Pnrr. Ministero: “Stimato un fabbisogno di 19.600 infermieri”

Pnrr. Ministero: “Stimato un fabbisogno di 19.600 infermieri”

Pnrr. Ministero: “Stimato un fabbisogno di 19.600 infermieri”
Così il Ministro della Salute, Orazio Schillaci rispondendo ad un’interrogazione di Avs durante il Question time alla Camera. “Anche nell'ottica di rendere la professione infermieristica più attrattiva, si sta ponendo mano, in collaborazione con il MUR, a una revisione dei percorsi formativi dell'infermiere, prevedendo, in particolare, una revisione in senso specialistico della laurea magistrale con l'avvio di 3 percorsi”.

“Ricordo che questo Governo, con la Finanziaria 2024, ha garantito risorse (250 milioni nel 2025 e 350 milioni nel 2026) per reclutare il personale proprio per potenziare l’assistenza territoriale e garantire il funzionamento delle strutture. Da ultimo, con specifico riferimento alle misure intraprese per far fronte alle eventuali carenze di personale sociosanitario in particolare infermieristico, per garantire l’operatività del modello organizzativo, ricordo che con gli standard definiti dal DM n. 77 il fabbisogno stimato degli infermieri è pari a circa 19.600 unità. Parallelamente, anche nell’ottica di rendere la professione infermieristica più attrattiva, si sta ponendo mano, in collaborazione con il MUR, a una revisione dei percorsi formativi dell’infermiere, prevedendo, in particolare, una revisione in senso specialistico della laurea magistrale con l’avvio di 3 percorsi: infermieristica di cure primarie di famiglia e comunità, infermieristica di cure neonatali e pediatrica, infermieristica in cure intensive ed emergenza. Questo per consentire l’apprendimento, da parte dell’infermiere, di quelle competenze specifiche avanzate, sia teoriche che pratiche, ritenute fondamentali per il supporto di alcune aree strategiche e prioritarie del nostro Servizio sanitario nazionale, quale proprio l’attuazione della riforma dell’assistenza territoriale”. Così il Ministro della Salute, Orazio Schillaci rispondendo ad un’interrogazione di Avs durante il Question time alla Camera.

La risposta integrale del Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per il quesito riguardante la messa in funzione delle COT. Desidero precisare, come anche riportato nel portale istituzionale del Ministero della Salute, che l’obiettivo PNRR prevede un target minimo di 480, pur confermando una programmazione di oltre 600.

È opportuno ricordare il ruolo delle COT. Non si configura questo ruolo come un luogo direttamente accessibile al pubblico e all’assistito, bensì è un luogo funzionale, che assicura il raccordo tra i bisogni di salute degli assistiti e i setting assistenziali più appropriati. Pertanto, la condizione di equità territoriale è da intendersi assicurata con il servizio reso dalle COT all’interno dell’organizzazione territoriale. Le regioni hanno raggiunto gli obiettivi previsti nel proprio territorio, in conformità con la programmazione delle oltre 600 COT programmate. In taluni casi è previsto, per efficientare l’organizzazione del territorio, la realizzazione di ulteriori COT all’interno delle case di comunità, entro giugno del 2026.

In altri termini, a fronte di un target europeo di 480 COT, le regioni ne hanno conseguito un totale di 612. Questo target è stato oggetto di rendicontazione, ed è in corso di assessment da parte della Commissione europea.

Devo ricordare che l’obiettivo non prevede la sola realizzazione delle COT, ma la loro piena funzionalità con personale dedicato. Tra le iniziative intraprese per garantire l’effettiva operatività, un particolare rilievo assume il monitoraggio semestrale degli standard previsti dal decreto ministeriale n. 77 del 2022. Questo monitoraggio viene effettuato da AgeNaS. Faccio presente al riguardo che, tra le varie iniziative concordate con la Commissione europea all’interno della definizione dei meccanismi di verifica, è previsto il ricorso ad esperti indipendenti per certificare la funzionalità delle COT. Laddove necessario, potranno essere espletate ulteriori azioni da parte di questo Ministero, anche con controlli nazionali.

Ricordo che questo Governo, con la Finanziaria 2024, ha garantito risorse (250 milioni nel 2025 e 350 milioni nel 2026) per reclutare il personale proprio per potenziare l’assistenza territoriale e garantire il funzionamento delle strutture.

Da ultimo, con specifico riferimento alle misure intraprese per far fronte alle eventuali carenze di personale sociosanitario in particolare infermieristico, per garantire l’operatività del modello organizzativo, ricordo che con gli standard definiti dal DM n. 77 il fabbisogno stimato degli infermieri è pari a circa 19.600 unità.

Parallelamente, anche nell’ottica di rendere la professione infermieristica più attrattiva, si sta ponendo mano, in collaborazione con il MUR, a una revisione dei percorsi formativi dell’infermiere, prevedendo, in particolare, una revisione in senso specialistico della laurea magistrale con l’avvio di 3 percorsi: infermieristica di cure primarie di famiglia e comunità, infermieristica di cure neonatali e pediatrica, infermieristica in cure intensive ed emergenza. Questo per consentire l’apprendimento, da parte dell’infermiere, di quelle competenze specifiche avanzate, sia teoriche che pratiche, ritenute fondamentali per il supporto di alcune aree strategiche e prioritarie del nostro Servizio sanitario nazionale, quale proprio l’attuazione della riforma dell’assistenza territoriale.

La replica di Luana Zanella (AVS). Grazie, Presidente. Va chiarito, innanzitutto, che la medicina territoriale è stata ed è una risposta fortissima se effettivamente attuata e realizzata a quello che ha dimostrato essere il periodo della pandemia, e cioè un’incapacità del nostro sistema sanitario e sociosanitario a livello sia di prevenzione, che di cura. È questo il problema, e per questo sono stati stanziati, per la missione n. 6, un numero congruo, importante di miliardi che diciamo essere soldi pubblici e che, a mio giudizio, non sono stati ancora ben utilizzati, perché? Perché al di là di quello che il Ministro oggi ci ha comunicato, rimane un deficit pauroso del personale infermieristico non soltanto nelle strutture sanitarie tradizionali, ma anche in queste strutture, che non sono nuovissime, però sono abbastanza – diciamo – centrali nella prospettiva di riforma prevista, anche in sintonia con il PNRR, in quanto anche l’AgeNaS dichiara che mancherebbero – e chiudo, Presidente – addirittura da 2.400 a 3.600 infermieri di famiglia e di comunità, personale per cui è già stata stanziato la somma di 480 milioni nel decreto n. 34 del 2020.

Ebbene, la carenza di personale, in particolare infermieristico, addirittura viene supplita, per esempio nella nostra regione (il Veneto) con dei corsi di 200 ore per far sì che infermieri non specializzati – o meglio, operatori sociosanitari – possano addirittura entrare con funzioni di infermiere specializzato nei reparti chirurgici. Ecco, quindi per supplire a queste carenze, Ministro, bisogna che il sistema e il Servizio sanitario nazionale venga finanziato adeguatamente …Servizio pubblico, perché altrimenti, anche queste parole, prese in carico, in particolare delle persone più fragili come i tanti anziani e le tante anziane sono flatus vocis.

29 Gennaio 2025

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