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Influenza. Pediatri contro l’Ats Milano: “Costringe i pediatri di famiglia alla caccia al vaccino”

“Le famiglie chiedono sia il pediatra di famiglia a vaccinare i bimbi” - dice il Simpef - ma “l’organizzazione sanitaria regionale sembra ostacolare questo desiderio”. Da qui la richiesta di essere coinvolti “in prima battuta nel percorso decisionale sul tema delle vaccinazioni in età pediatrica”

29 OTT - “Vaccinazione antinfluenzale: ATS Milano in stato confusionale”. È questa la denuncia dei pediatri di famiglia. In una lettera indirizzata al Direttore Generale dell’ATS Milano metropolitana, Marco Bosio, e all’Assessore regionale al welfare, Giulio Gallera, il rappresentante presso la stessa ATS di Simpef - Sindacato medici pediatri di famiglia, Alberto Pedone, lamenta “comportamenti non univoci nello stesso territorio”, con “pediatri indirizzati alle farmacie per il ritiro delle dosi destinate ai piccoli assistiti, altri agli uffici dell’azienda sanitaria, con un calendario per il ritiro complicato che costringe a una vera e propria caccia al tesoro”.

A ciò si aggiungerebbero i “ritardi nella consegna dei vaccini, errori nel numero di dosi necessarie, considerando che, nei bambini vaccinati per la prima volta, ne sono necessarie due da somministrare con intervallo di almeno un mese. E tutto questo mentre i medici di famiglia, possono ritirare, in maniera semplice e ordinata, le dosi necessarie nella loro farmacia di riferimento. Perché questa disparità di trattamento?”, si chiede Simpef.

“Le famiglie lombarde chiedono che sia il pediatra di famiglia a eseguire le vaccinazioni dei propri figli; lo dimostrano i dati di una recente indagine condotta da Simpef e presentata poco più di un anno fa - ricorda il Segretario nazionale, Rinaldo Missaglia – eppure, gli ostacoli frapposti dall’organizzazione sanitaria regionale contrastano palesemente con l’intento di soddisfare questa esigenza”.

Secondo l’indagine condotta dall’istituto Nextplora per Simpef, più della metà delle mamme intervistate, il 64%, gradirebbe fosse il pediatra di famiglia a vaccinare il proprio figlio: “Sarebbero più sicure e tranquille perché il pediatra, conoscendo la storia clinica del bambino, saprebbe scegliere il momento più adatto per la vaccinazione, potrebbe intervenire in maniera più efficace in caso di eventuali ‘effetti collaterali’, sarebbe più comodo, più vicino a casa, con orari più flessibili e con tempi di attesa minori. Sempre per le mamme lombarde, il ruolo del pediatra è fondamentale sul tema vaccini: è la prima fonte di informazione sull’argomento e il 78 per cento delle intervistate lo ha interpellato in materia. Soprattutto, lo dichiara il 91 per cento delle madri, è la fonte più autorevole”, illustra il sindacato.

“La situazione di ATS Milano metropolitana è confermata anche da quelle osservate in altre ATS lombarde, dove i pediatri di famiglia non solo non vengono messi in condizione di poter vaccinare, ma addirittura devono venire a conoscenza della programmazione vaccinale da fonti extra ATS, stante l’assoluta assenza di un invero opportuno loro coinvolgimento”, spiega Missaglia.

“E’ paradossale e contraddittorio che, con l’attenzione rivolta da Regione Lombardia alla cronicità e alla fragilità, proprio la vaccinazione antinfluenzale in pediatria, che è primariamente riservata a bambini con malattie croniche, venga gestita in questo modo. Devo purtroppo dichiararmi non sorpreso - denuncia - perché ci troviamo di fronte a un film già visto. L’attuale situazione fa il paio con la vicenda dell’operazione ‘vaccinazione in co-pagamento con vaccino anti-meningococco B’ laddove, al netto di una non soddisfacente adesione al progetto da parte della categoria, i pediatri di famiglia aderenti hanno ottenuto e stanno tuttora ottenendo ottimi risultati sia nei numeri degli assistiti vaccinati sia nella loro soddisfazione, pur in presenza di una scarsa collaborazione dei preposti uffici ASST che in alcuni casi ha rasentato un disarmante, quanto fattuale, intralcio.”

“Chiediamo, pertanto, che il tema delle vaccinazioni in età pediatrica torni ad essere prioritario nelle agende dei decisori di Regione Lombardia e che i pediatri di famiglia tornino ad essere, sull’argomento, coinvolti da primi attori del programma di sostegno alle scelte utili, consapevoli, ma anche agevolate dei genitori dei piccoli assistiti nella nostra regione”, conclude Missaglia.

29 ottobre 2018
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