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Al Sant’Andrea di Roma medici si serie A e serie B

di Donato Antonellis (Anaao)

17 OTT - Gentile Direttore,
l‘articolo 3 della Costituzione Italiana recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…” riconoscendo pari dignità a tutti i Cittadini Italiani e come tale è parte fondante della nostra civiltà.
 
Ebbene in una importante struttura sanitaria pubblica del Lazio, l’Azienda mista Ospedaliera-Universitaria S. Andrea, è stato appena presentato ai sindacati l’Atto Aziendale dove è stato sancito ufficialmente che esistono medici di serie A e medici di serie B.
 
Queste due categorie non vengono distinte in base al titolo di laurea, specializzazione, età, sesso, razza, capacità professionali, curriculum, attività scientifica e didattica. Vengono, invece, distinte in base ad una differente “condizione sociale” (articolo 3 della costituzione).
 
Alla categoria A appartengono tutti i medici universitari (ricercatori, professori associati e ordinari).
 
Alla categoria B, invece appartengono tutti i medici ospedalieri, che, nel caso in specie, sono anche in maggioranza numerica.
 
E’ stato sancito, nell’Atto Aziendale, che il 93,3% dei reparti saranno diretti da medici universitari,  tutti nominati senza concorso (grazie alla legge 517 del 1999, i medici universitari non devono fare un concorso per dirigere un reparto). Quindi a cascata tutti i direttori di dipartimento, tutti i membri del collegio di direzione saranno medici universitari.
 
Chi ha un po’ di esperienza lavorativa può immaginare la condizione di incredibile disparità di un professionista che pur facendo assistenza ai pazienti (per 10 ore in più a settimana rispetto ai medici universitari), didattica agli studenti di medicina e ricerca (non retribuite né riconosciute ai fini della loro carriera), viene poi di fatto sottoposto a colleghi, medici esattamente come loro, ma che appartengono ad un diverso ordinamento. 
 
Questi colleghi appartenenti alla categoria A, che sono molto più impegnati a progredire nella loro  carriera accademica invece che nella cura dei pazienti, decideranno in modo del tutto discrezionale anche sulla carriera (poca) dei medici dei categoria B. Saranno infatti i “designati primari” a scegliere, in modo del tutto discrezionale, chi proporre tra i medici ospedalieri e universitari per incarichi operativi e professionali.
 
Tutto questo accade dopo 10 anni in cui decine di incarichi di direzione sono stati attribuiti in modo illegittimo sempre ed esclusivamente a medici universitari, pur in assenza di un Atto Aziendale.
 
Tutto cio’ è stato fatto con soldi pubblici, in un’Azienda pubblica che in pochi anni di esercizio ha accumulato 55 milioni di debiti.
 
La grande novità è che finalmente la discriminazione sociale verrà sancita da atti formali siglati dal governatore Zingaretti e dal Commissario Straordinario. Suggerisco, onde evitare possibili impugnazioni, di trovare un’altra definizione che descriva in modo più preciso la condizione dei medici ospedalieri del S. Andrea, infatti “dirigenti medici” non va proprio bene, forse “sottoposti medici” chiarisce a tutti di cosa stiamo parlando.
 
Donato Antonellis
Presidente del Centro Studi e Servizi
ANAAO Assomed Lazio
Componente della Commissione di Controllo
ANAAO Assomed Nazionale

17 ottobre 2016
© Riproduzione riservata

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