“La continua revisione del piano vaccinale per garantire una sempre più alta copertura, a parte le difficoltà di reperimento delle dosi e la sicurezza di alcuni tipi di vaccino, non può in alcun modo legittimare il trasferimento di funzioni mediche esclusive ad altre figure, sanitarie e no. Ne va soprattutto della salute dei cittadini, ma anche del significato di agire nel rispetto delle leggi”. È quanto affermano in una nota congiunta i presidenti degli Ordini dei medici dell’Emilia-Romagna, che rivendicano la loro posizione di “garanti della sicurezza delle cure e in ogni frangente” e considerano "prioritaria la salvaguardia della salute della collettività”.
Lo sostengono, “in sintonia e a conforto delle posizioni della Federazione”, in seguito alla disposizione legislativa che “attribuisce funzioni proprie del medico a figure non mediche al fine di incrementare il numero di vaccinazioni”. E “a maggior ragione, dopo la presa di posizione della Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche inviata alle autorità governative, con cui s’invocano maggiori autonomie e un riconoscimento per l’aumento delle competenze, non solo in ambito vaccinale, ad oggi non consentite per specifica formazione e titolo abilitante”.
Per gli Omceo dell’Emilia Romagna, "pur considerando lodevole lo sforzo per l’ampliamento del numero delle sedi ove vaccinare, non è condivisibile la modalità con cui la politica ha fatto tali concessioni”. Gli Omceo intravedono, infatti, “una deriva non necessaria e rischiosa, soprattutto a fronte di un sufficiente numero di medici tale da garantire ampiamente le vaccinazioni”.
“Va detto – si legge nella nota degli Omceo dell’Emilia Romagna -, al di fuori di ogni aspetto corporativo, che l’assenza del medico incide sulla qualità delle cure e sulla tutela della salute anche laddove, seppur in ruoli diversi e complementari, le professioni sanitarie sono chiamate a collaborare. Le competenze mediche, quali la valutazione dello stato di salute del cittadino come pure la raccolta del consenso informato e il tempestivo intervento in presenza di effetti collaterali, non solo in ambito vaccinale connotano di fatto l’atto medico. Analogamente, l’intervento in urgenza ed emergenza, sul piano dell’agire e delle responsabilità, si diversifica dalla sola “applicazione di rigidi protocolli”", aggiungono i presidenti Omceo.
Gli Omceo riconoscono che è “necessario che tutte le figure interessate collaborino al buon funzionamento del sistema sanitario mettendo a frutto la loro specifica formazione, ciascuna nel proprio ruolo e responsabilità”. Ma “in forza di un semplice decreto non si giustifica il porre in essere atti medici senza uno specifico iter formativo in medicina e chirurgia”.
Riguardo la possibilità di inoculare un vaccino in assenza del medico, “dopo l’apertura governativa ai farmacisti e al personale sanitario anche altre categorie professionali sanitarie stanno rivendicando, giustamente a loro modo di vedere, la stessa indipendenza e, visto il precedente, si legittima una pericolosa e inaccettabile deregulation sanitaria su cui – secondo gli Ordini dei Medici dell’Emilia Romagna – è doveroso intervenire”.