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Neuropsichiatri infantili scrivono a Zaia: “No al declassamento delle nostre Unità operative complesse”

Con la riorganizzazione dei servizi di psichiatria infantile, le Uoc potrebbero essere trasformate in Unità semplici, sottocomponenti organizzative delle Unità Operative Complesse Infanzia, Adolescenza e Famiglia. Ma per la presidente della Sinpia, Antonella Costantino, questo determinerebbe “una struttura organizzativa incompatibile con quanto è necessario per interventi sanitari efficaci per i bambini e le famiglie”.


27 SET - “È con grande sconcerto che ho appreso quanto sta avvenendo in Veneto, dove l’approvazione delle linee guida degli atti aziendali per la Riorganizzazione Sanitaria determina il declassamento di tutte le Unità Operative Complesse di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza a Unità Semplici e la loro trasformazione in sottocomponenti organizzative delle Unità Operative Complesse Infanzia, Adolescenza e Famiglia. Si tratta di un passo indietro culturale di 40 anni, come se i disturbi neuropsichici dell’età evolutiva fossero disturbi a preminente genesi sociale, completamente in controtendenza con quanto sta avvenendo in tutte le altre Regioni italiane e a livello nazionale”. Ad affermarlo è Antonella Costantino, presidente della Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza), in una lettera indirizzata al presidente della Regione, Luca Zaia.
 
Nella lettera Costantino evidenzia come “l’area dei disturbi neuropsichici dell’età evolutiva è infatti divenuta negli ultimi anni area prioritaria di intervento quasi ovunque e, nonostante le ristrettezze economiche, sono state varate o sono in corso di approvazione misure ad hoc, sui singoli disturbi o sul sistema dei servizi nel suo complesso. Sono state approvate leggi regionali e nazionali su autismo, dislessia, acuzie psichiatriche in adolescenza, malattie rare nonché importanti documenti di intesa in Conferenza Unificata, tra cui il Piano d’Azione Nazionale Salute Mentale. Più recentemente è stato attivato un tavolo Stato-Regioni specifico sui disturbi NPIA, che sta concludendo la stesura di linee di indirizzo nazionali. Anche l’attenzione della società civile è in continuo aumento, come evidenzia la straordinaria espansione di eventi diffusi fin nei più piccoli paesi per la Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo”.
 
“Non si tratta di un caso”, evidenzia la presidente della Sinpia. “In nessuna altra area della medicina – spiega - si è assistito ad un aumento degli accessi ai servizi così rilevante, che in meno di dieci anni ha portato quasi al raddoppio degli utenti seguiti nei servizi di NPIA (in Veneto oggi sono 55.000) e ad una prevalenza trattata 2 volte superiore a quella di una delle più comuni patologie pediatriche, l’asma infantile; 4 volte superiore a quella dei servizi di salute mentale adulti; 8 volte superiore a quella dei servizi per le dipendenze patologiche; 20 volte superiore a quella dell’area psicologica dei consultori. Ciononostante, solo 1 utente su 3 riesce ad avere le risposte diagnostiche e terapeutiche di cui ha necessità”.
 
“E’ un’area cruciale per la salute pubblica – evidenzia ancora Costantino -, perché include una quota rilevante di disturbi cronici, invalidanti, che determinano gravi conseguenze sulla vita dei bambini e delle loro famiglie, e che sono tra le maggiori cause di disabilità e istituzionalizzazione in età adulta”.  
 
La presidente della Sinpia precisa come “oggi anche per questi disturbi ci sono interventi efficaci, che possono cambiare radicalmente il futuro dei ragazzi e delle famiglie, e diminuire il carico economico sul sistema sanitario e sociale. Servono però competenze multiprofessionali altamente specialistiche, continuamente aggiornate per garantire l’appropriatezza degli interventi, che agiscano in modo coordinato in equipe multidisciplinari stabili, composte da neuropsichiatri infantili, psicologi dell’età evolutiva, fisioterapisti, terapisti della neuro psicomotricità dell’età evolutiva, logopedisti, educatori, infermieri, assistenti sociali”.
 
Tuttavia, spiega, “la trasformazione in unità semplici di un’unità complessa psicosociale determina una struttura organizzativa incompatibile con quanto è necessario per interventi sanitari efficaci per i bambini e le famiglie, senza alcuna garanzia di mantenere l’indispensabile multidisciplinarietà, nonché compromette la possibilità di garantire la rete territoriale necessaria per le Scuole di Specializzazione di NPIA”.

Una scelta che, per Costantino, “evidenzia chiaramente, purtroppo, come il Veneto sia l’unica Regione del Nord a non considerare strategica l’area dei disturbi NPIA”.

27 settembre 2017
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