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Sardegna. Riforma sanitaria, Pigliaru: “Scelta necessaria che comincia a dare frutti”


Per il governatore la situazione della sanità sarda al momento dell’insediamento della Giunta, nel 2014, era “insostenibile, con buona parte dei conti fuori controllo”. Si trattava di “agire subito”, con un lavoro “non ragionieristico ma di sopravvivenza virtuosa”. In questo quadro “la Asl unica nasce per guadagnare efficienza”. La Giunta, per Pigliaru, ha quindi fatto “quanto era necessario”. Tracciando “un cammino che comincia a dare risultati importanti”

24 GEN - “Era necessaria questa riforma? La risposta è sì. Era necessaria, urgente, non più rimandabile. E noi, a differenza di chi ci ha preceduto, abbiamo avuto il coraggio di farla, di prenderci la responsabilità.” Lo ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru intervenendo ieri a “Camineras de Salud”, la giornata organizzata dall’Ats nella sala del Seminario Arcivescovile di Cagliari per fare il punto sulla riforma sanitaria sarda. La relazione del presidente Pigliaru, a chiusura degli approfondimenti tecnici della mattinata, ha ripercorso motivazioni e passaggi.

“La situazione che abbiamo trovato nel 2014 era insostenibile, con buona parte dei conti fuori controllo. Si trattava di agire subito, di intervenire con un lavoro non ragionieristico ma di sopravvivenza virtuosa – ha spiegato il Presidente – perché prima o poi conti non sostenibili si traducono in crisi di liquidità, difficoltà a pagare stipendi e fornitori, con la conseguente cessazione dei servizi per i nostri cittadini. E da crisi di questo tipo nascono i commissariamenti da parte dello Stato, quindi imposizioni molto dure che avrebbero leso la nostra autonomia e sancito l’incapacità di mettere ordine a casa nostra, il rischio di una imposizione stringente del DM70 nella definizione della rete ospedaliera e così via. Il fatto che ognuna delle 8 Asl si considerasse un universo separato impediva il controllo, il confronto, la valutazione necessari per garantire uno standard uniforme di prestazioni, – ha proseguito – e la non omogeneità sui beni e sui servizi negava la possibilità di pari accesso a tutti alla qualità sanitaria”.

Un quadro, questo, in cui, secondo Pigliaru, una “insufficiente distinzione” tra il ruolo della politica e quello della gestione rendeva difficile risalire alle singole responsabilità all’interno del sistema. “Chi dice che prima della riforma le cose andavano bene sa di non dire la verità. Il problema c’era e andava affrontato - ha detto Francesco Pigliaru -, e noi abbiamo messo tutto il nostro impegno nell’accettare e portare avanti la scommessa di una riforma tanto articolata e complessa quanto imprescindibile. Sul controllo dei costi è partito da subito un lavoro enorme, svolto in piena autonomia e con tutto l'orgoglio dell'autonomia. Portare i conti ad una situazione di sostenibilità non con tagli ma con risparmi sugli sprechi era centrale, e riuscirci ha significato certezza di coperture per le spese correnti e investimenti sui servizi e personale”.

In questo quadro, ha spiegato il governatore, “la Asl unica nasce da un’idea molto precisa, pensata per guadagnare efficienza accentrando funzioni caratterizzate da forti economie di scala e per funzionare come un pannello di controllo di un sistema sanitario reso chiaro, trasparente, confrontabile, conosciuto nei costi e negli esiti in ogni dettaglio, perché solo generando questi dati e rendendoli conosciuti si combatte davvero l'inefficienza. E ancora sa di non dire la verità chi accusa la riforma di aver chiuso ospedali”.

“Non abbiamo chiuso nessun ospedale – evidenzia Pigliaru -, ma al contrario lavorato per dare ad ognuno di essi ruoli specifici, funzioni mirate, guidati da una regia unica in grado di disegnare e gestire una rete che in Sardegna, territorio ampio per un numero di abitanti ridotto, è quanto mai essenziale. L’accentramento era un passaggio obbligato per costruire poi un decentramento virtuoso basato su regole chiare, conosciute, credibili. E la separazione della politica dalla gestione garantisce oggi maggiore trasparenza e meritocrazia. In questo quadro la politica ha il compito di definire linee di indirizzo e obiettivi, e ha il compito di scegliere a un direttore di alto profilo professionale, cosa che con tutta evidenza in questo caso è stata fatta. Poi spetta ai DG scegliersi formare la squadra che ritiene più adatta per raggiungere quei risultati sulla base dei quali verrà valutato. Si tratta come si vede di uno schema di governance semplice, diffuso in tutto il mondo, che attribuisce responsabilità in modo chiaro e che garantisce trasparenza e meritocrazia”.

“Noi abbiamo fatto quanto era necessario, con chiarezza, determinazione, impegno – ha concluso il presidente Pigliaru -, tracciato un cammino che comincia a dare risultati importanti.”

24 gennaio 2019
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