Medici di famiglia. Schillaci: “Dal 2017 al 2023 diminuiti del 13%. Non possiamo più permetterci che medicina generale sia percepita come un ripiego”

Medici di famiglia. Schillaci: “Dal 2017 al 2023 diminuiti del 13%. Non possiamo più permetterci che medicina generale sia percepita come un ripiego”

Medici di famiglia. Schillaci: “Dal 2017 al 2023 diminuiti del 13%. Non possiamo più permetterci che medicina generale sia percepita come un ripiego”
Lo segnala il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo al question time alla Camera a un'interrogazione presentata da Maurizio Lupi (Noi moderati). “È tempo di trasformarla in una vocazione di eccellenza, di equipararla alle altre specializzazioni, non solo nel percorso formativo ma, anche, nel riconoscimento professionale, economico e con nuovi parametri di efficienza”, afferma

“I dati parlano chiaro, dal 2017 al 2023 abbiamo assistito ad una diminuzione del 13 per cento dei medici di medicina generale e il numero dei massimalisti è aumentato del 42 per cento: segnale di un sistema sottopressione”. Lo segnala il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo al question time alla Camera a un’interrogazione presentata da Maurizio Lupi (Noi moderati).

Di seguito la risposta integrale del ministro.

I medici di medicina generale rappresentano, non solo, il primo contatto dei cittadini con il servizio sanitario nazionale, ma il vero cuore pulsante della medicina di prossimità. La salute di prossimità non è un concetto astratto, vive concretamente negli studi dei nostri medici di famiglia, che custodiscono quel patto di fiducia che è, alla base, del rapporto medico – paziente.

Il loro contributo è determinante, tanto nella prevenzione quanto nell’orientare i cittadini verso stili di vita corretti, in un’epoca in cui le malattie croniche rappresentano la sfida principale dei sistemi sanitari moderni. Oggi, però, dobbiamo riconoscere che la domanda di assistenza è cambiata profondamente. Cittadini più informati, con aspettative diverse e bisogni complessi, richiedono risposte, spesso, innovative. La rivoluzione digitale, con l’implementazione del fascicolo sanitario elettronico, non rappresenta, semplicemente, un cambiamento tecnologico ma l’opportunità per un’evoluzione virtuosa, che porta a riaffermare e rafforzare la centralità di questa professione fondamentale, con una relazione con i pazienti rinnovata e potenziata.

I dati parlano chiaro, dal 2017 al 2023 abbiamo assistito ad una diminuzione del 13 per cento dei medici di medicina generale e il numero dei massimalisti è aumentato del 42 per cento: segnale di un sistema sottopressione. L’attuale organizzazione del corso di formazione specifica in medicina generale, gestito dalle regioni e province autonome, non sta rispondendo adeguatamente alle sfide del presente e ne è, prova tangibile, la questione vocazionale. Molti giovani medici pensano che la medicina generale rappresenti, oggi, una seconda scelta rispetto alle scuole di specializzazione, considerate più prestigiose e remunerative. Basti pensare che un medico in formazione per la medicina generale riceve una borsa di studio di soli 11.603 annui, contro i 25/26000 euro degli specializzandi.

Non possiamo più permetterci che, la medicina generale, sia percepita come un ripiego. È tempo di trasformarla in una vocazione di eccellenza, di equipararla alle altre specializzazioni, non solo nel percorso formativo ma, anche, nel riconoscimento professionale, economico e con nuovi parametri di efficienza. Non è, solo, una questione di giustizia ma di visione strategica per il futuro della sanità italiana. Per affrontare questa sfida, il Ministero della Salute ha istituito, insieme al Ministero dell’Università e della ricerca, un tavolo di lavoro dedicato, che ha elaborato un documento condiviso, anche, dal gruppo per l’accesso sostenibile alle professioni sanitarie. La proposta è necessaria. Bisogna superare l’attuale corso di formazione e trasformarlo in una vera e propria scuola di specializzazione. Questo permetterebbe di strutturare il percorso post lauream del medico di medicina generale, allineandole con le altre specialistiche.

Sul fronte contrattuale voglio essere chiaro. L’obiettivo primario di questo Governo è garantire, ai cittadini, prestazioni di eccellenza da parte di professionisti motivati e consapevoli. I contratti seguiranno, come naturale conseguenza, un processo che mette al centro la qualità, la quantità dell’assistenza e la dignità della professione. Concludo con un impegno concreto. Il mio Ministero, in sinergia con il MUR, adotterà tutte le iniziative necessarie per realizzare questa evoluzione del percorso formativo. Investire nella medicina generale significa investire nella salute di prossimità, nella prevenzione, significa, in ultima analisi, investire nel futuro della salute di tutti gli italiani.

La replica di Maurizio Lupi.

Devo dirle, Ministro, che il gruppo di Noi Moderati sottoscrive, parola per parola, la risposta che lei ci ha dato e vorrei riprenderle con un “nota bene”. Danno un contributo determinante, ha usato questa parola. La medicina di prossimità è una medicina fondamentale. Tra l’altro l’interrogazione precedente ha parlato della pandemia e quanto ci siamo accorti, tutti, quanto era fondamentale ed è fondamentale una medicina territoriale, una medicina di prossimità e il medico di famiglia a cui, immediatamente, possa rivolgersi la famiglia, a fare da filtro, essere interlocutore. Ha sottolineato, con una parola, è un tema cruciale.

Ma, dall’altra parte, dobbiamo prendere atto della situazione in cui siamo, e non continuare a mettersi le mani davanti agli occhi e non comprendere che, se andiamo avanti in questa direzione, quella professione fondamentale – tra l’altro ricordiamo che l’Italia non è composta solo dalle grandi metropoli, delle aree metropolitane, l’Italia è fatta di 5.000 comuni sotto i 5.000 abitanti, se andiamo sopra i 15.000 siamo quasi a 8.000 comuni, questa professione verrà svilita. E, allora, qual è la ragione per cui si è svilita, questa professione? Perché è stata trascurata? Mi sembra che il dato che lei abbia dato, che ha ricordato anche l’onorevole Colucci, è sotto gli occhi di tutti. Un giovane che sceglie di fare il medico di medicina generale ha, addirittura, una borsa di studio pari alla metà di quella di un medico specializzando.

Mi sembra che la strada che lei ha individuato, e che noi condividiamo insieme anche al Ministero dell’Università e della ricerca, e cioè quella di far diventare la medicina generale, la professione di medico di medicina generale per il giovane che ci si vuole approcciare, come un corso di specializzazione, esattamente quanto altro, dà dignità a quella professione.

26 Febbraio 2025

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