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Competenze infermieristiche. Nursind: “Proposta Ipasvi non va. Nel metodo e nel merito”

di Andrea Bottega

20 LUG - Gentile direttore,
la Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi ha presentato una proposta di modello di sviluppo denominato “Evoluzione delle competenze infermieristiche” e ha chiamato a redigerlo un ristretto numero di “esperti”. In primo luogo poniamo una nota di metodo. Un modello che dovrebbe ridisegnare lo sviluppo della professione infermieristica nei prossimi decenni – i tempi si prospettano, infatti, lunghi – viene elaborato da pochissime persone, senza un dibattito professionale ampio in una categoria che vanta oltre 420.000 professionisti. Viene quindi presentato in un Consiglio nazionale (l’insieme dei presidenti dei collegi provinciali) e, in contemporanea, alla stampa addirittura prima dell’approvazione del Consiglio nazionale stesso. Ai presidenti provinciali il testo non è stato dato in anticipo. Approvato per acclamazione e non emendato in alcuna parte.
 
E’ il solito metodo dirigistico, accentratore, poco rispettoso del dibattito e della pluralità di posizioni che necessariamente ci sono nel mondo professionale. Ci saremmo aspettati un ampio dibattito – non dei presidenti – ma del mondo professionale, con procedimenti di ascolto e di partecipazione, idee, proposte, consigli, critiche com’è logico che sia in un contesto del genere. Nulla di tutto questo: proposta preconfezionata, presentata dalla ex presidente della Federazione nazionale Ipasvi nonché senatrice della Repubblica Annalisa Silvestro che oggi formalmente ricopre “solo” il ruolo di membro del Comitato centrale. Una proposta di politica professionale che caratterizzerà il triennio l’ha presentata dunque non l’attuale presidente, la vicepresidente, la segretaria o il tesoriere: l’ha presentata un “semplice” membro del Comitato centrale.
 
Altra nota di metodo è caratterizzata dall’inaccettabile composizione del gruppo di lavoro del documento: come al solito, come nella peggiore tradizione (anche logica) non è presente neanche un infermiere esperto di clinica (neanche uno!). Solo esperti di formazione universitaria e di gestione. Eppure le novità più rilevanti sarebbero proprio sulla clinica. Non ci meravigliamo più di tanto: non ricordiamo più da quanti anni mancano gli infermieri clinici nella composizione stessa del Comitato centrale! Ci sarebbe piaciuto un minimo sforzo per sentire anche l’opinione di chi tutti i giorni si misura realmente – non nelle ovattate aule universitarie o nelle stanze delle direzioni – ma nella realtà quotidiana con i bisogni quotidiani dei pazienti. 
 
Visto il crescente ruolo dell’esercizio libero professionale – spesso inevitabile vista la contrazione di assunzioni delle strutture – sarebbe stato del tutto opportuna la presenza di un infermiere libero professionista nel gruppo di lavoro per portare le istanze di una proposta che è tutta spostata verso l’esercizio dipendente.
 
Lo sforzo, in effetti coerentemente, non lo hanno fatto sin dal nome del gruppo di lavoro: “gruppo infermieri esperti nella formazione infermieristica e gestione e organizzazione dei processi assistenziali nelle strutture sanitarie”. Professori universitari e dirigenti infermieristici: una esigua minoranza a decidere del destino  di tutti.
Venendo al merito non ci convince un eccessivo frazionamento delle competenze infermieristiche che non si comprende come possa essere declinato nella realtà quotidiana.
 
Solo nella clinica esisterebbero:
a) l’infermiere con perfezionamento clinico;
b) l’infermiere esperto clinico con master;
c) l’infermiere specialista con laurea magistrale.
 
Ultimo, ma veramente ultimo, sarebbe l’infermiere di base o generalista, il quale è del tutto verosimile che si contenderà il posto con gli operatori di supporto viste le riorganizzazioni in atto nelle varie aziende italiane.
 
Come si pensa di operare una distinzione del genere, implementarla e premiarla quando la maggioranza dei turni negli ospedali sono composti da due persone: un infermiere e un operatore socio sanitario? Gli esperti di formazione universitaria se lo sono fatti spiegare dagli esperti di gestione del gruppo di lavoro quali sono le condizioni di lavoro negli ospedali in cui loro sono dirigenti?
 
Che fine farà l’infermiere generalista visto che da profilo professionale è colui che “pianifica, gestisce e valuta” l’intervento assistenziale? Si pensa a una abrogazione dell’attuale profilo? Sarà un infermiere sostanzialmente demansionato?
 
Siamo preoccupati per le ricadute in ambito organizzativo e contrattuale che, come sindacato, ci troveremo direttamente a gestire in un mondo del lavoro caratterizzato dal blocco del turn over, dalla riduzione delle dotazioni organiche, dalla scarsità di risorse economiche, da una sempre maggiore richiesta di flessibilità. Al sindacato sarà chiesto di risolvere questi problemi non all’Ipasvi! Noi siamo favorevoli all’evoluzione delle competenze ma riteniamo che l’ambito di accordo debba essere quello contrattuale.
 
Inoltre una buona parte della proposta richiama la “Bozza” sulle competenze specialistiche che doveva essere portata all’attenzione della Conferenza Stato Regioni oltre un anno fa e che oggi appare del tutto inverosimile che venga approvata dopo le polemiche sull’ambigua norma del “comma 566” della legge di Stabilità 2015.
 
Sulla parte gestionale si prevedono tre livelli:
a) l’infermiere con perfezionamento;
b) l’infermiere coordinatore con master;
c) l’infermiere dirigente con laurea magistrale.
 
In questo caso le novità sono inferiori e con impatti minori rispetto alla situazione attuale ma ugualmente inapplicabili. Gli esperti di formazione universitaria si sono fatti spiegare dagli esperti di organizzazione del gruppo quanti infermieri oggi vengono sfruttati nelle aziende di cui loro sono dirigenti proprio per le funzioni gestionali? Quanti infermieri coordinatori lo sono solo di fatto e non di diritto? Quanti sono i “facenti funzioni” da anni e a cui oggi si chiede anche di competere con chi ha la laurea magistrale visto che si auspica il superamento della legge 43/06 proprio sull’esclusività del master per la funzione di coordinamento?
Perché insistere esclusivamente sulla formazione universitaria, sulla riconversione dei titoli (a spese, ovviamente degli infermieri) precedentemente conseguiti, quando l’Università in questi anni ha dimostrato la sua inadeguatezza proprio sulla formazione post base?
Che fine faranno coloro che hanno conseguito la laurea magistrale e non ancora dirigenti (quasi tutti!) nella convinzione di avere fatto un percorso proprio da dirigenti? Dovranno reiscriversi all’Università – con i relativi costi – per conseguire la “specializzazione” in medicina o in psichiatria? E’ questa la proposta?
 
Queste sono solo alcune critiche che possiamo operare. Questa proposta a nostro avviso non tiene conto della realtà, è a lunghissimo termine, non valorizza il percorso esistente e aggrava, in termini di demansionamento, il ruolo dell’infermiere generalista e di sfruttamento dell’infermiere coordinatore.
 
Il Nursind, pur essendo il sindacato infermieristico rappresentativo nel comparto della sanità pubblica, non presenterà una “sua” proposta. Non è il tempo, infatti, di proposte che riguardano un intero corpo professionale che possono uscire dal chiuso di una segreteria di un sindacato o da un ristrettissimo gruppo di lavoro di un ordine professionale.
E’ necessario aprirsi, dare voce alle intelligenze individuali e collettive della professione, aprirsi al contributo di cittadini ed esperti, fare sentire la voce di chi realmente prende in carico i processi assistenziali e gestionali per arrivare a una proposta della professione e non di una ristretta parte della professione, portatrice di interessi particolari.
 
Rilanciamo quindi la proposta di organizzare gli “Stati Generali della professione infermieristica” in cui, in modo ampio e partecipato, organismi collettivi e persone singole discutano del loro futuro arrivando a una proposta ampia, condivisa e  democratica. 
Chiediamo alla Federazione Ipasvi di ritirare il progetto presentato denominato “Evoluzione delle competenze infermieristiche” e di dichiararsi a disposizione del progetto degli “Stati generali”.
 
Andrea Bottega 
Segretario Nazionale Nursind

20 luglio 2015
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