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Intramoenia in Puglia. Emiliano: “Un aiuto per abbattere liste d’attesa”. Ma Amati lo corregge: “...Per scalarle”


Il governatore ha definito l’intramoenia “una sorta di libera professione dentro l’ospedale che serve ad abbattere le liste d’attesa: un aiuto fuori dall’orario di lavoro che i medici ci danno” e per questo “non vanno colpevolizzati”. Il consigliere Dem, primo firmatario di una Pdl sulle liste d’attesa, lo corregge: “Nessuno colpevolizza i medici, ma l’attività a pagamento è una possibilità offerta ai pazienti di scegliersi il medico, diventata un rimedio per scalare le lunghe attese”.

02 NOV - Botta e risposta tra il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il suo collega del Partito Democratico, consigliere pugliese, nonché presidente della Commissione bilancio della Regione Puglia. Fabiano Amati.

Parlando con i giornalisti a margine della presentazione di un progetto per migliorare l’accoglienza nelle strutture sanitarie regionali, Emiliano ha detto la sua sulle liste d’attesa: “Occorre chiarire bene il livello di urgenza dell’esame affinché il medico di famiglia lo indichi sulla ricetta rossa. Già questo ridurrebbe moltissimo le liste d’attesa, anche perché ci risulta che le liste d’attesa sono fortemente diminuite. Ma è un errore colpevolizzare i medici che fanno le visite cosiddette intramoenia, cioè una sorta di libera professione dentro l’ospedale che serve ad abbattere le liste d’attesa: un aiuto fuori dall’orario di lavoro che i medici ci danno”.

Emiliano ha sottolineato la necessità di “una maggiore sorveglianza da parte dei cittadini e dei loro medici di famiglia, e di una maggiore sorveglianza da parte dei dirigenti e un po’ più di attenzione anche da parte dei Centri unici di  prenotazione, i Cup, che alle volte gestiscono in una maniera un po’ troppo passiva le agende dei medici per queste visite private, diciamo così, dentro l’ospedale". "Devono invece – ha rilevato - sollecitare in maniera forte i medici a dare le prenotazioni secondo l’urgenza richiesta”.

Per Emiliano, dunque, “il sistema va reso più muscolare e meno passivo. Non è possibile che la soluzione di questi casi sia sempre l’intramoenia. Nel senso che durante l’orario di lavoro i medici devono fare il loro dovere. Però colpevolizzare i medici e basta secondo me è un errore. Dobbiamo trovare il giusto equilibrio perché  la stragrande maggioranza degli operatori sanitari fa il loro dovere. Quindi colpevolizzarli in modo generale mi sembra un errore”.

Sulle parole del presidente è intervenuto il consigliere Amati. “Il Presidente Emiliano sbaglia e proverò a fargli cambiare idea. La nostra proposta di legge per la riduzione delle liste d’attesa non colpevolizza i medici ma li rende protagonisti della missione di ridurle. Così come chiedono i cittadini e come prescrive la legge, il contratto dei medici e pure il nostro ottimo regolamento.”

“L’attività a pagamento non è una sorta di libera professione dentro l’ospedale, o un aiuto fuori dall’orario di lavoro che i medici danno per abbattere le liste d’attesa. È invece una possibilità offerta ai pazienti di scegliersi il medico, diventata però un rimedio per scalare le lunghe attese per le visite istituzionali. Che di questo si tratti è provato dal fatto che dai dati raccolti dalla Regione risulta che i tempi d’attesa siano profondamente disallineati, per le classi di priorità breve e differita, e a parità di numero di prestazioni, personale impiegato e ore di lavoro dedicate”.

“A questo si aggiunga – ha evidenziato Amati - che l’attività libero professionale determina un sensibile disavanzo a carico dei bilanci delle aziende sanitarie e ospedaliere, come risulta da uno studio effettuato dal Consiglio regionale, e che tutto il sistema di trasparenza e di contabilità analitica previsto dalla legge sulla materia dell’intramoenia risulta generalmente eluso. A questo proposito stiamo ancora attendendo la pubblicazione completa dei dati sui siti internet delle aziende sanitarie, ospedaliere e dell’Università”.

“Sarebbe certamente da schiocchi pensare che la nostra proposta di legge possa risolvere tutto il problema dell’attesa in sanità – ha concluso Amati -, ma è verosimile che le sue disposizioni possano aiutare a ridurre fortemente il suo impatto nella vita delle persone. Spero pertanto che la nostra proposta di legge sia approvata al più presto, e si evitino le parole della colpa a carico degli uni o degli altri, perché l’unica colpa sarebbe non sentirsi in colpa, non occuparsene o sminuire la portata del problema che abbiamo da risolvere”.

02 novembre 2018
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