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Rems. Perché non si parla mai della sicurezza del personale?

di Daniele Carbocci

20 SET - Gentile direttore,
nelle ultime settimane si sono susseguiti una serie di interventi di illustri professionisti sulle problematiche ancora irrisolte che affliggono le REMS.
Tuttavia, in tutti gli interventi non è stato fatto alcun cenno al problema della sicurezza del personale sanitario che opera all’interno di queste strutture. Un problema, quello della sicurezza, che invece è presente in modo estremamente preoccupante.

La normativa di istituzione delle REMS è estremamente vaga rispetto alla questione sicurezza e l’unico cenno, indiretto, è rappresentato dal passaggio in cui si dice che il personale sanitario da assegnare alla struttura sia esperto di malattia psichiatrica e che si faccia formazione di concerto fra Aziende Sanitarie e Ministero di Grazia e Giustizia, senza specificare di che tipo di formazione si debba trattare.

E’ tuttavia evidente che, la sola esperienza professionale, data la particolarità degli assistiti assegnati alle REMS, non può bastare a mettere in sicurezza gli operatori.

Che le REMS non debbano essere una struttura carceraria è ovvio, ma pensare di passare da una situazione in cui gli ospiti erano sottoposti a un regime di controllo di tipo carcerario ad una situazione in cui (gli stessi ospiti…) sono praticamente liberi di muoversi all’interno di una struttura priva di personale di sorveglianza, ha del paradossale e, almeno nella nostra esperienza, sta generando una situazione ad alto rischio.

L’esperienza di cui parliamo è quella che stiamo vivendo da settimane nella struttura REMS di Volterra, dove la lacuna normativa riguardo l’aspetto della sicurezza, sta emergendo in tutta la sua gravità.

Premesso che nel caso specifico, purtroppo, è venuta meno anche l’accortezza, da parte aziendale, di impiegare nella struttura personale infermieristico esperto di malattia psichiatrica, scegliendo di inserire in un contesto così difficile infermieri, per la quasi totalità donne e per lo più neolaureate e precarie, è tuttavia chiaro che gestire in totale assenza di personale di sorveglianza, alcuni specifici ospiti, è pericoloso per l’incolumità del personale di assistenza.

Nella struttura di Volterra stiamo assistendo a tutta una serie di situazioni che fanno riflettere sulle difficoltà di gestire in modo esclusivamente sanitario determinati ospiti. Le più “banali” vanno dal danneggiamento della struttura (ultimo episodio è stato divelto un cancello della recinzione della struttura) a principi di incendio.

Ma quello che preoccupa di più sono le aggressioni al personale infermieristico e OSS che è fatto oggetto di continue minacce (che in alcuni casi, hanno costretto l’azienda sanitaria di riferimento, l’AV Toscana Nord Ovest, a trasferire il personale coinvolto) ma soprattutto aggressioni fisiche caratterizzate da percosse e tentativi di violenza sessuale.

La totale assenza di personale di sorveglianza all’interno della struttura, crea una situazione in cui gli infermieri debbano affidarsi a sistemi di sicurezza passivi che prevedono l’attivazione di interventi dall’esterno che, giocoforza, non sono immediati. Telecamere e sistema “dell’uomo morto o dell’uomo a terra” sono evidentemente insufficienti a garantire la sicurezza degli operatori all’interno di una struttura che ospita soggetti estremamente pericolosi.
Nello specifico poi, nella struttura di Volterra non è previsto un medico H24, quindi assente la notte, cosa che può provocare ritardi anche nell’attuazione di terapie farmacologiche per il trattamento di pazienti in stato di agitazione.

Inoltre, c’è l’aspetto legato ai controlli di sicurezza degli accessi dall’esterno: negli OPG i controlli di sicurezza erano compito della Polizia Penitenziaria, qui invece sono gli infermieri ad essere costretti a gestire l’entrata dei parenti gestendo i controlli per evitare l’introduzione di materiale pericoloso, ma in realtà fra i compiti degli infermieri tale attività non è contemplata. E in questo caso non si tratta di una banale questione di mansioni.

E’ evidente che quella sull’istituzione delle REMS è una normativa carente anche sul fronte della sicurezza del personale di assistenza che viene lasciato solo a gestire situazioni estremamente pericolose.

Sarebbe pertanto opportuno che, oltre al controllo dell’attuazione del superamento degli OPG e all’istituzione delle REMS, esperti e politica prendessero atto della lacuna normativa che si è creata e vi ponessero rimedio prima che in queste strutture avvengano fatti irrimediabili.
 
Daniele Carbocci
Direzione Nazionale NurSind


20 settembre 2016
© Riproduzione riservata

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