Quando i casi sono tanti e poco gravi: ottimizzare l’assistenza intensiva neonatale

Quando i casi sono tanti e poco gravi: ottimizzare l’assistenza intensiva neonatale

Quando i casi sono tanti e poco gravi: ottimizzare l’assistenza intensiva neonatale

Gentile Direttore,
la tachipnea transitoria del neonato (TTN) rappresenta la più comune forma di insufficienza respiratoria del neonato ed ha una natura benigna se considerata dal punto di vista del paziente singolo. Infatti, la sua mortalità è quasi nulla e, anche per questo, non ha catalizzato una grande attenzione di ricerca. Cionondimeno la TTN rappresenta un problema rilevante dal punto di vista popolazionistico, cioè di salute pubblica, in quanto può colpire fino al 10% di tutta la popolazione neonatale, rendere difficile il bonding madre-neonato ed avere conseguenze a lungo termine. Segnatamente la TTN richiede delle cure intensive perinatali che sono costose e necessitano il ricovero in unita di terapia intensiva neonatale (TIN). Queste ultime, come noto, sono strutture altamente tecnologiche e spesso indispensabili per salvare la vita di neonati a rischio di vita per affezioni più gravi (quali per es, insufficienza multi-organica, malformazioni complesse, prematurità, infezioni gravi, asfissia perinatale).

I posti letto di TIN non sono disponibili in ogni ospedale e pertanto, in alcuni casi, si rende anche necessario il trasferimento del piccolo paziente, con ulteriori costi sia economico-logistici che relazionali e psicologici per la famiglia. Last but not least, l’organizzazione logistica del trasporto neonatale è cruciale perché dovrebbe anche garantire il back transfert (cioè il rientro del piccolo paziente, una volta migliorato, nell’ospedale di origine). In difetto, si rischierebbe di non avere disponibilità di posti TIN per casi più gravi: una situazione che abbiamo già visto, soprattutto nelle stagioni invernali, durante le epidemie di bronchiolite.

Il problema è complesso e pertanto richiede risposte multiple, a cominciare dalla riduzione dei parti cesarei (ove non necessari) giacché essi possono aumentare l’incidenza di TTN. Certamente però non è possibile, specie oggigiorno nei paesi con assistenza intensiva sostanzialmente pubblica, banalizzare la TTN solo perché non è quasi mai letale. È necessaria una visione più ampia con attenzione agli aspetti familiari e di salute pubblica. Mentre dati recenti (Transient tachypnoea: new concepts on the commonest neonatal respiratory disorder | European Respiratory Society) hanno consentito di chiarire meglio la fisiopatologia e la biologia della TTN, che dovremmo chiamare più correttamente “edema polmonare postnatale persistente”, l’introduzione di nuove tecniche di imaging e monitoraggio polmonare (come l’ecografia polmonare o la cardiometria elettrica) ha permesso di monitorarla e rilevare le sue eventuali complicanze più accuratamente. Questo ci ha consentito di fare il punto su come trattarla, cioè su quali interventi terapeutici proporre non soltanto per la guarigione del singolo paziente ma anche per accorciare il più possibile il ricovero in TIN, favorendo il bonding madre-neonato e riducendo i costi di assistenza.

Alcuni interventi come: 1) CPAP precoce, 2) nebulizzazione di salbutamolo o 3) restrizione idrica moderata hanno un certo effetto significativo sulla durata della TTN e su quella del ricovero che ne consegue. Altre forme di supporto respiratorio non-invasivo (più avanzate della CPAP) possono anche fornire un ulteriore vantaggio ma sono più complesse. Riteniamo pertanto che già la diffusione di questi tre presidi, unita ad una maggiore consapevolezza della TTN in termini di salute pubblica, possa essere di aiuto, soprattutto in periodi critici di mancanza di posti letto TIN o in aree dove il trasporto neonatale non riesce a garantire un servizio efficace che includa il back transfer. Nella stima che abbiamo recentemente pubblicato su European Respiratory Review edita dalla European Respiratory Society, accorciare di un giorno il ricovero in TIN di un neonato con TTN consente di risparmiare fino a 10 milioni di Euro/anno con beneficio per i piccoli pazienti con TTN e soprattutto per quelli che hanno patologie più gravi e maggiore bisogno di ospedalizzazione in TIN.

In Italia la situazione è inoltre resa più complessa dalla presenza di troppi ospedali con troppi pochi parti (cioè <1000 nascite/anno) che, come noto, sono associati a un aumentato rischio vitale sia per la madre che per il neonato. In questi centri, che sono ovviamente sprovvisti di TIN, un’adeguata formazione dei pediatri ed un supporto con strumenti di telemedicina possono essere la soluzione più efficace e conveniente. Sarebbe semplice, per i neonatologi della TIN di riferimento (hub), monitorare lo sforzo respiratorio od un’immagine ecografica a distanza (attraverso strumenti informatici che oggi sono alla portata di tutti) consigliando al meglio i pediatri del centro “dipendente” (spoke). Questo può, con poco sforzo, ridurre molte delle conseguenze negative poc’anzi citate.

Ove non si riesca a chiudere dei centri nascita con volume troppo basso, sarebbe almeno indispensabile emettere delle linee di indirizzo per il monitoraggio di questi casi a distanza e l’organizzazione del back transfert quando necessario. Questo deve però avvenire con la contestuale identificazione di un centro di riferimento globalmente esperto nell’assistenza intensiva perinatale il quale debba occuparsi della consulenza in telemedicina ma anche dei trasporti e di tutte le patologie neonatali più gravi per le quali il ricovero in TIN è assolutamente indispensabile.

Prof. Daniele De Luca
Ordinario di Neonatologia, Università Paris Saclay
Direttore Unita di Rianimazione e Trasporto Neonatale-Pediatrico Ospedale “A.Beclere”, Paris
Immediate Past President – European Society for Pediatric and Neonatal Intensive Care (ESPNIC)

Daniele De Luca

05 Febbraio 2025

© Riproduzione riservata

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