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Tumore al polmone. L'importanza della diagnosi precoce, Federsanità: “Garantire miglior accesso a cure in tutte le Regioni”


Individuare le criticità e proporre possibili soluzioni per migliorare il trattamento dei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule (Nsclc). Da questi obiettivi ha preso le mosse, nel Novembre 2016, il progetto condotto dal Tavolo di lavoro Federsanità Anci “Oncologia molecolare - Accesso alla diagnosi precoce dei pazienti con tumore al polmone”, presentato oggi a Roma presso l’Auditorium “Aldo Moro”. Ecco IL RAPPORTO FINALE.

20 GIU - Prima un confronto tra procedure, percorsi e protocolli regionali nel trattamento dei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule (Nsclc). Poi, una proposta di percorso diagnostico e terapeutico che garantisca la miglior assistenza e cura possibile a tutti i pazienti, indipendentemente dalla regione di residenza.
 
E’ questo il contenuto del Rapporto finale redatto dal Tavolo di lavoro Federsanità Anci, che ha visto il coinvolgimento attivo di una rappresentanza delle società scientifiche, Aiom ì, Cipomo, Siapec, delle associazioni pazienti Favo, Aimac e Walce, dell’Istituto Superiore di Sanità, del Politecnico di Milano e di diversi soggetti istituzionali, e realizzato con il contributo incondizionato di Pfizer. 
 

L’obiettivo è stato chiaro fin dal primo giorno di confronto: individuare le criticità e proporre possibili soluzioni che tendano a favorire l'implementazione di percorsi di diagnosi appropriati come previsto dai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza.
 
 
“Federsanità Anci - ha sottolineato Angelo Lino Del Favero Presidente di Federsanità Anci – da sempre interprete di una lettura dei bisogni e degli scenari in una prospettiva di evoluzione del sistema sanitario, ha individuato nei modelli di offerta di terapie oncologiche un paradigma per cogliere la sfida del nuovo welfare. Infatti la terapia oncologica è in grande evoluzione e procede verso un modello di medicina sempre più disegnata per le esigenze del paziente”.
 
“Oggi, peraltro – ha continuato il Presidente - tutta una serie di strategie terapeutiche, sia in senso di prevenzione, sia nella fase di indagine e cura, consente in diversi casi di cronicizzare la malattia. Pertanto, la crescita delle patologie oncologiche richiede, in concreto, di costruire percorsi assistenziali e di cura differenziati e flessibili in base ai bisogni del paziente specifico”.
 
Dall’osservazione di questa situazione ha preso le mosse nel Novembre 2016 il progetto condotto dal Tavolo di lavoro Federsanità Anci “Oncologia molecolare - Accesso alla diagnosi precoce dei pazienti con tumore al polmone”, presentato oggi a Roma presso l’Auditorium “Aldo Moro”, alla presenza di medici specialisti, direttori generali e sanitari di diverse strutture ospedaliere del territorio e rappresentanti del mondo istituzionale.
 

Garantire un accesso uniforme e tempestivo ai test molecolari, gli unici in grado di identificare le alterazione genetiche quali Alk e Ros1, coinvolte nella crescita del tumore, assicura tutti i pazienti la terapia più appropriata ed efficace sin dalle prime linee di trattamento è necessario. Dal tavolo di confronto, però, è emerso che sebbene sia ampiamente condivisa tra la comunità scientifica l’importanza di  questi test molecolari, l’accesso a questi esami ancora oggi non è garantito in maniera uniforme a tutti i pazienti sul territorio nazionale.
 
Gli obiettivi del Tavolo di Lavoro
Il confronto “Oncologia molecolare - Accesso alla diagnosi precoce dei pazienti con tumore al polmone” ha avuto lo scopo di offrire degli spunti organizzativo-gestionali per migliorare l’accesso alla diagnosi nei pazienti Nsclc, individuando soluzioni per ridurre le criticità. Si tratta di un lavoro volto a individuare, in termini prospettici, il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (Pdta) come strumento operativo attraverso il quale garantire il processo di tutela complessiva della salute. Da qui sorge l’esigenza di individuare anche meccanismi di finanziamento che orientino gli operatori verso comportamenti appropriati ed integrati, in cui il raggiungimento dell’obiettivo di salute è l’oggetto del finanziamento e non la singola prestazione.
 

La carenza di una governance regionale nel fissare priorità gestionali e organizzative nel trattamento di questa forma tumorale è una delle principali criticità individuate dal Tavolo di Lavoro. Altre di particolare rilievo riguardano la difformità a livello regionale o intraregionale nelle procedure di diagnostica molecolare necessarie a definire l’eligibilità ai trattamenti terapeutici. Ancora, a causare problemi c’è la difficoltà a comprendere ciò che viene percepito dal paziente e dalla famiglia in una condizione di forte disagio. Problematica pure la presa in carico di tutta una serie di attività collaterali connesse allo stato di malattia del paziente che, probabilmente, richiederebbero un mediatore (il caregiver).
 
“Sicuramente viviamo in un momento economico estremamente impegnativo. Questo elemento però, da critico, può trasformarsi in un’opportunità. Le risorse – ha concluso il Presidente Del Favero - arriveranno sempre meno per aggiunta e sempre più per trasformazione. Una trasformazione dei nostri comportamenti secondo setting diagnostico-terapeutici che facciano dell’efficacia condivisa il driver e del guadagno in salute l’oggetto della remunerazione. Una sfida importante, dunque, con alla base una filosofia che fa della condivisione multidisciplinare il cardine del proprio assunto concettuale, tesa a coinvolgere tutti i possibili e i potenziali stakeholder, dal mondo della medicina generale, alla specialistica ambulatoriale e al versante ospedaliero, fino alle Società scientifiche e alle Associazioni dei pazienti”.

20 giugno 2017
© Riproduzione riservata

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