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I Forum di QS. Quale Ospedale per l’Italia? Anita Zeneli: “Un particolare che sfugge costantemente ai policymakers”

di Anita Zeneli

Temo che investendo solo sulle tecnologie e sullo sviluppo delle competenze dei professionisti sia limitativo in partenza e oso dire una spesa destinata allo spreco per via di una minaccia che storicamente sfugge ai politici. Allo sviluppo delle competenze tecniche non è previsto un fondo che copra una modifica in termini di corrispettivo economico a livello contrattuale che traduce la ricompensa per un lavoro di maggiore valore a quello che spetterebbe

30 GIU - Ho molto apprezzato l’idea di questo forum e mi trovo in linea con i punti di vista riportati tramite i contributi dei partecipanti al forum. Tra le riflessioni di Ivan Cavicchi nel divario, in particolare, il valore strategico del lavoro professionale come fattore produttivo, dal mio punto di vista è interconnessa con il punto 7 (qualificare il tempo di cura), con il contributo di Muriana (società scientifiche e best practice) e quello di Palermo e Troise: “Ecco cosa manca”.
 
Leggere tali contributi ha indotto in me il bisogno di esternare una riflessione che riguardo al PNRR e correlato al punto Investimento 2.2:Sviluppo delle competenze tecniche, professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario viene riportato che il potenziamento delle competenze tecniche, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario avverrà attraverso un programma di assegnazione di borse di studio ed erogazione di corsi di formazione specifici da realizzare entro l’orizzonte del PNRR (metà 2026). Il costo complessivo di questi interventi è stimato in 0,74 miliardi”.
 
Al riguardo trovo che c’è qualcosa che sfugge ai policymakers.
La mia riflessione sull’argomento riguarda gli ospedali ma al contempo a tutto il sistema delle cure. Ritengo che il SSN sia il valore più grande della nostra società e che tutti dovremmo contribuire a migliorare e proteggere a partire dai policymakers, professionisti sanitari e cittadini stessi.
 
Il modo per farlo è uno solo, ovvero, ognuno di noi deve fare le cose giuste e necessarie e nel modo giusto per il ruolo che copre. Questo significa impegnarsi per raggiungere la massima professionalità per poter garantire le cure migliori possibili ai nostri malati. Temo che investendo solo sulle tecnologie e sullo sviluppo delle competenze dei professionisti sia limitativo in partenza e oso dire una spesa destinata allo spreco per via di una minaccia che storicamente sfugge ai politici.
 
Allo sviluppo delle competenze tecniche non è previsto un fondo che copra una modifica in termini di corrispettivo economico a livello contrattuale che traduce la ricompensa per un lavoro di maggiore valore a quello che spetterebbe. L’esito atteso di tutto ciò non può che essere la frustrazione dei professionisti formati e con competenze avanzate che nonostante la loro volontà di crescere devono interfacciarsi con meccanismi di reale progressione inadeguati e sempre uguali a sé stessi.
 
Lavori bene o lavori male, il risultato sarà diverso sicuramente sul paziente, ma sull’operatore il risultato sarà lo stesso. Dove sta la loro valorizzazione? Che strumenti hanno le istituzioni del sistema sanitario per sostenere e promuovere un’attività professionale di maggiore qualità e di conseguenza con produzione di esiti migliori sui pazienti, con impatto sull’efficienza del sistema delle cure e quindi di maggior valore?
 
L’impatto di questa rigidità contrattuale, soprattutto per le professioni sanitarie, è l’incrementale tasso di turnover che non può che peggiorare i costi sostenuti, gli esiti e il clima lavorativo. Il turnover è alla base di molta spesa sanitaria sprecata. Spesso si ha la percezione che si facciano un passo avanti e due indietro senza percepire un progresso in termini di miglioramento.
 
Non è sufficiente investire sullo sviluppo delle competenze, lo sviluppo delle competenze dovrebbe essere accompagnato dal riconoscimento previa valutazione del valore del lavoro svolto altrimenti gli investimenti fatti sulle competenze andranno a vuoto per via delle perdite di personale che sarà sempre orientato alla ricerca di condizioni più favorevoli di lavoro e di vita e a cambiare sempre organizzazione, città, regione paese.
 
Un esempio di risposta a questo fenomeno sono i paesi anglosassoni che hanno pensato che la chiave di svolta per promuovere il cambiamento è l’approccio contrattuale noto come “agenda for change”, che è un sistema di pagamento degli operatori sanitari che abbina le responsabilità e le competenze al lavoro svolto. Il sistema è basato su un principio di giustizia che garantisce pagamenti equi e giusti tra gli operatori sanitari in relazione al valore, alla complessità del lavoro svolto e alle competenze richieste.
 
Tale sistema facilita la collocazione dei professionisti all’interno del sistema sanitario in relazione ai requisiti richiesti per coprire il ruolo e il possesso delle abilità e competenze. Inoltre, il sistema promuove e motiva una crescita continua dei professionisti sanitari in quanto garantisce che:
- gli operatori vengano pagati ugualmente per lavoro di uguale valore;
- ci sia un collegamento tra il salario, lo sviluppo delle competenze e la progressione di carriera;
- ci sia un bilanciamento dei termini e le condizioni dei servizi e la tutela degli operatori;
- ci sia la solidità e stabilità delle organizzazioni e di conseguenza, continuità nel perseguire gli obiettivi prefissati.
 
Oggi le patologie cronico-degenerative sono quelle che assorbono le fette più grosse della spesa sanitaria. Su queste patologie la letteratura è molto ricca di evidenze e best-practice (società scientifiche) su modelli organizzativi in grado di garantire l’efficienza nell’impiego delle risorse sanitarie.
 
I percorsi clinico-assistenziali con indicatori di performance di efficienza e di outcome ben definiti (misurabilità) per ogni fase di malattia, dalla prevenzione, diagnosi, trattamento e assistenza in fine vita, sono la chiave per garantire l’efficienza dei servizi e delle risorse, le cure paziente centrate e la interconnessione tra territorio e ospedale. Il cuore di una gestione efficiente dei percorsi clinico-assistenziali sono i ruoli professionali con competenze avanzate (cliniche, di ricerca, comunicative, formative e manageriali).
 
In Italia molto si è fatto negli ultimi due decenni per lo sviluppo professionale, in particolare, il panorama academico nazionale offre numerose opportunità di formazione per i ruoli avanzati sia clinici che organizzativi o di ricerca (infermieri e tecnici). Purtroppo a tale sviluppo non corrisponde un altrettanto motivante corrispondente sviluppo di carriera a livello contrattuale nella pratica professionale.
 
Credo fortemente che l’implementazione dei nuovi modelli organizzativi che necessitano di ruoli coperti da professionisti con competenze avanzate e in grado di migliorare l’efficienza del sistema intero e degli esiti delle cure non possa reggere se non viene accompagnato dal giusto riconoscimento economico ai professionisti che coprono tali ruoli. Tale riconoscimento darebbe sicuramente i suoi frutti nel tempo perché in grado di  proteggere, tutelare e rafforzare quello che è il valore più grande del sistema sanitario: il capitale umano, unica vera  colonna portante del sistema stesso.
 
Anita Zeneli
Referente Funzione Ricerca e Supporto Assistenziale e Risk Management
Direzione Infermieristica e Tecnica
Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori "Dino Amadori" IRST IRCCS

 
Vedi gli altri articoli del Forum Ospedali: Fassari, CavicchiCognettiPalermo e TroisePalumboMurianaQuiciFnopiPizzaMaceroniMariniMaffeiMonacoBibbolinoPetrini e Vergallo, Cavalli, Gerli.

30 giugno 2021
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