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Operazione “Malacarne” dei Nas. Sequestrata a Pistoia mezza tonnellata di carne avariata destinata a caserme, scuole e ospedali di tutta Italia

Cinque le persone finite in manette, 4 responsabili di una ditta di carni del pistoiese e il loro commercialista, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni di enti pubblici. Solo nel 2016 grazie a questo disegno criminoso avevano intascato 6 milioni di euro. Diciannove gli indagati.

08 NOV - Offrivano tagli di bassa qualità, prolungavano la data di scadenza, congelavano e scongelano a seconda delle esigenze. Senza rispettare alcuna regola rifornivano di carne suina, bovina e salumi, mense ospedaliere, scolastiche e militari. Per questo cinque persone sono finita agli arresti domiciliari, grazie ad un’operazione dei carabinieri del NAS di Firenze che, questa mattina, hanno portato a termine una operazione nella provincia di Pistoia.
 
Le indagini, coordinate dal procuratore di Pistoia, Paolo Canessa, e dal sostituto Claudio Curreli, sono cominciate nel 2016. In meno di un anno i militari hanno sgominato la banda che ora dovrà difendersi dalle accuse di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni di enti pubblici, frode nelle pubbliche forniture, commercio di sostanze alimentari nocive e falso.
 
Le manette sono scattate per i quattro responsabili dell’azienda di carne, molto nota nel pistoiese, e per il suo commercialista. Il lavoro degli inquirenti, cominciato lo scorso anno, ha portato alla luce un arricchimento illecito che andava avanti già da diverso tempo.
 
Ecco come agivano i criminali: si aggiudicavano appalti pubblici, grazie al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, per poi violare gli accordi, fornendo alimenti non corrispondenti a quelli previsti. Solo nel 2016, grazie a questo meccanismo di truffa, hanno intascato 6 milioni di euro.
 
I NAS hanno accertato numerose violazioni nelle loro forniture di carne. Innanzitutto i tagli anatomici erano qualitativamente inferiori rispetto a quelli ordinati dalle stazioni appaltanti. La data di scadenza, anche per carni suine, bovine e salumi, veniva prolungata rispetto a quella originaria immessa dalla ditta produttrice, sottoponendo così l’alimento a pericoli sanitari. Il cibo veniva sottoposto a diversi e continui processi di congelamento e scongelamento, i relazione alle esigenze dell’azienda incriminata.
 
I carabinieri hanno anche accertato che se la carne veniva riconsegnato al mittente perché emanava un evidente cattivo odore, la ditta accusata la rilavorava illecitamente, per poi rispedirla ad altri clienti. Ancora, pollo venduto come tacchino. Per poter portare a termine il loro piano criminale i cinque indagati si sono macchiati anche di altre numerose violazioni, compresa la falsificazione di etichette e documenti di trasporto.
 
Nella stessa inchiesta sono coinvolte, a vario titolo, altre 19 persone, tra cui commercianti, personale preposto alla ricezione delle merci, militari e veterinari Asl. Questi individui avrebbero agevolato i componenti dell’associazione, in particolare, con comportamenti omissivi o conniventi.
 
L’indagine ha portato al sequestro di oltre e mezza tonnellata di carne non conforme. Tutti prodotti destinati alle fasce più deboli della popolazione, come bambini e degenti di strutture ospedaliere. Le regolarità sono state riscontrate in 30 ENTI CIVILI, tra scuole e ospedali, di Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana e in 13 strutture militari, dell’esercito italiano e dell’areonautica, due delle quali si trovano all’estero, la missione militare joint task force Lebanon-Sector West in Libano e la base militare italiana di supporto in Gibuti.
 

08 novembre 2017
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