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Diabete. Il Vidagliptin indicato anche per le forme gravi di insufficienza renale


La notizia arriva dall’Ue: a seguito di un test che ne ha valutato la sicurezza, il farmaco – già indicato per i pazienti senza insufficienza renale o nella sua forma lieve – è stato approvato anche per il trattamento di pazienti diabetici con insufficienza renale moderata o grave.

13 GEN - Approvato dalla Commissione Europea l’impiego del farmaco vildagliptin, per il trattamento di pazienti diabetici con insufficienza renale moderata o grave. La notizia arriva a seguito dei risultati del più ampio studio condotto fino ad oggi su un inibitore della DPP-4 – proteina presente sulla superficie della maggior parte delle cellule e che è implicata nella regolazione immunitaria e nell’apoptosi - nei pazienti con insufficienza renale.

L’approvazione della Commissione Europea estende l’impiego di vildagliptin, che era già indicato per i pazienti senza insufficienza renale o nella sua forma lieve. Lo studio che ha valutato la sicurezza e la tollerabilità del farmaco è stato uno studio, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, a gruppi paralleli, su 515 pazienti con diabete di tipo 2 e insufficienza renale moderata o grave ed è durato 24 settimane. Vildagliptin ha confermato un profilo di sicurezza simile al placebo e ha apportato significativi miglioramenti nel controllo glicemico, quando aggiunto alla terapia antidiabetica esistente.
Vildagliptin è un inibitore della DPP-4 che agisce proprio bloccando la degradazione nell’organismo delle cosiddette “incretine”, ovvero degli ormoni che stimolano il pancreas a produrre insulina. Il suo meccanismo d’azione agisce nella disfunzione delle cellule alfa e beta delle isole pancreatiche, che causa elevati livelli di zuccheri nel sangue nei pazienti con diabete di tipo 2.
“I risultati dello studio – ha spiegato Roberto Trevisan, Direttore USC Diabetologia Ospedali Riuniti di Bergamo – sono di particolare rilievo in quanto fanno di vildagliptin il primo farmaco orale di ultima generazione utilizzabile nei pazienti con diabete di tipo 2 con qualsiasi grado di insufficienza renale, coniugando un’adeguata efficacia nel migliorare il controllo glicemico, con una buona tollerabilità perfino nei soggetti diabetici in dialisi per i quali fino ad oggi l’unica opzione terapeutica era rappresentata dall’insulina”. Questo tipo di pazienti rappresentano ben un quarto degli oltre 3 milioni di italiani che combattono con il diabete.

Tra questi, molti pazienti anziani, categoria particolarmente a rischio di sviluppare insufficienza renale. “In generale la gestione del paziente diabetico con insufficienza renale pone ancora oggi notevoli difficoltà, poiché i farmaci antidiabetici più utilizzati in questa tipologia di pazienti (quali metformina, pioglitazone, sulfaniluree e repaglinide) possono essere associati a una serie di possibili effetti collaterali”, ha continuato Trevisan. “Ad esempio possono andare incontro a fratture, aumento di peso, acidosi lattica, ipoglicemie e possibile aumento del rischio cardiovascolare. Questi fenomeni tendono, oltretutto, a essere più frequenti nei pazienti anziani che presentano una maggiore frequenza di compromissione renale”.

L.B.

13 gennaio 2012
© Riproduzione riservata

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