Le incomprensioni della magistratura in tema di rispetto delle regole della contabilità pubblica e bilanci con annesse le contraddizioni relative al falso in bilancio, persino concretizzato in associazione, sono divenute frequenti. L’episodio dei bilanci della sanità laziale fanno rizzare le orecchie a chi crede nello Stato di diritto e nella magistratura posta a presiederlo. Ma non solo Roma, è divenuto così un po’ ovunque. Fuori e dentro i palazzi istituzionali, ivi compresi quelli ove a presidiare sarebbe la giustizia contabile, spesso distratta nelle periferie italiane dai marchingegni utili a superare l’esame dei controlli.
Il tema degli extrabudget – che hanno pesato sulla sanità laziale per oltre un miliardo di euro solo nel triennio antecedente al rendiconto consolidato regionale del 2022 e sul quale si è tanto discusso senza tuttavia recuperare un euro di quanto corrisposto indebitamente agli erogatori privati né tampoco perseguite le relative responsabilità di filiera – rappresenta un fenomeno diffuso ovunque. Magari in dimensioni più contenute, salvo accertarle meglio di come ha fatto la Sezione di controllo Laziale con la delibera di parificazione 148/2023. Sarà pertanto necessario sviluppare una qualche soluzione ad un tale elemento deleterio per la finanza pubblica, nel caso di specie di quella afferente ai servizi sanitari regionali spesso compiacenti.
Ad esso va necessariamente offerta una soluzione attraverso la ineludibile e non affatto superabile irrigidimento del bilancio di previsione in funzione segnatamente autorizzatoria con la fissazione del limite insuperabile degli impegni di spesa che l’istituzione pubblica può effettuare, a condizione che siano coperti dalle entrate previste nel medesimo esercizio finanziario. Ciò con conseguente: responsabilità personale dei direttori generali in caso di spesa oltre i budget (inconcepibilmente graziati dalle magistrature laziali in relazione quantomeno ai bilanci del 2020/2022); possibilità di evitarla su autorizzazione apposita della Regione, che si impegna pertanto al ripiano, senza se e senza ma, degli sforamenti di spesa nell’anno successivo.
Un altro tema, che potrebbe riguardare la stessa species di illegittimo esubero della spesa connessa al fabbisogno programmato, riguarderebbe il limite di personale. Vuoi superarlo? Anche qui, un’apposita autorizzazione preventiva regionale, pena la responsabilità erariale del manager aziendali!
Stessa cosa varrebbe per gli esuberi indebiti del fabbisogno rilevato relazionato agli accreditamenti al lordo di quelli pubblici, che peraltro sono difficili da costatarne il rilascio tanto da avere verificato che, in alcuni regioni, si riscontrano molto raramente strutture ospedaliere pubbliche in possesso di accreditamento istituzionale. Un vulnus che, se esistente, metterebbe nella totale illegittimità e illiceità i presidi operanti in siffatte condizione di precarietà provvedimentale e le attività dai medesime erogate.
Insomma, il bilancio deve tornare ovvero cominciare ad essere il bene pubblico da primato. Lo strumento guida e di garanzia alla corrispondenza delle regole nazionali ed europee, fattivamente collaborativo del rispetto del Patto di stabilità.
Ettore Jorio