“Il medico di medicina generale è sicuramente affetto da sindrome da burn-out in misura ormai stabile da più di dodici mesi , ovvero dall’inizio della pandemia. Il governo Conte ha imposto OPE legis la reperibilità telefonica, non prevista dal contratto, dal lunedì al venerdì per tutta la durata dell’emergenza, che non è ancora terminata e in Toscana l’ex governatore Rossi ha imposto con una serie di ordinanze la reperibilità telefonica anche il sabato e la domenica fino al maggio 20, ordinanze che i MMG hanno accettato per senso di responsabilità collettiva ed etica professionale”. Ma “in breve” i medici di medicina generale si sono “ritrovati tra l’incudine della pandemia e il martello della burocrazia che ci ha costretto a lavorare in condizioni difficili, con messaggi ambigui e cangianti ogni piè sospinto”. A denunciare la situazione è Filippo Simonelli, Vicesegretario e Responsabile Regionale del Sindacato Medici Italiani (Smi) per il settore Assistenza Primaria.
“La nostra speranza – prosegue il sindacalista – era che nel 2021 la situazione migliorasse e la tensione lavorativa potesse scendere a livelli accettabili, ma invece la situazione è stata se possibile peggiorata, perché alle incombenze dei precedenti si è aggiunto il problema della campagna vaccinale che in Toscana. Infatti, la medicina generale è impegnata in prima fila per gli over 80 senza avere un numero adeguato di vaccini con vincoli temporali e un ulteriore aggravio di burocrazia , nuovo portale su cui registrare i vaccinandi e vaccinati da riportare sul vecchio portale Sispc”.
In tutto questo, spiega SImonelli, “si è inasprita la carenza cronica di disponibilità di colleghi per le sostituzioni in quanto ormai per formare le Usca e coprire le necessità dei centri vaccinali le ASL hanno “requisito” tutti i medici disponibili con il risultato che per i medici di medicina generale è impossibile non solo programmare le assenze per il necessario recupero psico fisico ma è impossibile anche ammalarsi non potendo garantire la presenza di un collega in sostituzione”.
Per il Vicesegretario e Responsabile Regionale del Sindacato Medici Italiani (Smi) per il settore Assistenza Primaria, "la situazione potrebbe trovare una soluzione benchè parziale nella temporanea sospensione delle incompatibilità previste dall’ACN, rendendo così disponibili alcuni colleghi alle necessità della medicina generale sia di assistenza primaria che di continuità assistenziale. La difficoltà è nota anche alle usl impedite a coprire gli incarichi temporanei che nella stragrande maggioranza vanno deserti”.
L’ACN, all’ art 37 al comma 15. recita “Il medico che non riesca ad assicurare la propria sostituzione, deve tempestivamente informarne la Azienda, la quale provvede a designare il sostituto prioritariamente tra i medici inseriti nella graduatoria di cui all'art. 15, e secondo l'ordine della stessa, interpellando prioritariamente i medici residenti nell'ambito di iscrizione del medico sostituito. In tale caso i compensi spettano fin dal primo giorno della sostituzione al medico sostituto, salvo quanto previsto dall'art. 30, comma 19”.
“E’ facile immaginare – conclude Simonelli – il caos assistenziale che si creerebbe se i medici in massa decidessero di avvalersi di questa norma contrattuale. La nostra proposta cerca di prevenire il disagio nella popolazione che si ritroverebbe di fatto privata del diritto costituzionale all'assistenza. Speriamo, dunque, in un atto di buonsenso da parte dell’assessore regionale alla sanità in tempi brevi”.