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Sclerosi multipla. Al via sperimentazione "metodo Zamboni" in Emilia Romagna

di Laura Berardi

Lo studio sperimentale si chiama Brave Dreams e dovrebbe valutare se è vero che la patologia sia collegata alla cosiddetta sindrome da insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI). Confermati i fondi regionali per il via alla sperimentazione

27 DIC - Con il Natale arrivano anche buone notizie per i malati di sclerosi multipla. Potrebbe infatti finalmente partire il progetto Brave Dreams (di cui Quotidiano Sanità vi aveva già parlato), che dovrebbe valutare l’efficacia del metodo Zamboni per trattare la malattia autoimmune: la regione Emilia Romagna, che aveva già promosso lo studio e che lo accoglierà nei suoi ospedali, si è infatti impegnata a confermare la copertura economica al trial e a farla partire entro tre mesi.
 
Brave Dreams
Brave Dreams, Sogni Coraggiosi – acronimo per Brain Venous Drainage Exploited Against Multiple Sclerosis,  che significa “sfruttare il drenaggio venoso contro la sclerosi multipla” – è uno studio clinico multicentrico in doppio cieco che dovrebbe valutare se è vero che la patologia sia collegata alla cosiddetta sindrome da insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), che provoca una malformazione o un’occlusione delle vene nelle quali passa il sangue che defluisce dal sistema nervoso centrale (giugulari e del torace).
Secondo il medico italiano Paolo Zamboni, che ha inventato la procedura che porta il suo nome, tramite angioplastica si può eliminare il restringimento. Se fosse vero si avrebbe dunque un risultato straordinario: con una tecnica mininvasiva a bassissimo rischio praticata da oltre vent’anni per disostruire le arterie, si potrebbero migliorare i sintomi della sclerosi multipla e forse addirittura arrestare la malattia.
Ma non tutti i medici sono convinti che la procedura possa essere funzionale e sicura. Il progetto Brave Dreams era stato studiato proprio per capire l’efficacia del trattamento, ma fino ad oggi era rimasto bloccato per via di una serie di problemi burocratici ed economici.
 
I fondi della regione Emilia Romagna
Una barriera che oggi potrebbe essere stata superata. Il Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna ha infatti votato, all’unanimità, un ordine del giorno che “impegna la giunta a confermare la copertura economica”  per Brave Dreams e a farla partire entro tre mesi.
Il finanziamento era infatti proprio lo scoglio più grande su cui la sperimentazione si era arenata. Il progetto era infatti stato approvato dal Comitato Etico da oltre un anno, dunque tutto da tempo era pronto per partire. Solo oggi però arriva la conferma che il trial possa definitivamente partire. Finalmente la Regione si è impegnata a questo scopo e sembra non possa più esserci passaggio burocratico od ostacolo di altra natura ad impedire la partenza del progetto.
Una sperimentazione per la quale, forse, è già disponibile anche una struttura adeguata. L’Ospedale di Cona, nel quale si trasferirà tra qualche mese il S. Anna di Ferrara, potrebbe infatti diventare il centro di riferimento sicuro e affidabile per tutta Italia per le due patologie. “La struttura potrebbe diventare da subito, centro pubblico diagnostico e sede di sperimentazioni terapeutiche”, fanno sapere dall’Associazione CCSVI – SM Onlus, che da anni si batte per il riconoscimento della Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale. “In un futuro poi – cosa su cui contiamo – potrebbe trasformarsi anche nel luogo di eccellenza nel quale sia praticata liberamente per CCSVI e SM la terapia individuata da Zamboni e da Fabrizio Salvi, neurologo dell’Ospedale Bellaria di Bologna che da sempre sostiene la procedura. Che questo centro possa diventare il nostro punto di riferimento per le procedure di angioplastica dilatativa (PTA) è una cosa su cui riponiamo grandissima speranza.”

La speranza
Da tempo ormai medici e pazienti chiedono che si possa avviare una sperimentazione che risolva finalmente tutti i dubbi sulla sicurezza e sul beneficio del metodo Zamboni. Numerosi studi condotti nel mondo confermano quanto indica il medico, ma molti esperti sono ancora fortemente dubbiosi. Ecco perché occorre una sperimentazione che risponda a tutti i criteri internazionalmente richiesti perché l’evidenza scientifica di tutto questo diventi inoppugnabile e accettato da tutti. Questo dovrebbe essere Brave Dreams.
Un trial, dunque, che secondo l’Associazione CCSVI – SM Onlus finalmente “garantirà che il Servizio Sanitario Nazionale prenda finalmente in carico i malati di CCSVI e di sclerosi multipla”.
 
Laura Berardi

27 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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