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Antibiotici. Rapporto Aifa 2018: “Consumi in calo ma situazione è sempre critica. Nel 30% dei casi uso sbagliato, migliorare appropriatezza prescrittiva di medici di famiglia e pediatri”


In media si consumano 21,4 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti. La spesa pro capite è di circa 14 euro. Al Sud consumi quasi doppi rispetto al Nord. Bambini piccoli e over 75 tra i maggiori utilizzatori. Nel 90% dei casi vengono prescritti da medici di famiglia e pediatri ma è alto il livello di inappropriatezza anche se tra il 2018 e il 2014 i consumi sono scesi del 10%. Dai dati risulta che vengono prescritti maggiormente in inverno in concomitanza con la stagione influenzale, ma come ricorda Aifa le sindromi influenzali non richiedono nella maggior parte dei casi l’impiego di antibiotici”. IL RAPPORTO

25 NOV - “La situazione italiana è critica sia per quanto riguarda la diffusione dell’antibioticoresistenza sia per il consumo degli antibiotici; infatti, nonostante il trend in riduzione, il consumo continua a essere superiore alla media europea, con una grande variabilità tra le regioni”. È quanto scrive l’Agenzia del farmaco (Aifa) nel suo Rapporto 2018 sull’uso e il consumo degli antibiotici.
 
“Nelle mappe europee – rimarca l’Aifa - relative alla distribuzione dei batteri resistenti in Europa, l’Italia detiene insieme alla Grecia il primato per diffusione di germi resistenti. Una delle ragioni per cui si sta assistendo in Italia e nel mondo a questo aumento di resistenze batteriche è l’uso non sempre appropriato degli antibiotici. Utilizzare gli antibiotici con attenzione deve essere un impegno e un dovere per tutti, dai professionisti sanitari alla popolazione generale.”
 
“Ogni assunzione di antibiotici concorre a sviluppare l’antimicrobico-resistenza. Pertanto, utilizzare gli antibiotici con consapevolezza e solo quando necessario è una condizione essenziale per contrastare il fenomeno sempre più preoccupante dell’antibiotico-resistenza e fare in modo che questi farmaci possano continuare ad essere efficaci nel tempo. Monitorare i dai dati di consumo e analizzare l’appropriatezza d’uso ci consente di identificare le aree di maggiore criticità su cui agire con strategie mirate per promuovere un uso più appropriato di questi farmaci". È quanto ha affermato il Direttore Generale di AIFA Luca Li Bassi presentando ieri a Roma il secondo Rapporto sull’uso degli antibiotici in Italia, pubblicato dall’Agenzia nell’ambito delle attività previste dal Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobico-resistenza (PNCAR).
  
I consumi: 21, 4 dosi al giorno per 1.000 abitanti. Nel 2018 il consumo di antibiotici in Italia, comprensivo degli acquisti privati, è risultato pari a 21,4 DDD/1000 abitanti die (nel 2017 il consumo era pari a 20,9 DDD/1000 abitanti die). Circa l’85% delle dosi, pari a 18,0 DDD/1000 abitanti die, sono state erogate a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con un andamento costante (-0,3%) rispetto al 2017. Questo dato comprende sia gli antibiotici erogati in regime di assistenza convenzionata (dalle farmacie pubbliche e private) sia quelli acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche. Anche la spesa pro capite nazionale (14,3 euro) è stabile rispetto all’anno precedente.
 
Il 90% degli antibiotici è prescritto da medici di famiglia e pediatri. Circa il 90% del consumo di antibiotici a carico del SSN (16,1 DDD/1000 ab die) viene erogato in regime di assistenza convenzionata, confermando che gran parte dell’utilizzo degli antibiotici avviene a seguito della prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta. Gli acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal SSN (classe A) nel 2018 sono stati pari a 3,4 dosi ogni 1000 abitanti, per una spesa pro capite di 1,69 euro e con un’incidenza del 17,4% sul consumo territoriale totale di antibiotici. Il consumo di antibiotici acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche ha rappresentato una parte minoritaria del consumo di antibiotici a carico del SSN (1,9 DDD/1000 ab die).
 
Si usano di più in inverno. Nell’ambito dell’assistenza convenzionata si osserva un andamento stagionale molto marcato dei consumi tra i mesi invernali e quelli estivi, che sono passati da un minimo di 11,4 DDD/1000 ab die nel mese di agosto ad un massimo di 24,5 DDD/1000 ab die nel mese di gennaio. L’utilizzo più frequente di antibiotici nei mesi invernali è correlato con i picchi di sindromi influenzali osservati nei diversi anni.

Al Sud consumi quasi doppi rispetto al Nord. L’analisi per area geografica ha confermato un maggior consumo al Sud e nelle Isole (20,4 DDD/1000 ab die) e al Centro (16,9 DDD/1000 ab die), rispetto al Nord (12,7 DDD/1000 ab die). Si evidenzia, comunque, una progressiva tendenza a un uso più attento di tali medicinali con particolari riduzioni dei consumi proprio nelle aree di maggior utilizzo. Le Regioni Puglia e Calabria hanno registrato la più elevata contrazione dei consumi (rispettivamente -4,5% e -3,3%), mentre Puglia e Toscana hanno osservato un consistente calo della spesa (-4,4% e -4,3% rispettivamente).
 
Bambini e anziani i maggiori consumatori. Su base nazionale, l’analisi del profilo di utilizzo del farmaco per fascia d’età e genere ha confermato un maggior consumo di antibiotici nelle fasce di età estreme, con un livello più elevato nei primi quattro anni di vita (prevalenza d’uso 54,6% nei maschi e 52,0% nelle femmine) e dopo i 75 anni (prevalenza d’uso 50,7% negli uomini e 50,4% nelle donne fino ad arrivare a una prevalenza di 64,3% negli uomini e 58,1% nelle donne nella popolazione con età uguale o superiore agli 85 anni); si riscontra anche un più frequente utilizzo di antibiotici per le donne nelle fasce d’età intermedie e per gli uomini in quelle estreme.

Nel 30% dei casi uso è inappropriato. Dall’analisi dei dati della Medicina Generale sulle prescrizioni ambulatoriali di antibiotici per specifiche patologie infettive, è emersa una prevalenza di uso inappropriato che supera il 30% per quasi tutte le condizioni cliniche studiate (influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata e bronchite acuta), nonostante un generale miglioramento rispetto all’anno precedente, più evidente per la bronchite acuta. Un maggior livello di inappropriatezza è stato osservato al Sud e nelle Isole, nella popolazione femminile e negli individui di età avanzata.
 
I messaggi chiave di Aifa:
Quanti antibiotici consumiamo e chi li prescrive
Complessivamente nel 2018 il consumo totale di antibiotici  (comprensivo dell’acquisto privato) è stato di 21,4 dosi ogni mille abitanti (DDD/1000 ab die). Le prescrizioni sono così distribuite:
- Medici di Medicina Generale (MMG) e Pediatri di Libera Scelta (PLS): 16,1 DDD/1000 ab die (75,2%).  Si intendono antibiotici dispensati in farmacia a carico del SSN (ex ricetta rossa).
- Strutture sanitarie pubbliche: 1,9 DDD/1000 ab die (8,9%). Si intendono antibiotici acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche il loro uso all'interno delle stesse o al domicilio del paziente.
- Acquisto privato: 3,4 DDD 1000 ab die (15,9%). Si intendono antibiotici acquistati dal cittadino in farmacia (non a carico del SSN).
“Il 90% delle prescrizioni – scrive Aifa - a carico del SSN proviene dai MMG e dai PLS. La Medicina Generale rappresenta il punto focale del monitoraggio del consumo di questa classe di farmaci, nonché il punto su cui è importante agire per migliorarne l’appropriatezza prescrittiva”.
 
Consumo e spesa per antibiotici in rapporto a tutti i farmaci
- Il consumo di antibiotici corrisponde all’1,6% dei consumi totali.
- La spesa per antibiotici è pari al 6,5% della spesa convenzionata (antibiotici erogati dalle farmacie pubbliche e private).
- Il trend di consumo e spesa 2014-2018 rivela una riduzione dei consumi in assistenza convenzionata del -10,1% e della spesa convenzionata del -12,0%.
 
Profili di inappropriatezza nell’uso degli antibiotici
- L’impiego inappropriato di antibiotici supera il 30% in tutte le condizioni cliniche studiate (influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata e bronchite acuta), a eccezione della bronchite acuta.
- Tutti i tassi d’inappropriatezza d’uso degli antibiotici sono comunque in calo.
- È generalmente inappropriato l’uso di: amoxicillina e acido clavulanico  nei bambini (al posto della sola amoxicillina); qualunque antibiotico a seguito di una diagnosi di influenza, raffreddore comune o laringotracheite acuta; l’impiego di fluorochinoloni e cefalosporine in presenza di una diagnosi di faringite e tonsillite acuta, l’impiego di macrolidi come prima linea di trattamento della faringite e tonsillite acuta (a causa dell’elevato rischio di sviluppare resistenze), nella cistite non complicata l’uso in prima linea di qualsiasi antibiotico appartenente alla classe di fluorochinoloni
 
“Le attitudini prescrittive dei medici e – evidenzia l’Aifa - differenze socio-demografiche e culturali dei diversi contesti geografici incidono in maniera significativa sui consumi, rivelando margini di miglioramento nell’uso appropriato di questi farmaci. L’uso inappropriato degli antibiotici concorre ad aggravare il problema della resistenza batterica agli antibiotici, rendendo sempre meno efficaci farmaci che in molte situazioni rappresentano dei veri e propri salvavita”.
 
Variazioni stagionali nell’uso di antibiotici: possibile indice di inappropriatezza d’uso
- Il consumo di antibiotici varia in modo significativo dalla stagione invernale a quella estiva.
- Si passa da un consumo di 11,4 DDD/1000 ab die nel mese di agosto a un massimo di 24,5 DDD/1000 ab die nel mese di gennaio.
- L’utilizzo più frequente di antibiotici nei mesi invernali è correlato con i picchi di sindromi influenzali osservati nei diversi anni.
“Considerato – rimarca l’Agenzia del farmaco - che le sindromi influenzali non richiedono nella maggior parte dei casi l’impiego di antibiotici per la loro origine di natura virale (salvo casi clinici particolari e eventuali complicanze batteriche), l’aumento così significativo delle prescrizioni di antibiotici in coincidenza con i picchi influenzali è una spia di una inappropriatezza nei consumi”.
 
Variabilità regionale non del tutto giustificata dall’epidemiologia: indice di possibile inappropriatezza d’uso
- Maggior consumo al Sud e nelle Isole (20,4 DDD/1000 ab die) e al Centro (16,9 DDD/1000 ab die), rispetto al Nord (12,7 DDD/1000 ab die).
- Progressiva tendenza a un uso più attento di tali medicinali con particolari riduzioni dei consumi proprio nelle aree di maggior utilizzo.
“Questi dati – precisa Aifa - confermano che, al di là della possibile incidenza dell’epidemiologia delle malattie infettive, esistono altri fattori che causano un uso non sempre appropriato di questi farmaci.
 
Gli antibiotici sono i farmaci più prescritti nella popolazione pediatrica: 4 volte su 10 non vengono scelti antibiotici di prima linea
- Nei primi sei anni di vita, un bambino su due ha ricevuto, nel corso del 2018, almeno una prescrizione di antibiotici
- Oltre il 40% delle prescrizioni nella popolazione pediatrica non ha riguardato un antibiotico di prima scelta
“Un utilizzo così frequente – sottolinea l’Agenzia - è in parte dovuto all’elevata incidenza delle malattie infettive in questa fascia d’età. Vi possono essere diversi fattori che contribuiscono a un uso eccessivo e spesso inappropriato degli antibiotici nella popolazione pediatrica, tra i quali la difficoltà a effettuare una diagnosi microbiologica dell’infezione, la preoccupazione da parte dei pediatri di una scarsa compliance per antibiotici che richiedono 2 o 3 somministrazioni giornaliere e infine le pressioni da parte dei genitori, che inducono spesso il pediatra a una scarsa aderenza alle raccomandazioni delle linee guida esistenti. Gli antibiotici di prima linea sono quelli da utilizzare in prima istanza per una specifica condizione clinica, anche perché consentono di ridurre il rischio di reazioni avverse e lo sviluppo di resistenze batteriche”.
 
Differenze nei consumi per fasi della vita e genere
- Maggior consumo di antibiotici nelle fasce di età estreme, con un livello più elevato nei primi sei anni di vita e dopo i 75 anni
- Utilizzo più frequente di antibiotici per le donne nelle fasce d’età intermedie e per gli uomini in quelle estreme.
“La più alta prevalenza d’uso degli antibiotici – precisa Aifa - nei bambini e negli anziani è dovuta alla maggiore incidenza di malattie infettive. Il più frequente utilizzo di antibiotici per le donne nelle fasce d’età intermedie è verosimilmente correlato al trattamento delle infezioni delle vie urinarie. Il più frequente utilizzo per gli uomini in quelle estreme può essere ricondotto al trattamento di sovrainfezioni batteriche nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)”.

25 novembre 2019
© Riproduzione riservata

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