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Anteprima Cergas Bocconi. Sanità pubblica in equilibrio finanziario. Migliora appropriatezza. Ma se la domanda di salute sale, sempre più persone rinunciano alle cure


Nel 2016 il Ssn ha registrato un avanzo contabile pari a 329 milioni di euro. Raggiunto l’equilibrio economico-finanziario nella maggior parte dei sistemi regionali. Ma se gli esiti di cura sono eccellenti, emergono margini di miglioramento rispetto alla mortalità evitabile, specialmente in termini di prevenzione. E l’insufficiente governo della domanda sociosanitaria impatta sempre più sui servizi sanitari. Urgono nuove politiche del personale. Il Rapporto sarà presentato ufficialmente il 4 dicembre a Milano. ECCO LA SINTESI IN ANTEPRIMA

29 NOV - Appuntamento lunedì 4 dicembre, alle ore 9,30, nell’aula Magna Bocconi di via Roentgen 1, per il convegno Nazionale di presentazione del Rapporto OASI 2017 (Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema Sanitario Italiano), il volume del Cergas Bocconi che dal 2000 monitora e interpreta i cambiamenti in atto nelle politiche sanitarie e nel management delle aziende sanitarie pubbliche e private.

Oltre allo stato dell'arte del sistema sanitario e socio-sanitario, nel corso della giornata saranno approfonditi e discussi i seguenti temi: le politiche di riordino dei Ssr; i profili economico-finanziari delle aziende alla luce dei parametri che disciplinano i Piani di Rientro aziendali; la lotta agli sprechi e alla corruzione e i relativi impatti sui processi gestionali; lo sviluppo delle cure intermedie, di cui sarà presentata la prima mappatura nazionale; il rafforzamento del middle management del Ssn; i cambiamenti in atto e le interrelazioni crescenti che riguardano HTA, acquisti e logistica.

Se tutti questi aspetti saranno ampiamenti approfonditi nel corso del convegno, è però già oggi disponibile un’anteprima dei dati del Rapporto Oasi 2017. Ed ecco cosa emerge:

UNA SPESA SANITARIA
Al 2015, la spesa sanitaria totale in Italia corrisponde al 9% del PIL contro il 9,9% della Gran Bretagna, l’11,1% della Francia, l’11,2% della Germania, il 16,9% degli Stati Uniti. In Italia nel 2016, la spesa Ssn “pubblica” copre circa il 75% della spesa totale, la spesa privata diretta il 23%, la spesa intermediata il restante 2%.

Tra 2010 e 2016, la spesa del Ssn è cresciuta in media dello 0,7% annuo in termini nominali, tasso inferiore all’inflazione media annua pari a 1,1%. Nel 2016 la spesa SSN è aumentata dell’1,1% rispetto al 2015, attestandosi a 115,8 miliardi di euro.

Nel 2016 il Ssn registra un avanzo contabile pari a 329 milioni di euro, contabilizzando le risorse raccolte con le imposte addizionali regionali. Il Ssn raggiunge l’equilibrio economico-finanziario a livello nazionale e nella maggior parte dei sistemi regionali.

Le fonti pubbliche coprono il 95% della spesa ospedaliera, ma solo il 65% della spesa per assistenza residenziale a lungo termine (LTC) e il 60% della spesa per prestazioni ambulatoriali.

APPROPRIATEZZA ED ECCELLENTI ESITI DI SALUTE, CON SPAZI DI MIGLIORAMENTO
L’Italia registra meno ospedalizzazioni inappropriate (asma, BPCO e diabete) di Regno Unito, USA, Spagna, Germania e Francia, nonché una riduzione del numero di parti cesarei (sebbene faccia segnare uno tra i maggiori tassi di utilizzo di tale procedura) e un elevato consumo di antibiotici.

Emergono margini di miglioramento rispetto alla mortalità evitabile, specialmente in termini di prevenzione primaria e secondaria.

UN’OFFERTA PUBBLICA IN PROGRESSIVA RIDUZIONE
Diminuiscono i ricoveri, scesi a 9 milioni nel 2016, con una riduzione del 25% nel periodo 20082016. Le principali branche specialistiche mostrano una sostanziale stabilità.  

Nel 2015 aumenta lievemente la percezione di rinuncia dichiarata alle cure: 7,9% dei rispondenti. Sebbene la sanità sia uno dei settori meno colpiti dalla percepita rinuncia al consumo, è da sottolineare che la motivazione maggiormente dichiarata è sempre più relativa al costo percepito con una particolare diffusione tra le fasce di popolazione meno abbienti.

DOMANDA SANITARIA E SOCIO-SANITARIA IN CRESCITA
L’insufficiente governo della domanda sociosanitaria impatta sulla funzionalità dei servizi sanitari, che restano gli unici presenti e accessibili, benché teoricamente inappropriati. I ricoveri “multipli” corrispondono al 55% dei ricoveri ordinari per gli over65: in media, 29 giornate di ricovero medie annue per gli 881.361 anziani interessati dal fenomeno.

IL SISTEMA SANITARIO DISEGUALE
La speranza di vita in buona salute passa da 60 anni al Nord a 56 anni al Sud, con il divario massimo tra Calabria e PA di Bolzano: 50 anni contro 70.

Al Nord il 49,6% dei cronici si percepisce in buona salute, al Sud il 36,6%; si tratta di dati basati sull’auto-percezione, ma che rappresentano un primo campanello d’allarme.

La spesa sanitaria privata delle famiglie è anch’essa sbilanciata al Nord. La Lombardia, con 752 euro per abitante, registra valori più che doppi rispetto alla Campania, con 303 euro.

LA CENTRALITÀ E LE PROSPETTIVE DEL PRIVATO ACCREDITATO
Il 25% dei posti letto ospedalieri, il 59% degli ambulatori e il 78% delle strutture socio-sanitarie residenziali del SSN sono privati accreditati.

Il privato copre, tra le altre, alcune aree dove la domanda è in crescita e l’offerta pubblica limitata (non autosufficienza, riabilitazione).

Il sistema pubblico, nell’esercizio della committenza, dovrebbe riflettere ed esprimere direttive più consapevoli sugli ambiti in cui esternalizzare, garantire maggiore stabilità regolatoria e favorire metriche di programmazione e valutazione basate sulle performance.

L’URGENZA DI NUOVE POLITICHE DEL PERSONALE
Nel SSN italiano, il personale infermieristico è meno della la metà rispetto alla Germania: 6 infermieri ogni 1000 abitanti contro 13. Contemporaneamente, il 52% dei medici ha più di 55 anni; si contano il doppio dei candidati alle specialità mediche rispetto ai contratti finanziati (13.802 versus 6.725). Il problema è la scarsità di risorse per assumere e formare specializzandi, non la mancanza di medici.

Se fosse vera l’ipotesi della persistente debolezza finanziaria, a fronte dell’aumento della cronicità e della LTC, non potremmo che aumentare l’incidenza delle professioni sanitarie e degli operatori sociosanitari, sapendo che il costo medio aziendale di un medico equivale almeno a quello di due infermieri. Questo impone però di modificare le competenze e i ruoli professionali. Tra i medici occorre riflettere sulla quota di generalisti rispetto ai professionisti sempre più specializzati. Nel mondo delle professioni sanitarie occorre distinguere tra crescita verticale nel coordinamento di pari, specializzazione nel contenuto tecnico professionale e sviluppo di ruoli contendibili con altri profili professionali: case manager, gestore di piastra, operations manager.

LA NUOVA GEOGRAFIA DEI SERVIZI FINALMENTE VISIBILE
Si stimano circa 300 Case della Salute (CdS) a livello nazionale, seppur con caratteristiche, servizi e denominazioni molto eterogenee tra di loro.

Sebbene l'81% delle CdS dichiari di offrire servizi di sanità d'iniziativa, solo la metà presenta flussi informativi dedicati, e solo l'8% controlla l'aderenza ai percorsi attraverso indicatori.

Queste contraddizioni derivano dal contrapporsi tra due logiche diverse di governo delle risorse finanziarie del Ssn. Da una parte, la tradizionale logica a silos, verticale e focalizzata sul controllo degli input per livello di assistenza e/o voce di costo; dall’altra, la logica orizzontale, che assegna le risorse per la presa in carico del paziente trasversalmente ai livelli assistenziali e indipendentemente dalla natura delle risorse impiegate.  7

Le due logiche non sono irrimediabilmente contrapposte. Realisticamente, date le attuali condizioni della finanza pubblica, la logica input based resterà largamente diffusa nel sistema. Tale logica dovrebbe però essere applicata con modalità flessibili, permettendo di riallocare risorse tra i silos se ne deriva una maggiore efficacia della presa in carico.

29 novembre 2017
© Riproduzione riservata


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