nuovo Pronto soccorso e l'approvazione del progetto per la nuova maternità. Si tratta di traguardi enormi che miglioreranno la qualità delle cure e la sicurezza". Obiettivo importante è anche quello di trasformare la Piastra nel centro nevralgico del San Camillo. “Vogliamo potenziare le eccellenze e le linee chirurgiche- ha riferito- soprattutto tramite la valorizzazione della cardiochirurgia e attraverso cinque nuove sale operatorie al Lancisi che saranno pronte a fine mese. Ma anche grazie alla concentrazione dell'alta complessità nella Piastra. Altra priorità riguarderà la separazione tra urgenza ed elezione, un nodo non più eludibile”.

Sul fronte sindacale sembrano, invece, prevalere amarezza e delusione. “La Regione ci dica se dobbiamo essere un ospedale di alta specializzazione oppure del territorio – ha chiesto Sandro Petrolati, segretario aziendale dell’Anaao Assomed – Con le attuali risorse finanziarie e di personale è infatti impossibile assurgere a entrambe le funzioni. Nonostante l’iniezione garantita dal Giubileo, le dotazioni organiche sono ancora insufficienti e ci sono ancora struttura in cui buona parte delle apicalità è costituita da precari. Senza dimenticare che i supporti informatici versano in condizioni drammatiche e che la sicurezza nell’ospedale scarseggia”. Sulla stessa lunghezza d’onda Andrea Fidanza, coordinatore Rsu. “L’età media degli operatori – ha osservato è sempre di 56 anni e, progressivamente, si stanno chiedendo sempre maggiori sforzi a fronte di riconoscimenti economici decrescenti. Questo avviene perché la Regione è riuscita effettivamente a migliorare i conti, ma facendo cassa esclusivamente sul personale”.
 
Gennaro Barbieri
 


11 marzo 2016
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